• 23 Dicembre 2021

Perché camminare? 

L’esperienza di Elisa: da archeologa a guida escursionistica

di Emanuela Sabidussi (da italiachecambia.org)

23 dicembre 2021

Back

Perché fa bene camminare? Quali sono i benefici di questa attività per adulti, bambini e adolescenti? Ne parliamo con Elisa Leger, guida escursionistica con un passato da archeologa storica. Oggi collabora con Compagnia dei Cammini, per cui conduce diversi viaggi in Italia e all’estero, sempre a piedi.

Elisa Leger è la protagonista della storia che vi racconto quest’oggi. Una storia fatta di cambiamenti, viaggi, ma anche molta normalità. La sua professionalità nasce come archeologa, ma dopo aver lavorato diversi anni all’estero rientra in Italia e diventa guida escursionistica. Oggi collabora con Compagnia dei Cammini, per cui conduce diversi viaggi a piedi. Ci ha raccontato la sua storia, ma soprattutto fatto conoscere da vicino chi partecipa a questi viaggi e perché. E il suo racconto inizia così: «Dopo essermi laureata in archeologia preistorica, ho lavorato in giro per l’Europa per diversi anni».

«Ero un’archeologa di grandi scavi, come metanodotti e autostrade, oppure di ricerca in grotta», prosegue. «Mi è servito moltissimo per imparare nozioni sulla natura e saperi antichi, ad esempio, come orientarsi negli spostamenti, le mappe preistoriche, ma anche le abilità manuali, riconoscere e usare le erbe. Quindi partendo dalla storia di noi tutti ho appreso tantissime cose che ora porto con me nella mia vita e in ciò che faccio».

Dopo anni Elisa ha capito che stava crescendo dentro di lei una forte necessità di trovare una base, un luogo dove creare un progetto personale più stazionario: un cane, un orto, quelle cose semplici che viaggiando tanto le mancavano. Decide quindi insieme al suo compagno di ristabilirsi in Italia e di aprire un’azienda agricola sopra a Varazze (SV), dove recupera terreni abbandonati e li converte a produzione di ortaggi, ma anche apicoltura, uliveti.

Qui il primo grande cambiamento: da archeologa ricercatrice e viaggiatrice assume le vesti di contadina e artigiana. Infatti Elisa inizia a lavorare insieme al compagno anche il legno, utilizzando il materiale delle potature, con cui crea ad esempio le prese per pareti di arrampicata.

LA GIOIA DI CAMMINARE

«Non ho sempre camminato, ma ho scoperto man mano che era un qualcosa che mi faceva star bene. La scintilla è scattata alla fine delle superiori, durante un corso di speleologia. Scoprii allora l’amore per il selvatico, per la natura, le escursioni e per questi luoghi così ancora misteriosi e in gran parte inesplorati». Da lì Elisa inizia ad andare spesso in montagna a camminare quando le è possibile, sia per brevi uscite che per periodi più lunghi in tenda.

«Ho amato tantissimo poter viaggiare a piedi, con lo zaino in spalla e la tenda pronta per essere sistemata dove volevo quando volevo. Mi faceva sentire molto libera. Avevo vissuto molte difficoltà famigliari e a posteriori ho capito che quei momenti solo miei erano stati curativi, mi avevano permesso di trovare le risorse dentro di me per affrontare ciò che mi stava accadendo intorno». E così anni dopo, con questa consapevolezza acquisita decide di intraprendere il percorso per diventare guida escursionista ambientale.

L’IMPATTO TERAPEUTICO

Elisa mi racconta che ha compreso con il passare del tempo, partendo proprio dalla sua esperienza, che il camminare ha un forte valore terapeutico, soprattutto se fatto per più giorni: «È un’attività che può essere fatta da chiunque, perché esistono percorsi con difficoltà differenti. Credo fortemente che il camminare permetta di allontanarsi dalla nostra identità, dai ruoli che ogni giorno siamo tenuti a ricoprire in casa, dal lavoro, dalla società.»

