• 13 Settembre 2022

Come funziona il nuovo sistema elettorale?

Domenica 25 settembre si vota per eleggere il nuovo parlamento. Ma come e cosa si vota? Come funzioneranno le nuove aule a numero ridotto? 

di Andrea Degl’Innocenti (da italiachecambia.org)

13 settembre 2022

COME SI VOTERA’?

Fra meno di tre settimane si va a votare ma ho la sensazione che ancora in molti non abbiano chiaro come funziona il sistema attualmente, fra legge elettorale e nuova configurazione del parlamento. Proviamo a fare chiarezza.
Attualmente la legge elettorale è il cosiddetto Rosatellum, che è la stessa del 2018. Il nome deriva dall’allora capogruppo del Partito democratico – la legge è del 2017 – Ettore Rosato, e dall’usanza di usare de latinismi per le leggi elettorali, usanza introdotta inizialmente dal politologo Giovanni Sartori che aveva ribattezzato mattarellum la disciplina elettorale approvata nel 1993 (poi fu la volta dal porcellum, dall’italicum, infine appunto dal rosatellum).

Cambia invece il numero dei parlamentari, che è stato ridotto con un referendum che ricorderete: i deputati passano da 630 a 400, i senatori da 315 a 200.

Come è possibile quindi che la legge elettorale resti uguale nonostante questo grosso cambiamento? Perché – sostengono i costituzionalisti – alla fine si tratta di percentuali, perciò le percentuali di assegnazione dei seggi con il maggioritario e con il proporzionale saranno semplicemente applicate ai nuovi numeri delle camere.

Quindi torniamo sul Rosatellum. È, a detta di molti, un po’ un accrocchio strano che tiene assieme pezzi di sistema maggioritario e pezzi di sistema proporzionale. In pratica circa un terzo dei seggi di Camera e Senato vengono eletti con un sistema maggioritario, in scontri diretti nei collegi uninominali, e i restanti due terzi con un sistema proporzionale.

Provo a spiegarvi ancora un po’ meglio appoggiandomi, come spesso accade in questi casi, alle cose “spiegate bene” del Post. La faccenda è abbastanza complicata. Praticamente il territorio italiano viene suddiviso un certo numero di aree dette collegi elettorali. Il compito di disegnare queste aree è stato affidato a una commissione presieduta da Gian Carlo Blangiardo, che è il presidente dell’Istituto nazionale di statistica (ISTAT), e comprende dieci esperti tra cui professori universitari di statistica, demografia, geografia economica, diritto costituzionale e altri ancora. Il gruppo di esperti ha disegnato i seggi tenendo conto di alcune caratteristiche, tipo una certa coerenza con gli enti amministrativi (regioni, province, comuni), una omogeneità di popolazione e così via.

A complicare il tutto è che essendoci due camere, che eleggono un numero diverso di seggi in parlamento, e che in ciascuna camera una parte viene eletta col sistema maggioritario e un’altra col proporzionale, ci sono 4 cartine dell’Italia ciascuna con un numero differente di collegi.

Alla Camera, dei 400 seggi disponibili, 147 (il 37 per cento) saranno assegnati nei collegi uninominali, ovvero col sistema maggioritario. In pratica in ciascuna circoscrizione ciascun partito o coalizione presenterà un solo candidato. Viene eletto il candidato più votato.

Gli altri 245 seggi (il 61 per cento) saranno assegnati secondo un metodo proporzionale, sulla base di liste compilate dai partiti o dalle coalizioni. Le liste sono “bloccate”: significa che l’elettore dovrà sceglierne una senza poter esprimere la preferenza per uno specifico candidato. I restanti 8 seggi saranno assegnati nelle circoscrizioni estere.

L’assegnazione dei 200 seggi del Senato si baserà sullo stesso principio: 74 seggi saranno assegnati in collegi uninominali, 122 con metodo proporzionale e 4 nelle circoscrizioni estere. La differenza è che alla Camera i seggi assegnati con il proporzionale saranno calcolati sulla base dei voti a livello nazionale, mentre al Senato a livello regionale.

Ma quindi io che vado a votare che mi trovo davanti? In pratica, sulla scheda per la Camera e su quella per il Senato ci saranno tanti riquadri quante sono le forze (coalizioni o partiti da soli) che si presentano in quel collegio, ciascuna con il proprio candidato per l’uninominale. Con la croce sul nome di un candidato si esprime la preferenza per il collegio uninominale, con la croce su un partito tra quelli che lo sostengono – se sono più di uno – si esprime quella per la parte proporzionale. Non è possibile il voto disgiunto: non si può cioè votare per l’uninominale un candidato, e per il proporzionale un partito che non lo sostiene.

Ultimo elemento che vi do: ci sono delle soglie di sbarramento. Per eleggere i deputati, alla Camera, i partiti dovranno ottenere almeno il 3 per cento dei voti su base nazionale, mentre se si presentano in coalizione quest’ultima dovrà ottenere almeno il 10 per cento. Per i senatori invece saranno ammesse alla ripartizione dei seggi anche le liste che otterranno almeno il 20 per cento dei voti su base regionale.

Se non avete ancora le idee chiare al 100% è normale, vi lascio qualche articolo per approfondire.

