• 12 Novembre 2021

Paesaggi rurali storici

Firmato l’impegno per la nascita di un’associazione nazionale

di Nicola Malorni 

12 novembre 2021

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Lo scorso 7 novembre è da ricordare come una giornata storica per i paesaggi rurali italiani riconosciuti dal MIPAAF: in occasione del primo convegno nazionale dedicato ai paesaggi rurali, con l’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio. 

Presente in collegamento dal Molise anche l’Assessore regionale al Turismo Vincenzo Cotugno, ho sostenuto a Firenze la sottoscrizione dell’impegno a costituire l’Associazione Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici in quanto strumento strategico fondamentale per le azioni politiche di tutela e promozione dei nostri territori.

La tutela e la valorizzazione del paesaggio olivicolo, in particolare, sono da sempre tra gli obiettivi principali dell’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio che, infatti, dal 2015 è impegnata nell’individuare sui propri territori i paesaggi rurali storici. Sono state così presentate 45 pre- candidature, di cui 16 sono state ammesse alla presentazione del Dossier Ufficiale di candidatura; tra queste, ben 6 hanno ottenuto il riconoscimento di Paesaggi Storici Rurali: assieme a territori come la Fascia Pedemontana olivata di Assisi-Spoleto o al Paesaggio collinare policolturale di Pienza e Montepulciano, per citarne solo alcuni, abbiamo, per il nostro Molise, anche il Parco Regionale Storico agricolo dell’Olivo di Venafro.

La valorizzazione del Parco e con esso il territorio olivetato di tutto il Molise rappresenta quindi, più che mai, un’azione necessaria per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità altamente competitivo: proposte diversificate di trekking, passeggiate a cavallo e merende negli uliveti sono già esperienze consolidate di un turismo esperienziale innovativo in Molise, capace di attrarre turisti ed escursioni, non soltanto per la bellezza estetica del suo paesaggio olivicolo, ma anche per il benessere che il territorio, con le sue tradizioni arcaiche, è riuscito a preservare nonostante l’inesorabile avanzare della modernità.

Con la cooperazione sociale abbiamo saputo dimostrare e sperimentare negli ultimi anni il potere preventivo, terapeutico e trasformativo del paesaggio: medici, psicologi, endocrinologi, architetti del paesaggio, agronomi, operatori sociali, finanche registi e attori, hanno maturato la consapevolezza che la complementarietà e la trasversalità dei “saperi” e delle pratiche possono rendere il Molise un modello laboratoriale di benessere unico in Italia.

Inoltre, coniugare la bellezza del paesaggio con la tutela ambientale e culturale implica un diretto vantaggio competitivo anche per i produttori locali che possono vedere riconosciuto, anche dal punto di vista reddituale, il privilegio di produrre in un luogo riconosciuto e valorizzato.

In questo modo, se il progressivo e inarrestabile processo di “invecchiamento” della popolazione molisana ha potuto generare abbandono dei centri rurali, le opportunità generate da una domanda turistica di valori immateriali tipici della ruralità (qualità dei prodotti e fruizione esperienziale ed ambientale) potranno rivitalizzare le piccole comunità, riportando le nuove generazioni ad occuparsi della terra dei loro antenati, alimentando il settore produttivo anche con “nuovi saperi” (non solo agronomici, ma anche economici, sociali, scientifici, informatici, mediatici ecc.).

Perché ci sia ancora vitalità nel nostro territorio, occorrerà assicurare comunità solide e ricambio generazionale, adeguata coesione sociale nelle aree rurali, e quindi innovazione e presenza dei servizi alla persona, anche nell’intento di assicurare la presenza e il rafforzamento di processi produttivi qualificati.

L’agricoltura sociale, e quella che a me piace chiamare “Olivo-cultura sociale”, rappresentano da questa prospettiva due interessanti strategie multifunzionali che, con molteplici indirizzi aziendali, possono determinare un profondo e radicale cambiamento di ottica rispetto al millenario “lavoro della terra”. Oggi produrre in agricoltura e olivicoltura non vuol dire soltanto portare il buon cibo e il buon olio sulle tavole dei molisani, ma rispondere a precise necessità della società in ambiti diversi: da quello turistico a quello della promozione di sani stili di vita. Così, la didattica, il turismo rurale, la vendita diretta di prodotti di qualità, i servizi di protezione ambientale e di inclusione sociale, diventano parte integrante dell’attività dell’agricoltore e dell’olivicoltore.

L’Associazione Nazionale delle Città dell’Olio attraverso un gruppo di lavoro sta lavorando, anche sulla base dell’esperienza molisana del recupero di uliveti abbandonati, in collaborazione con l’Università di Firenze e il Lab Center for Generative Communication (Direttore: Professor Luca Toschi), affinché si arrivi ad un Piano Nazionale del recupero degli oliveti abbandonati per dare una risposta forte al comparto olivicolo ed ai territori di produzione e di origine.

Noi amministratori delle Città dell’Olio abbiamo una visione di lungo periodo: partire da una integrazione di persone e saperi, paesaggi e biodiversità, per promuovere sviluppo territoriale a beneficio delle nuove generazioni.

di Nicola Malorni – Vice Presidente Associazione Nazionale delle Città dell’Olio

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