Depreda e distrugge
La guerra: “Guai! Si sa quando comincia ma non quando finisce”
di Pasquale Di Lena (da La Fonte-Maggio)
2 maggio 2022
Il neoliberismo è, non a caso, una parola poco nominata e raramente spiegata.
C’è che questo sistema delle banche e delle multinazionali, tutte nelle mani del dio denaro e dei suoi apostoli senza scrupoli e sensi di colpa, trova la sua forza proprio nella capacità di non farsi notare e citare. Lo fa nascondendosi dietro il muro di un’informazione che ha l’abilità di manipolare le notizie e, così, di non raccontare e rappresentare la verità. Il non apparire e farsi notare è la sua arte, un modo abile per non essere visto, così giudicato, mentre depreda e distrugge. Ed è per questo che il sistema si sente come autorizzato a continuare, con sempre più violenza e avidità di denaro, nella sua opera di devastazione di questa nostra amata terra, e, la guerra/le guerre sono le azioni più espressive della sua natura, cioè del suo modo di pensare e di essere, che – è bene sottolinearlo e ripeterlo per non dimenticarlo – depreda e distrugge non avendo il senso del limite e del finito.
È il sistema la vera bomba atomica, quella che porterà – se non combattuto – come l’asteroide di 65 milioni di anni fa, all’estinzione, non del 75%, ma dell’intera vita sulla terra. Con i suoi organi d’informazione e i suoi fedeli portavoce, sta già facendo circolare la notizia – per non essere accusato come l’autore della sua implosione – che è l’umanità che ha distrutto due terzi delle foreste pluviali del mondo, metà delle barriere coralline e l’87% di tutte le zone umide. E’ l’umanità colpevole, non il sistema, che ha dimezzato la biodiversità e che sta portando sull’orlo dell’estinzione un altro milione di specie animali e vegetali. In pratica, ci vuole convincere che, se stiamo vivendo un’altra estinzione di massa, questa volta l’asteroide siamo noi. Noi! Non il suo modo di governare il mondo, che ci ha portati, con la scusa del “progresso”, a vivere il consumismo esasperato che continua a rubarci l’anima e il cervello, e, a negare il domani alle nuove generazioni! Noi, non la finanziarizzazione e privatizzazione di ogni bene comune, che, a partire dagli anni ’80, ha trasformato il denaro da mezzo a fine, quello che ha allargato sempre più la forbice della diseguaglianza, con ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. Noi! Le vittime prime, al pari degli altri esseri viventi, del su citato “progresso” che, con la pesante crisi del clima in atto, sempre più pesante, porta diritta nel baratro.
Lo scorso anno la terra, la nostra madre terra, ad agosto, aveva dato tutto quello che poteva dare, lasciando noi in debito per i mesi restanti.
Quest’anno la scadenza sarà a luglio, un mese prima, ciò che porta ad aumentare il tempo del nostro indebitamento.
Tutto questo fino a quando? Noi! – si diceva – non le guerre attive in tante parti del mondo, che hanno provocato e continuano a provocare vittime, la gran parte civili. Noi! No la scellerata guerra di Putin, che sta massacrando il popolo ucraino e provocando – a mio parere – reazioni opposte a quelle che servono a un mondo che ha, oggi più che mai, bisogno di pace. Pace, la sola grande opportunità per stabilire un nuovo ordine mondiale che dà speranze di futuro e non, com’è sempre più chiaro, per decidere a chi spetta, con la nuova spartizione del globo, lo scettro dell’impero.
Aveva ragione la prof.ssa Levi Montalcini quando, alla vigilia dell’invasione dell’Iraq da parte dell’America di Bush J., nella sua casa di Roma, le chiesi il suo pensiero su una eventuale invasione del Paese nelle mani di Saddam Hussein. “Guai! Si sa quando comincia ma non quando finisce”, la sua risposta immediata. Era il 2003, appena l’inizio di un nuovo millennio, diciannove anni fa. Un tempo, quello passato, tutto segnato da guerre e crisi, come quella economica del 2007/8, che ha aggravato quella climatica, in cammino da tempo.
Guerre e crisi che hanno rafforzato, invece di indebolire, il sistema del dio denaro, con un’accelerazione delle sue azioni predatorie e distruttive a spese del globo e della natura e con un ulteriore vergognoso allargamento della forbice delle disuguaglianze. Quella risposta, “Guai! Si sa quando comincia ma non quando finisce”, suona, dopo la guerra in atto, come profezia e la mia paura, fra le tante che vivo in questo momento, è che toccherà, dopo 77 anni dal 25 Aprile del 1945, anche a noi italiani vivere in diretta questo nuovo scenario di guerra, vista la miseria di valori della classe politica e dirigente e visto che i media promuovono un mondo già passato In considerazione, soprattutto, di quella valanga d’informazione/disinformazione, che non credendo nella grande e straordinaria forza della Pace, opera per confondere le idee e non per chiarire la verità dei fatti, con il chiaro intento di rappresentare, idealmente, un campo sportivo dove la curva nord urla alla curva sud, e viceversa. Operare per l’affermazione della pace è il modo per cancellare il dio denaro e costruire un nuovo domani.
di Pasquale Di Lena (da La Fonte-Maggio)