I riti pasquali di una volta a Toro
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
30 marzo 2022
In passato, durante la settimana santa, tutti i riti liturgici nel mio paese si rivivevano con corale partecipazione di popolo.
Nelle chiese le statue dei santi e i crocifissi venivano ricoperti di drappi viola e tutte le finestre oscurate, e il tutto appariva mesto.
Le campane venivano “legate” lasciando spazio al crepitio delle “tritacche” (vedi foto) che sostituivano il rintocco delle campane.
Con questi singolari strumenti di legno i ragazzi annunciavano per le vie del paese le varie funzioni liturgiche in programma.
Dodici fedeli raffiguravano gli apostoli vestendo i lunghi sai bianchi col cappuccio, appartenuti all’ antica congrega della Carità.
Nella serata del Giovedì Santo, dopo la lavanda dei piedi agli apostoli, la tradizione assegnava a quest’ultimi il compito di stazionare presso il solenne sepolcro della chiesa madre, dove dominava in alto il tabernacolo ligneo dorato e a terra la statua di Gesù morto, contornati da decine di piantine bianche del grano germogliato nel buio delle cantine.
Dopo la solenne cerimonia in chiesa, gli apostoli si portavano in casa Fasciano per consumare la cena pasquale insieme al Parroco, che rappresentava il Cristo, posto al centro della tavola.
Dopo aver mangiato, tra l’altro, l’agnello pasquale, venivano donati agli apostoli i “buccellati”, il tradizionale dolce locale pasquale.
Tutte le chiese rimanevano aperte durante la notte per consentire a fedeli e agli “apostoli” di visitare i sepolcri allestiti nelle altre chiese e raggiungere, infine, il camposanto per pregare per i defunti.
All’indomani sera, Venerdì Santo, tutti partecipavano alla solenne processione di Gesù morto con l’Addolorata, con a capofila la gran croce col drappo bianco, mentre i balconi delle case erano illuminati dai ceri e lampadine e decorati da coperte ricamate.
Nel silenzio arcano della sera, tutti pregavano o intonavano inni che rievocavano il dolore e la morte di Cristo.
di Vincenzo Colledanchise