Un futuro nelle aree interne è possibile
La rete, che si è strutturata a partire dai confronti e dai laboratori dell’Officina Sperimentale Giovani Aree Interne, è arrivata a costruire un documento in cui si individuano i problemi, si propongono soluzioni e si mettono in campo azioni da condividere con i territori
di Maria Fioretti (da orticalab.it)
30 novembre 2021
Un futuro nelle aree interne è possibile? Doveroso aggiungere un punto di domanda alla speranza, se non altro perché i territori sono tutti uguali e tutti diversi, dalle vallate alpine agli Appennini si resta indietro non allo stesso modo, differente la cultura, differenti i bisogni. Il tema però resta di interesse nazionale, legato ad una Strategia – la SNAI – che dal 2014 prova a ricomporre le disuguaglianze, a farle riconoscere, a lavorare in direzione contraria rispetto alla marginalità, reale e percepita.
La prospettiva si inverte ancora se guardiamo all’Officina Giovani Aree Interne, lo strumento sperimentale attraverso il quale la generazione Under 40 può prendere parte alla pianificazione dello sviluppo, senza subirlo, senza aspettare che le decisioni siano prese da un’altra parte del Paese.
Ne abbiamo seguito il percorso fin dall’inizio – potete recuperare la tappe QUI, QUI e QUI – e oggi è il giorno in cui bisogna condividere le quindici proposte elaborate da questa rete, che aveva già messo insieme un documento destinato al Ministero per il Sud e la Coesione territoriale.
Si parte dai problemi individuati, proponendo soluzioni e indicando strumenti possibili per la loro realizzazione. Le proposte sono state riorganizzate all’interno di macro-temi ritenuti prioritari dai giovani partecipanti, che prendono spunto dai tavoli di lavoro virtuali a cui la scorsa estate tutti e tutte hanno lavorato: sviluppo sostenibile – tra agricoltura e ambiente – arte, cultura e turismo, formazione, innovazione e imprenditoria, partecipazione pubblica e beni comuni.
Una piccola comunità desiderosa di tornare a fare politica, di radicarsi con le azioni. Un impegno necessario – se ci pensiamo bene – perché il ruolo dei giovani delle aree interne sia rafforzato nell’orientare la fase di attuazione e di monitoraggio degli interventi nei territori e la fase di programmazione nell’individuazione delle nuove aree da selezionare all’interno della Strategia delle Aree Interne.
Per questo motivo le proposte elaborate saranno condivise con l’Agenzia di Coesione Territoriale e il Comitato Nazionale aree interne, affinché se ne ricavino indicazioni per orientare le scelte di policy nazionale. E allo stesso tempo arriverà anche alle regioni interessate, perché le proposte contenute nel documento possano essere adottate e condivise per declinarle secondo le specificità territoriali. Ricordiamo che il 57% di partecipanti alla fase di consultazione proveniva dalle regioni del Sud. In particolare Campania, Marche, Abruzzo, Basilicata, Emilia Romagna, Calabria e Sicilia hanno fatto registrare le percentuali più alte di adesione all’Officina.
Così come bisogna che anche i contesti locali le conoscano, allo scopo di sensibilizzare e orientare le politiche delle amministrazioni locali nella definizione, attuazione e monitoraggio delle Strategie in essere o da costruire, ed ecco il punto in cui i giovani dell’Officina SNAI dovranno farsi portavoce e traghettatori di queste idee per farle passare dal piano teorico a quello pratico. Sarà la mediazione più complessa, richiederà dialogo e presenza, partecipazione attiva nei luoghi e nelle comunità, per fare in modo che ai territori arrivi davvero qualcosa e non resti tutto in superficie.
La certezza è una, alle aree interne manca tutto. Questo primo passo di Officina Giovani Aree Interne serve a reclamare spazi, ad avere voce, a comunicare desideri. È una responsabilità, politica e sociale, che di certo non si esaurisce così, ma invoca un rovesciamento dello stato delle cose e un’espansione di queste energie per ritrovare quell’equilibrio capace di delinearne il destino.
15 PROPOSTE PER IL FUTURO DELLE AREE INTERNE
- • Favorire una cultura della partecipazione attraverso il riconoscimento di ruoli professionali e l’attivazione di percorsi formativi sui processi partecipativi.
- • Facilitare la gestione collettiva dei beni comuni
- • Creare momenti di ascolto e scambio tra società civile e pubblica amministrazione
- • Promuovere la democrazia locale
- • Mappare e riassegnare le terre abbandonate
- • Rilanciare il ruolo di agenzie, enti e soggetti di sviluppo locale
- • Fare formazione sul patrimonio ambientale per creare una cultura diffusa localmente
- • Costituire nuove comunità energetiche come strumento di attivazione delle risorse del territorio
- • Facilitare la creazione di consapevolezza rispetto al patrimonio culturale locale
- • Favorire l’accesso a beni immobili pubblici e privati inutilizzati per innescare processi di presidio artistico e socio-culturale
- • Creare coordinamento tra gli eventi proposti nelle aree interne
- • Favorire il neo popolamento attraverso il ripristino dell’offerta dei servizi fondamentali
- • Accompagnare lo sviluppo delle idee dei giovani che vogliono creare impresa, soprattutto in ambito cultura e servizi
- • Creare spazi, luoghi e sportelli giovanili destinati all’orientamento e al collocamento lavorativo
- • Favorire la creazione di competenze attraverso laboratori di innovazione che si occupino di ricerca e innovazione nelle aree interne
Trovate il documento completo QUI, con i problemi individuati e gli strumenti da mettere in campo per realizzare le proposte.
di Maria Fioretti (da orticalab.it)