Filomena
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
21 giugno 2022
Quando al posto dei rotocalchi si cantavano gli stornelli maliziosi da un campo all’altro sulle storie d’ amore in paese.
Filomena, seppur già sposata, non disdegnava portarsi con le amiche a passeggio lungo le vie principali del paese, sempre ben vestita con abiti attillati, che evidenziavano le sue forme di donna ben fatta.
Quando attraversava la piazza con quel suo portamento fiero e sensuale, attirava gli sguardi avidi degli uomini, che ammiravano compiaciuti tutte le sue languide movenze, mentre le donne le spiavano il ventre, se gonfio.
Don Alfonso l’aveva ammirata fin da quando il suo corpo, ancora acerbo, prometteva tutto quello che poi puntualmente avrebbe meritoriamente ottenuto.
Gli sguardi intensi dell’uomo su quella facile preda erano come nubi nere all’orizzonte, che prima o poi avrebbero soddisfatta la sua arsura sensuale e mitigata l’aridità sentimentale della donna per la sua sete d’amore inappagata.
Ormai attendevano solo l’occasione propizia per manifestare ciò che segretamente avevano intuito entrambi attraverso quegli sguardi sempre più audaci e compiaciuti, nel reciproco desiderio di incontrarsi e dar sfogo al più presto alla loro incontenibile attrazione fisica.
Il primo incontro avvenne nel tardo tramonto e di nascosto con Don Alfonso, in casa della donna, approfittando dell’assenza del marito, sempre impegnato nel suo duro lavoro. I successivi furtivi incontri, sempre con maggiore sfrontatezza avvenivano anche alla luce del giorno.
Le permanenze dell’uomo in casa di Filomena erano sempre più prolungate, senza ritegno alcuno, ormai pago del desiderio di fondersi nella reciproca voluttà e nella foga di un amore smisurato, che stava divenendo per entrambi passione amorosa irrefrenabile e incontrollabile.
Quando al marito fu palesata la tresca, costui cercò con le brutte di ammansire la fedifraga, ma ottenne il risultato opposto. Pur spiata, controllata e segregata in casa dal consorte, ella continuò a far pervenire all’amante scottanti biglietti con l’audace richiesta di scappare dal paese per vivere altrove il loro amore.
I due amanti vivevano la loro passione amorosa senza controllo alcuno, ma ormai sotto l’implacabile controllo della gente del paese che sbeffeggiava la loro tresca negli stornelli cantati a squarciagola da un campo all’altro, non senza una malcelata invidia di tutti.
di Vincenzo Colledanchise