Qualche considerazione. Ci sono almeno due elementi che in questa situazione favoriscono la coalizione di centro-destra (Lega-FdI-FI):

• Il primo è la questione delle coalizioni, che come abbiamo visto vengono premiate nei collegi uninominali.
• Il secondo, che mi ha suggerito il collega paolo Cignini, è la questione geografica: visto che c’è una densità maggiore di popolazione al Nord, e cisto che le circoscrizioni rispecchiano anche un criterio di popolazione, ci sono più circoscrizioni al Nord, dove i partiti di centrodestra sembrano avere una maggioranza più solida.

È il motivo che ha spinto più volte il segretario del Pd Enrico Letta a definire il Rosatellum la legge elettorale peggiore di sempre. Peccato che sia stata presentata e votata dallo stesso Pd, quando i rapporti di forza sembravano inversi.

L’INCOGNITA DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO

Abbiamo nominato gli italiani all’estero, e il fatto che un certo numero di seggi sia alla Camera che al Senato siano destinati proprio a loro. Nei giorni scorsi come alcuni di voi sapranno ero in viaggio con i miei colleghi e colleghe e Alice Pomiato (in arte Aliceful), che viaggia con noi, mi ha mostrato una cosa che non conoscevo.

Affinché i partiti che partecipano alle elezioni compaiano anche sulle schede per l’estero devono accreditarsi presso le singole ambasciate italiane in quei paesi e ci deve essere anche una raccolta firme di attivisti di quel partito residenti in quel Paese. In questo caso, visto che tutto è successo molto in fretta e perdipiù in estate, in molti paesi diversi partiti più piccoli (tipo i Verdi, Up e altri) non hanno fatto in tempo ad accreditarsi e quindi ai cittadini e le cittadine italiane residenti in quei paesi sono arrivate schede elettorali prive di quei simboli.

COSA DICONO I SONDAGGI

Spiegato come si andrà a votare, due parole su cosa dicono i sondaggi. Gli ultimi sondaggi ufficiali potevano essere pubblicati e diffusi per legge fino a 15 giorni prima delle elezioni. Ovvero venerdì 9 settembre.

I risultati di quegli ultimi sondaggi mostrano un proseguo dei trend già in atto nelle scorse settimane: una ulteriore crescita di Fratelli d’Italia rispetto al Partito Democratico con Fratelli d’Italia che avrebbe almeno 4 punti di vantaggio sul PD. Secondo quelli più accreditati (IPSOS, Demos) la situazione all’incirca vede Fratelli d’Italia al primo posto col 25,1 per cento dei consensi, in aumento di due punti rispetto a fine luglio. Il PD, secondo in calo, con circa il 20%. Il Movimento 5 Stelle (con quasi il 15%) avrebbe superato la Lega (con quasi il 13%) cosa che secondo l’aggregatore di sondaggi di YouTrend non succedeva dal 2018.

Tutti gli istituti ritengono poi che una quota significativa di elettori sia ancora indecisa o che deciderà all’ultimo se votare o meno: sono movimenti che potrebbero spostare diversi punti percentuali da qui al 25 settembre.

Seguirebbero FI con l’8%, il terzo polo Renzi Calenda con il 7, i Verdi e Sinistra Italiana con il 3,5.

Due riflessioni anche su questo: la prima è che i sondaggi spesso non ci azzeccano, ma non tanto perché siano fatti male (forse in parte lo sono anche, non lo so), ma perché fotografano le intenzioni di voto in un certo istante, ma spesso tante cose succedono proprio negli ultimi giorni. Ad esempio c’è spesso una tendenza a premiare chi è già dato in vantaggio, da parte degli indecisi.

Altra riflessione: nessuno sembra interrogarsi sugli indecisi. Ad oggi indecisi e astenuti sono dati ad oltre il 40%. Solo che indeciso/astenuto non vuol dire niente. Possibile che a nessuno interessi perché una persona è ancora indecisa o – ancor più – ha già scelto di astenersi? Gli indecisi sono più a destra o a sinistra, che sensibilità hanno, cosa gli piace fare? Mi piacerebbe vedere un sondaggio qualitativo che va a capire come mai tante persone scelgono di non scegliere, e quale alternativa manca perché vadano a votare. Secondo me avremmo un sacco di sorprese.

E il fatto che a nessun partito interessi mostra ancora una volta una politica (in tutti gli schieramenti) che è interessata al risultato immediato, al qui e ora, e se ne sbatte degli interessi profondi, le convinzioni, i valori dei cittadini-elettori. Una politica molto poco lungimirante, direi.

UN CONSIGLIO PER GLI INDECISI

Concludo la puntata, o meglio la parte della puntata dedicata alle elezioni, con un consiglio non richiesto per gli indecisi. Se volete andare a votare, ma proprio non sapete chi scegliere, il mio consiglio è studiarvi i candidati dei vostri collegi. Alla fine, vista la pochezza generale, potrebbe essere utile puntare sulle persone e quindi premiare candidati che al di là dello schieramento, hanno a cuore (faccio un esempio che vale per me) ad esempio le questioni ecologiche, climatiche, ambientali, sociali. E la cui storia lo dimostri, in qualche modo.

So che è una rottura di scatole in più, ma aumentano le probabilità di esprimere un voto utile (utile per davvero).

FONTI E ARTICOLI

#Rosatellum
Il Post – Con che legge andremo a votare

#collegi elettorali
Il Post – Come funzionano questi collegi elettorali

#sondaggi
Il Sole 24 Ore – Elezioni, voto già in corso per 6 milioni di italiani all’estero: ecco tempi e modalità. Il rischio brogli
il Post – Cosa dicono gli ultimi sondaggi pubblicabili prima delle elezioni

di Andrea Degl’Innocenti (da italiachecambia.org)

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