• 2 Marzo 2022

Agri-Cultura, domani del Molise

Agri-cultura per significare cultura e agricoltura, e, non solo, l’insieme delle attività legate alla terra, quali gli allevamenti e i prati pascoli, i boschi e le foreste

di Pasquale Di Lena (da La Fonte di marzo)

2 marzo 2022

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Il cuore che batte e rende vivo il Molise da centinaia di migliaia di anni. Terra antica, farfalla che rinasce mostrando i suoi splendenti colori. 
La più giovane delle regioni e, dopo la Valle d’Aosta, la più piccola, con le sue montagne e le sue colline, il suo mare, che racconta la pesca e l’antica tradizione della cucina marinara. Un piccolo mondo, segnato dai tratturi e ritmato dai passi, di persone e animali insieme, di quell’andare (trak) nelle Puglie assolate, e, tornare (tur) in Abruzzo quando solo le cime della e sue montagne sono ancora innevate. 
Terra di cammini e di meraviglie suscitate dai suoi paesaggi, dal verde esteso in ogni parte che li caratterizza. 
Terra di speranze, riposte nelle mani callose dei suoi contadini, dei suoi pastori, dei suoi operai, dei suoi artigiani e dei suoi pescatori. 
Terra di ospitalità e di amore per il forestiero che arriva da lontano. 
Terra di solidarietà e, soprattutto, di reciprocità, cioè, io offro una cosa a te e tu dai una cosa a me (il lievito per fare il pane, un assaggio di carne di maiale, una collaborazione). 
Terra di biodiversità e di ruralità. 
Terra di olivo e di olio; di vite e di vino; di grano e farina; di funghi e di tartufi, quello bianco in particolare; di erbe spontanee e di orti. 
Terra di tavole sempre pronte per essere apparecchiate e, così, diventare supporto di cibo e occasione di convivialità. 
Terra, anche, di sorgenti e di fontane, ovvero di acqua, nella gran parte potabile. 
Un bene sempre più prezioso che il Molise, nel passato, ha condiviso con le Regioni limitrofe e che, oggi, a giusta ragione, può dire che quella che resta serve al domani del Molise e al benessere dei molisani. La parola d’ordine “Il Molise ha già dato” è la sola risposta da dare alla nuova richiesta della Puglia, visto che l’acqua che resta serve per: dar da bere ai molisani; sviluppare la sua Agri–cultura; attirare turisti. Parlare di un calcolo del “surplus” – come hanno fatto esponenti di governo e di opposizione in Consiglio – vuol dire che c’è una disponibilità a dare, penalizzando, ancora una volta, il Molise. E, se è così, il pensiero, questa volta, va al Biferno e al lago artificiale del Liscione, visto che le acque del Fortore e del lago di Occhito sono state, da tempo, già concesse. Quel Biferno e, soprattutto, quel suo lago che, causa l’andamento climatico già non basta per il Molise. Per non parlare dei rubinetti a secco d’estate. 
Dire “il Molise ha già dato” serve per: non far perdere tempo alla Puglia e alla sua agricoltura industrializzata; dotare l Molise di una programmazione dello sviluppo, indispensabile per dare alla sua agri-cultura quel ruolo di centralità, così essenziale non solo per produrre bellezza di paesaggi, bontà di cibo, salute dell’ambiente, rispetto de suo primato di biodiversità e ruralità, offerta di turismi, ma, anche, per ridare voce alla quasi totalità dei 136 paesi, che, sempre più, rischiano, con i loro piccoli territori, il totale abbandono. Senza dimenticare che un’agri-cultura programmata è fondamentale per essere perno di uno sviluppo che non depreda e distrugge, ma che anima e assicura un’economia circolare, cioè capace di rigenerare le risorse. Una fonte di imprenditorialità e di occupazione, attrazione di giovani e, come tale, di ritorni nel Molise e non di partenze, come da tempo si ripete, e i dati sono a dimostrarlo. 
Agri-cultura, il solco che accoglie il seme e, presto, lo vede – oggi ancor più di ieri – trasformato in germoglio di un nuovo domani. Perno di una programmazione di quel nuovo tipo di sviluppo, politico, economico e sociale, che è tale, solo se ha come riferimento primario il territorio, Il grande tesoro di risorse e di valori, il solo che il Molise e i suoi 136 Comuni hanno per poter programmare uno sviluppo diverso da quello che sta portando il mondo nel baratro. Uno scrigno di ambienti e di paesaggi, di storia e di cultura, di tradizioni e di agri-culture che, ogni giorno, viene manomesso da scelte di chi, con atti amministrativi e di governo, dimostra di camminare con la testa rivolta all’indietro, incapace com’è di porre lo sguardo in avanti, sognare e organizzare il domani di una Regione dalla forte impronta agro – silvo – pastorale, e, marinara. Il risultato è una continua svendita (perdita) del grande tesoro, il territorio, soprattutto di quello agricolo, in cambio di cemento e asfalto; pali eolici e pannelli solari. Certo incidono, negativamente, scelte politiche nazionali e comunitarie, ma, non da meno, l’accettazione delle stesse da parte di molti governi locali e di quello regionale. 
Una non consapevolezza del significato e del valore del Territorio e della sua agri-cultura, che nega alla farfalla Molise la possibilità di volare. 

di Pasquale Di Lena (da La Fonte di marzo)

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