La chiesa di Sant’Albino di Angers a Ferrazzano
L’ingresso alla “stanza in testa al cortile” del palazzo baronale potrebbe coincidere con la chiesa di Sant’Albino di Angers
di Opas Operadellassunta Ferrazzano – fb
2 marzo 2022
Il palazzo baronale (castello Carafa) a Ferrazzano: dettaglio del cortile interno: la “stanza in testa al cortile”, l’ingresso alla quale, sormontato da una finestra, si vede nella foto, potrebbe coincidere, seguendo una laboriosa ipotesi di Francesco De Sanctis, con la chiesa di Sant’Albino di Angers, antichissimo patrono di Ferrazzano (De Sanctis 1741, pp. 161/164).
F. De Sanctis cita la chiesa di Sant’Albino nel corso della sua descrizione del tracciato delle «mura antiche» (le mura sannitiche), facendo riferimento ad un “podere” che la chiesa suddetta possedeva in luogo poco distante dal centro abitato:
«Poscia rivoltando in su verso tramontana per il cammino di canne sette, piegando all’oriente, sempre incontransi vestiggi di muro antico, e attraversando da sotto il podere della Chiesa di S. Albino per il tratto di canne quaranta, rivolta fra oriente, e l’Aquilone per il cammino di canne 29».
Lo storico ferrazzanese tramanda altresì una leggenda, secondo cui il santo sarebbe una volta intervenuto a salvare il paese nel corso di un assedio:
«D’un solo fatto antico miracoloso vi è memoria fra Cittadini esser sortito nella nostra Padria per antica tradizione, cioè che trovandosi la medesima strettamente assediata da Saraceni, e non avendo forze bastanti per resistere agli continui assalti, temeano non restar preda de’barbari, fecero ricorso al glorioso S. Albino Vescovo, loro protettore, siccome al presente anche con detto titolo si venera, e dopo molte lagrime, e preghiere, sentissi di notte una voce in aria, che dicea sarà fugata la gente maledetta; come in fatti la mattina non vi si trovò neppure un Saraceno».
Ecco invece come si esprime F. De Sanctis riguardo alla difficile localizzazione della chiesa, ai suoi giorni del tutto scomparsa, il nome della quale, tuttavia, era stato associato, metonimicamente, ad una postierla (“la porta di S. Albino”), che si apriva nel tratto di “mura antiche” che scorreva ai piedi della rupe su cui si trova impiantato il castello (tale portella doveva trovarsi, verosimilmente, laddove oggi via Coste si stacca da via F. Baranello, per risalire verso il palazzo baronale):
«V’era un tempo la Chiesa di S. Albino, di cui se n’è fatta in altro luogo memoria, come Santo Protettore, però non si sa il proprio luogo dov’ella fosse; egli è certo che star dovea vicino al Castello, o dalla parte di dietro, oppure nella facciata verso mezzogiorno, poiché nel muro della Terra, di cui ve ne sono rimaste poche reliquie, che principia dalla porta del piano, e và verso il luogo detto le Coste, quasi nella metà di esso vi è una porticella atterrata, ed appellasi la porta di S. Albino per antica tradizione, non ch’esser potea di quella Chiesa, ma a lei vicina, e serviva per commodo de’Cittadini, che avean le abbitazioni da quella parte; però osservandosi fatta in quel luogo, ed a vista del Castello fa divedere esservi stata fatta al solo fine di poter servire in tempo di guerra, tenendosi serrate, e guardate l’altre porte, i Cittadini, o forestieri doveano entrare, ed uscire per quella sola porticella, e se ne tenea conto da Guardiani, siccom’è solito pratticarsi in simili contingenze».
Queste, invece, le parole del De Sanctis circa la riedificazione della chiesa castrense, operata da Girolamo Carafa, barone di Ferrazzano, all’inizio del Cinquecento; lo storico ipotizza che i resti della chiesa rimessa in piedi da Girolamo dovevano forse essere riconosciuti nei “vestiggj” ancora sussistenti, ai suoi giorni, “dietro” al castello; egli ipotizza, altresì, che il successore di Girolamo Carafa, Ottavio Vitagliano, abbia poi “spostata” la chiesa, per così dire, inglobandola nel castello e situandola nella “stanza in testa del cortile” (quest’ultima rappresenta ta nella foto allegata al post):
«Fu ristorata la mentovata Chiesa di S. Albino circa l’anno 1505 da Girolamo Carafa Barone di Ferrazzano, siccome se ne ravvisa la memoria nell’Iscrizione su la porta del Castello, che appresso sarà riferita, e per tal ragione vogliono, che stasse dietro al medesimo, dove vi si riconoscono alcuni vestiggj antichi di fabrica, e che succedendo nel dominio della Terra Ottavio Vitagliano il magiore, l’avess’unit’all’istesso Castello, e fosse porzione di essa, quella stanza in testa del cortile, sovra la di cui porta vi sono dipinti due sfrenati destrieri, uno a destra, l’altro a sinistra, simbolo con cui rappresentar volle, uno per la Terra di Ferrazzano, l’altro per Campobasso, avendo pretesi l’una, e l’altra Università la prelazione. Ma la pittura esteriore più tosto simbolo dell’azione interiore: mentre D. Girolamo Vitagliano figlio d’Ottavio se ne servì poscia per stalla de’cavalli».
Di seguito la trascrizione, data dallo studioso, dell’epigrafe di Hieronimus Carafa, ricostruttore della chiesa (l’iscrizione è ancora esistente):
«Sovra la porta vi è la memoria del fundatore in tal guisa espressa.
Hieronimus Carafa, Alberici Ariani ducis filius hanc arcem, ut sibi, et suis imminenti tempori consuleret fidemque suo regi servaret a fundamentis erexit. Divi Albini sacellum, tam vetustate collapsum refecit, et eum tamquam patronum deprecatur, ut apud Deum Optim. Max. Divamq. Virginem assidue pro clientibus intercedat».
di Opas Operadellassunta Ferrazzano – fb