• 8 Aprile 2022

La Montagna del Latte

Un esempio da seguire per le aree interne

di Giampiero Lupatelli – fb

8 aprile 2022

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IL TEMPO DI RACCOGLIERE, IL TEMPO DI SEMINARE. DI NUOVO
C’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, ricorda una imperfetta ma amorevole traduzione dell’Ecclesiaste che riposava nella memoria e che, quando ne ho cercato conferma, ho ritrovato – e non è certo un caso – in una citazione di slow 
“Tutto ha il suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo. C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato…” Queste in verità le parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme.
C’è una radicalità estrema in quello “sradicare quel che si è piantato” che ci dovrebbe far molto riflettere sui temi della sostenibilità e del nostro rapporto con la terra, che in queste nostre è così pressante. Restiamo però all’immagine più delicata e consolante del tempo per raccogliere e di quello per seminare.
Per la comunità (istituzionale ma anche per quelle sociali) dell’Appennino Reggiano questo è sicuramente un tempo per raccogliere (quello che è stato ben seminato).
Pochi giorni fa, il bando della Regione Emilia Romagna per la Rigenerazione Urbana, una politica che metterà 49 milioni di euro a disposizione di 92 comuni, ha visto in testa alla graduatoria il Comune di Vetto. Ha visto cinque dei sette comuni dell’Unione dell’Appennino Reggiano ammessi al finanziamento, in una graduatoria nella quale sette dei primi dieci posti sono occupati da comuni delle Aree Interne.
Ieri la notizia forse più clamorosa: la “Montagna del Latte” è una Green Community. Una delle tre aree pilota (le altre due sono le Terre del Monviso in Piemonte e il Parco del Sirente Velino in Abruzzo) scelte dal Dipartimento per gli Affari Regionali e le Autonomie della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Scelte per mettere a punto il modello di intervento per la realizzazione delle prime 30 Green Communities del nostro Paese, finanziata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, l’impronunciabile PNRR, attraverso un bando che sceglierà le altre 27 nel prossimo autunno.
Cosa sono le Green Community? Per la Legge 28 dicembre 2015 n. 221 che, all’art. 72, le ha istituite, Green Community sono quei “territori rurali e di montagna che intendono sfruttare in modo equilibrato le risorse principali di cui dispongono, tra cui in primo luogo acqua, boschi e paesaggio, e aprire un nuovo rapporto sussidiario e di scambio con le comunità urbane e metropolitane”. Prendiamo con beneficio di inventario l’infelice predicato sfruttare: la sostanza però è chiara.
Parliamo di territori rurali e di montagna, e qui per l’Appennino Reggiano ci siamo, fuor di ogni ragionevole dubbio; parliamo di una rete istituzionale, una comunità di comuni, dunque, non singole realtà isolate; parliamo di una intenzionalità espressa, dunque di una strategia; qui allora dobbiamo parlare proprio della Montagna del Latte, la linea di azione messa in campo nella occasione della Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) da cui parte tutta la storia e su cui ci dobbiamo soffermare.
Parliamo anche di un rapporto con la città, metro-montano come dicono gli esperti, che ancora è in larga parte da costruire. 

