Confronto di idee
Prospettiva olivicoltura nel nostro territorio
di Pasquale Di Lena
11 ottobre 2022
Larino è Città dell’Olio, anzi la culla dell’Associazione Nazionale, che oggi conta oltre 420 comuni (8% meno di 5mila abitanti).
Un’Associazione che, sin dalla sua nascita ha aperto una finestra sull’Olivicoltura Nazionale che, già negli anni ’90, stava perdendo primati nei confronti della Spagna. Tante le iniziative a mantenere alta l’immagine di un comparto primario della nostra agricoltura, la coltura arborea più estesa nel nostro Paese (allora 1,5 milioni gli ettari di superficie coltivati ad olivo in Italia, da quest’anno sotto un milione di ettari). Un comparto dominato dall’industria, nonostante la presenza di tante associazioni, cooperative e consorzi, che hanno il demerito di non aver dato all’olivicoltura italiana quella programmazione che le spettava prima e più di ogni altro comparto della nostra agricoltura. Se l’industria non ha avuto (ci ha provato) lo stesso potere nel comparto vitivinicolo, lo si deve principalmente al D.p.r. 930 del 1963, apparso sulla Gazzetta ufficiale con la firma di un molisano, allora sottosegretario MAF, Sen. Giacomo Sedati.
Il riconoscimento della qualità e della diversità, due caratteri espressi primariamente dall’origine, il Territorio, è stato l’elemento vincente della produzione sulla trasformazione e commercio del vino, decisivo per l’immagine e il successo che da anni i grandi vini Docg, Doc e Igt o, anche, Dop e Igp vivono nel mondo. Lo scorso anno l’Italia è stata superata dalla Grecia in quanto a produzione, scendendo dal secondo al terzo scalino. Non credo che quest’anno, visto come è iniziata la raccolta, verrà modificata la sua posizione.
La breve premessa da me fatta all’incontro che c’è stato questa mattina nella saletta convegni della 279° Fiera di Ottobre, allestita all’interno del padiglione di quel grande momento di scambio che è stato, nel tempo della transumanza e della grande agricoltura. La Fiera di Ottobre, evento a carattere nazionale, riportato sui libri scolastici, che, dopo la sua chiusura, dava il via alla raccolta delle olive e all’apertura dei 20 è più frantoi operativi fino agli anni ’50/60, gli anni della grande fuga al Nord Italia e Nord Europa, e, soprattutto in Canada.
Poi la parola a Antonio De Cristofaro, professore emerito dell’Università del Molise, estensore del progetto “Distretto del Cibo – Olio Evo Moliisano”, voluto dal Dr. Luigi Di Majo (Presidente del Consorzio), che, una volta realizzato, darà al Molise altri 10mila ettari oliveti da aggiungere agli attuali 14mila, rafforzando ancor più il suo primato di coltura arborea più estesa sul territorio regionale, fonte di 19 oli derivati dalle 19 varietà attualmente riconosciute, che sono fonte di bellezza paesaggistica, di storia e di cultura, di antiche tradizioni e, ancor più con l’insieme dell’agricoltura, fonte di cibo, la sola energia rinnovabile vitale al pari della biodiversità.
Temi ripresi e sviluppati dal prof. De Cristofaro con una panoramica sulla realtà dell’olivicoltura mondiale, ormai estesa su tutt’e cinque i continenti, e, in particolare, sulle forme di allevamento (dal tradizionale all’intensivo e superintensivo) illustrando nei particolari i pro e i contro.
Un tema da me ripreso per illustrare le ragioni di una visione diversa, le stesse riferite all’agricoltura industrializzata, che la Fao, l’organismo dell’Onu con sede a Roma, che si occupa di agricoltura e alimentazione a livello mondiale, ha dichiarato fallita e distruttiva dei valori e delle risorse del territorio. Uno sviluppo, tutto all’insegna della globalizzazione e del dio denaro, che sono la gran parte delle cause che hanno portato all’abbandono delle piccole e medie aziende, a partire da quelle delle aree interne, che, con il clima sempre più malato, sono un pericolo per le aree litoranee e le Marche, con Senigallia, solo un esempio che, purtroppo, si ripeterà in altre realtà.
A chiudere l’incontro uno scambio di idee dei relatori con il sindaco della Città frentana, Dr, Giuseppe Puchetti, e il consigliere di maggioranza, Prof. Antonio Vesce, che ha spostato il discorso sulla necessità di bloccare il pericolo dei pannelli solari a terra, par affermare il primato del cibo, che – solo per ricordarlo – è un atto agricolo e l’espressione alta della Sovranità alimentare, cioè di un nuovo tipo di sviluppo che vede i produttori, i piccoli esercenti e i consumatori i veri e soli protagonisti.
di Pasquale Di Lena