Allarme per la costa toscana
La fascia di territorio più vicina al Tirreno che va da Carrara alla Maremma è investita da megaprogetti governativi, avallati dalla Regione, che sono un drammatico quanto significativo esempio di devastazione anche per le altre regioni
di Rossano Pazzagli e Tiziana Nadalutti (da comune-info.net)
28 giugno 2022
Un intervento di Rossano Pazzagli e mio sulla costa toscana e i movimenti.
Spetta alle comunità locali e ai movimenti che si sono sviluppati nella costa toscana affermare la necessità di un cambiamento radicale di punto di vista e di politiche: partire davvero dalla tutela del territorio, delle risorse naturali e dalla conversione ecologica per ripensare l’economia in modo che aderisca ai bisogni delle persone e permetta la riproduzione e la corretta gestione delle risorse. Il primo passo può essere la costituzione di una rete tra le lotte che sono nate e stanno nascendo e lavorare ad una cooperazione tra territori, grazie alla quale elaborare una visione davvero strategica della costa toscana, per farla contare di più nel contesto regionale e nazionale, nel rispetto e nel rilancio di quell’idea di democrazia che la nostra Costituzione propugna. (Tiziana Nadalutti)
La fascia di territorio più vicina al Tirreno che va da Carrara alla Maremma è investita da megaprogetti governativi, avallati dalla Regione, che sono un drammatico quanto significativo esempio della devastazione che comportano le politiche attuali, quasi sempre indipendemente dal colore che esibisce chi le decide. Per fortuna, i due più recenti, una nuova base militare a Coltano, nel Parco regionale di San Rossore, e un rigassificatore a Piombino, di fronte al Parco nazionale dell’Arcipelago, sono stati accolti con tutt’altro che indifferenza dalle comunità e dalle popolazioni locali. Grandi manifestazioni si sono tenute a Pisa e a Piombino, ma quel che più serve, come indicano Riccardo Pazzagli e Tiziana Nadalutti, entrambi esponenti della Società dei territorialisti, è la costituzione di una rete tra le lotte che sono nate e stanno nascendo. Un’espressione di soggettività, del tutto autonoma da un quadro politico screditato e farsesco che ha screditato, giorno dopo giorno, l’idea stessa di una possibile governance della gestione delle risorse tradizionale e dall’alto (comune-info.net)
La nuova energia non sarà rinnovabile, ma più fossile che mai. La società sarà più controllata e militarizzata. A guardare le politiche recenti, fondate sul ricatto della guerra, ci si accorge che i fondi del PNRR non saranno prioritariamente rivolti alla conversione ecologica, al rafforzamento del sistema sanitario, alla scuola e alla ricerca, alla casa, alla coesione sociale e a contrastare la crisi climatica. Una consistente quota di essi è invece dirottata su infrastrutture militari e su grandi opere che graveranno in modo insopportabile su territori spesso già troppo sfruttati. La costa toscana ne è un esempio lampante, con due megaprogetti governativi avallati dalla Regione Toscana: una nuova base militare a Coltano, nel Parco regionale di San Rossore, e un rigassificatore a Piombino, di fronte al Parco nazionale dell’Arcipelago. Si tratta di progetti imposti dall’alto, che vedono insieme i partiti dalla Lega al centrosinistra, passando per il Movimento 5 Stelle e che generano conflittualità tra territori e perdita di credibilità delle istituzioni. Il territorio non ci sta, le stesse forze politiche sono lacerate tra posizioni centrali e posizioni locali, la mobilitazione popolare è cresciuta con grandi manifestazioni che si sono svolte a Pisa e a Piombino contro i rispettivi progetti di base militare e di rigassificatore.
Queste due vertenze recenti, che si aggiungono a movimenti già esistenti come quello delle Apuane, mettono una volta di più in luce uno stesso problema di fondo: è quindi necessario saldare le preoccupazioni delle popolazioni in un unico movimento, che ponga innanzitutto alla Regione un quesito chiaro e forte: cosa ne sarà della costa toscana? Una costa bellissima con molti problemi, colpita dalla deindustrializzazione, ferita da ricorrenti progetti pubblici e privati, come la Darsena Europa a Livorno, privata delle necessarie strategie di bonifica industriale e di risanamento ambientale. Siamo in presenza di un processo di vera e propria predazione dei territori, che toglie a chi li abita la possibilità di viverli e di conservarli per le future generazioni. La cosiddetta classe dirigente composta da chi governa non sembra vedere tutto questo. E la costa toscana, in questo momento, è quanto mai sotto attacco, come dimostrano i progetti citati. Se non si cambia registro, il danno che essi arrecherebbero ai processi di diversificazione dell’economia – dalla blueconomy al turismo, dalla piccola e media impresa all’agricoltura – sarà enorme e irreversibile. Un danno al tempo stesso territoriale e democratico, perché con tali progetti crolla la fiducia nelle istituzioni e si indebolisce il sistema democratico delle scelte, sempre più centralistiche, autoritarie e postdemocratiche.
Spetta alle comunità locali e ai movimenti che si sono sviluppati nella costa toscana affermare la necessità di un cambiamento radicale di punto di vista e di politiche: partire davvero dalla tutela del territorio, delle risorse naturali e dalla conversione ecologica per ripensare l’economia in modo che aderisca ai bisogni delle persone e permetta la riproduzione e la corretta gestione delle risorse. Il primo passo può essere la costituzione di una rete tra le lotte che sono nate e stanno nascendo e lavorare ad una cooperazione tra territori, grazie alla quale elaborare una visione davvero strategica della costa toscana, per farla contare di più nel contesto regionale e nazionale, nel rispetto e nel rilancio di quell’idea di democrazia che la nostra Costituzione propugna.
di Rossano Pazzagli e Tiziana Nadalutti (da comune-info.net)