Elisa vive il cammino come uno strumento per uscire da sé stessa, per poter entrare in contatto con il suo “io” più profondo. Mi spiega infatti che quando si cammina, non esistono passato e futuro. Si vive un presente pieno, talmente denso e reale dare accesso a uno stato di consapevolezza maggiore. E se è vero che al proprio rientro a casa si ritorna a indossare i ruoli che si erano lasciati nel preparare le valigie, lo si farà comunque con una lucidità maggiore, con una distanza acquisita che è difficile da ignorare.

LA DIFFICOLTÀ A DISCONNETTERSI

Quando chiedo a Elisa chi partecipa alle escursioni da lei guidate, la risposta non tarda ad arrivare: «I partecipanti sono molto diversi tra loro e lo fanno per motivi molto differenti. In alcuni casi hanno già avuto esperienze simili, ne hanno trovato benefici e continuano a farlo. Per altri è una ricerca che li muove: ci sono infatti spesso persone che percepiscono un malessere, un disagio, e stanno trovando la loro via per uscirne e stare meglio».

Qualunque sia il motivo che li porta sulla strada, «io chiedo sempre a inizio cammino di tenere staccato il telefono, per poter vivere a pieno l’esperienza: tanti accettano con serenità, ma altrettanti fanno davvero tanta fatica a disconnettersi dal mondo virtuale e social. Vorrebbero, ma in alcuni casi ne sono proprio dipendenti. E nella maggior parte dei casi sono persone sopra i trent’anni e non adolescenti, come spesso siamo portati a credere. Ma quando riescono a farlo, si permettono davvero di vivere fino in fondo quell’esperienza».

DIVERSE ETÀ, VISSUTI SIMILI

Elisa opera come guida escursionistica ambientale per la Compagnia dei Cammini e, su richiesta, organizza gite ed escursioni, didattiche e non. Lavora a contatto dunque per periodi più o meno lunghi con persone delle più differenti età: alle escursioni giornaliere partecipano spesso anche bambini piccoli, mentre nelle escursioni di più giorni sono principalmente persone adulte a iscriversi.

Ma vi è un’esperienza che l’ha lasciata piacevolmente più colpita di altre: «Qualche mese fa mi sono trovata a condurre un’esperienza in libertà di più giorni con ragazzi e ragazze tra i 12 e i 15 anni. Prima di partire ero preoccupata: avevo un’idea pessima di quella fascia di età, forse legata ai miei ricordi dell’adolescenza. Durante quei giorni trascorsi insieme a camminare e dormire in tenda, ho potuto avere il privilegio di vedere da vicino i complessi contrasti che hanno dentro».

«Emergeva da un lato la parte che si sente ancora bambina, che ha voglia di giocare e ha necessità di figure di riferimento, e dall’altro lato vedevo futuri uomini e donne che stavano cercando la loro via per diventarlo», racconta Elisa. Inoltre rispetto ai camminatori dipendenti da telefoni, i ragazzi e le ragazze di questa età non avevano problemi a spegnerlo, andando ad abbattere un altro luogo comune diffuso.

Tra le altre convinzioni, spostandosi di un decennio indietro di età, c’è quella che per i bambini sotto l’età scolare sarebbe meglio non fargli vivere esperienze in natura troppo lunghe per evitarne i possibili pericoli e paure. Elisa ci tiene a sfatare anche questo falso mito, condividendo proprio la sua esperienza: «Ho un bambino di cinque anni e quando posso lo porto con me in viaggi a piedi con la tenda».

Lui si diverte tantissimo ed è molto attento a seguire le indicazioni di sua mamma: «Ogni volta che torna a casa, noto come per giorni sia molto più sereno e faccia molti meno capricci. Inoltre sta imparando sempre più a gestire la fatica ed è molto bello stargli accanto in ogni sua piccola conquista».

Elisa è convinta che camminare sia rigenerante e salutare per tutti: fa parte di noi e percorrendo sentieri fisici si ha la possibilità di trovare anche vie smarrite interne. Parola di un’archeologa camminatrice.

di Emanuela Sabidussi (da italiachecambia.org)

Back