Esisteva una Chiesa di San Michele a Campobasso
Articolo Pubblicato sul numero 5 di “Campobasso Insieme” del 19 Marzo 2015
di Rossella De Rosa
2 dicembre 2021
Non tutti i campobassani sanno che tra la Chiesa di San Giorgio e il Castello Monforte vi era la Chiesa di San Michele Arcangelo la quale si trovava nell’antico nucleo longobardo e normanno nella zona prospiciente il Castello. Sicuramente precedente al 1319 (qualche documento ne parla già nel 1241!), la chiesetta di San Michele era posta a sinistra salendo verso il maniero; venne quasi del tutto distrutta dal tremendo terremoto che, nel 1456, devastò Campobasso, ma in seguito probabilmente fu ricostruita e, viste le esigue entrate dovute anche alla pestilenza che imperversò nel 1656, venne unita alla Parrocchia di San Mercurio situata nel cuore della città popolare. Gli uffici divini si celebrarono nella chiesetta di San Michele fino al 1829 e la statua dell’Arcangelo venne poi portata nella città: oggi si trova nella chiesa di Sant’Antonio Abate ed è tanto venerata. Alla sconsacrazione seguì la trasformazione del luogo sacro in osteria il cui primo proprietario fu l’oste Giovanni Girardi, personaggio dell’epoca soprannominato Il Fiammifero. Poiché la soglia della taverna era costituita da una lastra alquanto sdrucciolevole (lunga 100 cm e larga 60 cm), il Girardi ben pensò di renderla meno pericolosa facendola battere da uno scalpellino e non curandosi della scritta osca che vi era su di essa, impedendo così che venisse tramandata ai posteri.
Fortunatamente l’abruzzese Balzano ne aveva in precedenza trascritto il breve testo, poi pubblicato dallo studioso Gasdia nella Storia di Campobasso ma che risulta purtroppo incompleto e lacunoso. Intorno al 1922 la gestione della malfamata osteria passò a Giovanni Belnudo, padre di 9 figli: egli creava scarpe comode per chi soffriva alle estremità, fornì le calzature a tutto il corpo militare del distretto e foggiò addirittura la palla per la squadra di calcio del Campobasso. Fu grazie a lui che l’Osteria del Fiammifero smise di essere malfamata per diventare un luogo di ritrovo dove ci si incontrava anche all’aperto in estate per una partita a carte tra amici e per gustare la caponata, le pizze, il soffritto e la salsiccia locale, il tutto accompagnato da un buon vinello. L’osteria funzionò fino agli anni 50. Poi i lavori per la costruzione dell’Acquedotto resero necessaria la sua eliminazione e un pezzo di storia se ne andò per sempre. Purtroppo.
di Rossella De Rosa