Campobasso medievale
Cosa successe dopo Cola Monforte?
di Carlo Musenga – fb
11 gennaio 2022
Il conte Cola Monforte fu costretto a lasciare il suo feudo, il suo castello, la sua città fortificata da mura e sei (o piu) torri, divenuta terra di commercio e artigianato grazie alla sua intelligenza, capacità e al conio delle sue monete con su scritto “Campibassi”. Era un capitano di ventura molto “richiesto” e non morì certo di fame dopo l’esproprio del suo maniero e delle sue terre. Combattè in Francia ma infine fu chiamato a Venezia a capo di un esercito di 500 uomini. Vinse altre battaglie e purtroppo morì (forse di peste) a Padova, nel 1478. Il suo castello andò in rovina. La città sottostante, ormai divenuta presidio militare e commerciale del regno di Napoli, degli Aragona, noti per lo splendore della loro corte e per il loro mecenatismo, si sviluppò in agricoltura, artigianato, turismo.
La transumanza, con i suoi tratturi, vide Campobasso come città intermedia fra gli Abruzzi e le Puglie. E siamo arrivati nel 1500 (circa). Il signore, il feudatario, di Campobasso divenne Andrea De Capoa; un brav’uomo, gentile, colto; favorì lo sviluppo delle arti, delle scienze e della religione (delle chiese parleremo un’altra volta). Ma la cosa sorprendente, il colpo di fortuna per la nostra gente fu quando Isabella Di Capua che, credo fosse figlia del Duca di Termoli ecc… manco tanto bella) andò in sposa “niente popò di meno che’” al vicerè di Milano, Ferrante Gonzaga. E i Gonzaga divennero signori di Campobasso. Insomma i milanesi si trasferirono da noi, non come oggi… Ma che fecero questi Gonzaga? Iniziarono con cosa spettacolare: la zonizzazione della città. Ogni strada, ogni rione prese il nome delle varie attività svolte che crescevano come centri di produzione e smercio …insomma una specie di ipermercati.
Cosa successe? Nacquero: via delle Concerie (oggi si chiama via Marconi); un sacco di gente si mise a produrre pellicce che vendeva ai pastori della transumanza! : “Me ne dia tre, una per me, una per mia figlia ed una per mia moglie!” . Via delle Chianche (S. Antonio) dove si macellava e si vendeva la carne; via delle ”Creterie o dei Pignatari“ sempre in zona S. Antonio Abate. E solo noi sapevamo fare i “pignatelli” di cui le volte delle case antiche sono ancora straricche! Via delle Scarperie, calzolai eccellenti, oggi si chiama via Cannavina; via degli orefici e via dei Ferrari, ancora oggi così denominate. In quest’ultima c’erano artigiani del ferro e dell’acciaio, attività per la quale la nostra città è da sempre nominata. Ma, udite, udite, Campobasso nel 1500 aveva così tanti commercianti e artigiani che cercarono spazi produttivi oltre le mura, sconfinando in quella che sarà la Città degli anni successivi, su quel suolo che ancora oggi noi calpestiamo.
(Foto: Disegno del 500 inoltrato. che rende l’idea dello sviluppo della nostra area)
di Carlo Musenga – fb