L’arguzia contadina
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
7 marzo 2022
Racconta l’amico Nicola Vecere che un contadino possedeva un rigoglioso ciliegio che, nonostante le continue cure, puntualmente a maggio si spogliava dei frutti, sicchè venne abbattuto dal proprietario per poterne ricavarne dei tavoloni.
Il parroco, saputo del grande fusto di ciliegio, il cui legno è adatto per le sculture, pregò il devoto parrocchiano di affidarlo ad un noto intagliatore della città per ricavarne la statua di S. Antonio, simulacro mancante in chiesa.
L’ artista consegnò al parroco la scultura raffigurante il santo e nell’occasione fu invitato il vescovo per benedirla solennemente il 13 giugno, festa del popolare santo taumaturgo di Padova, in tale occasione il presule tenne una commovente omelia nella quale esaltava con enfasi il santo dei miracoli.
Il contadino presenziava in prima fila, quale grande benefattore della parrocchia, mentre rimirava la statua ricavata dal suo tronco di ciliegio e nell’ ascoltare le parole del vescovo che esaltava il grande santo dei miracoli, non seppe trattenersi nel commentare con sottile arguzia e ironia: “Questo mio ciliegio non ha voluto mai farmi assaggiare una cerasa, figuriamoci se riuscirà a fare ora i miracoli “..
di Vincenzo Colledanchise