Torniamo però alla strategia e facciamo un salto indietro nel tempo. Al 2013 quando Fabrizio Barca, allora Ministro per il Mezzogiorno e la coesione territoriale del Governo Monti, inserisce la Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI) nell’Accordo di Partenariato del Governo con la Commissione Europea per la programmazione 2014-2020 realizzando così una proposta che già aveva avanzato, da consulente, alla Commissaria europea Danuta Hubner nel 2009.
Una politica coraggiosa, innovativa e complessa, quella delle Aree Interne. Anche complicata e difficile da portare avanti, per taluni aspetti almeno.
L’Appennino Reggiano ci ha creduto. Ha avuto fiducia nei suoi mezzi e ha avuto fiducia nei consulenti che prospettavano questa nuova avventura. Da questa fiducia – e dalla disponibilità ad affrontare assieme il rischio di percorrere sentieri ancora inesplorati – è nata la Montagna del Latte.
La Montagna del latte ha avuto le sue traversie scontando – assai meno di altre aree SNAI, in verità – le incomprensioni e le lungaggini delle burocrazie di ogni ordine e grado. Ha avuto anche i suoi successi mettendo assieme un programma di investimenti che vale oltre 28,5 milioni di euro a partire da una dotazione iniziale, assicurata dal riconoscimento nazionale, di 3,7 milioni; con un fattore di leva di oltre sette volte.
Un programma ambizioso, operativo dalla primavera del 2019, che ha dovuto scontare le drammatiche incertezze della pandemia e i vincoli imposti dalle misure necessarie per contrastarla. Nonostante queste difficoltà, dei 28,5 milioni di euro stanziati, l’85% è già oggi impegnato e per la maggior parte è già stato speso e collaudato.
È concluso il progetto per il rafforzamento e l’innovazione della filiera del Parmigiano Reggiano di Montagna, che ha dato il nome all’intera Strategia e ha rappresentato una straordinaria innovazione organizzativa della economia montana che continuerà a dare buoni frutti. È concluso il progetto FESR per il turismo sostenibile nei parchi di crinale. Sono in avanzato corso di attuazione e arriveranno a compimento nella loro ordinaria programmazione pluriennale gli interventi straordinari sulla formazione e il capitale umano: piattaforma 0-10, per contrastare disagio e dispersione, e Laboratorio appennino, per innovare la didattica, migliorare i rapporti con il mercato del lavoro, orientare alla sostenibilità. La gran parte dei servizi innovativi (innanzitutto l’infermiere di comunità nei comuni di crinale, i nuovi compiti affidati alle cooperative di comunità, il bismantino per rendere sostenibile l’accessibilità alla Pietra) si sono avviati con successo e potranno uscire presta da una fase di sperimentazione. Il progetto sulla Banda Larga ha speso gran parte delle sue risorse ma non ha prodotto ancora risultati apprezzabili in termini di servizi, intrappolato nella melina dei grandi player nazionali.
Ce ne sarebbe abbastanza per essere soddisfatti. Ma c’è stato anche di più. Un rafforzamento del presidio organizzativo dell’Unione dei comuni che proprio dalla SNAI ha ricevuto il sostegno del Formez per formare e sostenere il capitale umano della Pubblica Amministrazione e l’efficienza della sua rete organizzativa. Il coinvolgimento di altri attori sociali, la cui attenzione è stata attirata dal successo della SNAI e che sono intervenuti con un proprio apporto, autonomo ma integrato: come per il Progetto Montagna di Unindustria per connettere la rete laboratoriale; pubblica e privata; della montagna e con la città.
La Montagna del Latte ha goduto di buona stampa, soprattutto fuori dall’ambiente locale; si sa, nessuno è profeta in patria. È però riuscito alla SNAI di proporre il nostro Appennino all’attenzione delle istituzioni, dell’associazionismo, del mondo accademico, e della stampa. A livello nazionale e, talvolta, anche internazionale.
Sarebbe lungo e immodesto richiamare le tappe di questo percorso che è però quello attraverso il quale si è affermata la reputazione di questo nostro territorio. Fino a farlo diventare una “best practice a livello nazionale, fortemente rappresentative della volontà del Governo di valorizzare i territori montani e appartenenti alle aree interne che possono fungere da volano di sviluppo per l’intero Paese” nelle parole che il Ministro per gli affari regionale e le autonomie, Maria Stella Gelmini, ha speso nella presentazione alla stampa del 30 marzo.
A questo traguardo prestigioso arriviamo per la mole e la qualità del lavoro svolto, per il coinvolgimento delle istituzioni e con loro delle imprese, degli insegnanti, degli infermieri, dei giovani e dei cittadini. Oltre 300 persone hanno dato il loro contributo alla stesura della strategia che ne riporta puntigliosamente la collaborazione nel rigoroso ordine alfabetico per nome di battesimo. Dal Ministro alla segretaria. Dalla Ministra al segretario, scriveremmo oggi in modo aggiornato e politicamente corretto!
Ci arriviamo con qualche difficoltà, in un Paese che fatica a riconoscere il merito e preferisce distribuire a tutti – a pioggia si sarebbe detto un tempo – piuttosto che esercitare una responsabile discrezionalità amministrativa. Il Sindaco Bini ne ha scritto alla Ministra Carfagna, qualche giorno fa, invitandola al coraggio e richiamando l’esigenza di dare continuità alle politiche. Faticosamente, e però ci arriviamo!
Molto lavoro è stato fatto, molto è ancora il lavoro da fare. Intanto perché il tema della green community sollecita istituzioni e attori sociali ad aprire nuovi fronti di attenzione, a fare della sostenibilità la “terza gamba” della Strategia, assieme ai servizi di cittadinanza e ai progetti di sviluppo locale animati sin qui dalla SNAI.
Costringe a fare i conti con temi e questioni delicate, controverse e poco esplorate. Tuttavia ineludibili nella stagione di un cambiamento climatico che impone mutamenti radicali nei comportamenti dei consumatori e nelle funzioni di produzione delle imprese, nella efficacia e rapidità delle decisioni politiche come nelle espressioni della cittadinanza attiva.

Il tempo di raccogliere torna ad essere un tempo per seminare. Abbiamo di fronte settimane – e poi mesi – impegnativi. Per mettere a fuoco modelli e procedure che dovranno costituire la traccia per sviluppare l’iniziativa a scala nazionale.
Lo dovremo fare consolidando un rapporto con la Regione e con il Governo che già ora ha saputo andare oltre il necessario – ma non per questo scontato – principio di leale collaborazione cui ci richiama la Costituzione; che ha saputo esprimere quella adesione partecipe ed empatica che spesso abbiamo respirato attorno al nostro lavoro.
Lo potremo fare se sapremo essere interpreti di un rapporto con i cittadini e con gli attori sociali ancora più efficace e propositivo; un rapporto che non vive di sola rappresentanza né si accontenta di raccogliere il consenso. Che si preoccupa invece di costruire un percorso di apprendimento, un processo educativo del quale le comunità sono insieme destinatari e protagonisti.
Con ostinazione, restando modesti, sapendo essere creativi e generosi.

di Giampiero Lupatelli – fb

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