• 8 Novembre 2022

Terremoto anno ventunesimo

Lettera aperta per ravvivare la speranza indignata, pubblicata sull’ultimo numero de “La Fonte”

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

 8 novembre 2022

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Scrivere ancora di terremoto e di mancata ricostruzione dopo 20 anni dal sisma che ha lesionato muri e coscienze provocando trenta morti a San Giuliano di Puglia, un centinaio di feriti e tremila sfollati può sembrare addirittura paradossale. Né ci consola che sia accaduto di peggio nel Belice (1968) o nell’Irpinia (1980), per non parlare dei cataclismi più recenti che aspettano ancora l’intervento massiccio dello Stato che puntualmente è latitante, dopo le dovute lacrime di coccodrillo iniziali.

Ci ferisce profondamente la sentenza emessa dai giudici per il sisma del 2009 a L’Aquila che decreta il concorso di colpa per le vittime sepolte sotto le macerie. Sono stati condannati i morti per non aver schivato i cedimenti strutturali, colpevoli di essersi fidati di uno Stato che li invitava a rimanere a casa perché erano solo scosse di assestamento. Trovammo altrettanto iniqua la sentenza per il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia che ne addossò la colpa al Comune e ai tecnici relativizzando il fattore terremoto. Che la giustizia colpisca quasi esclusivamente i più deboli è un dato di fatto, basta vedere le pretese del fu cavaliere Berlusconi per mettere le mani sul ministero della giustizia che da sempre usa al suo servizio. Siamo all’assioma che per le leggi attuali il delinquente ricco è ricco mentre il delinquente povero è delinquente!

Torniamo al terremoto del 2002, ormai dimenticato dalle istituzioni preposte, che in verità non fecero mai un granché, se non la puntuale manifestazione del 31 ottobre a San Giuliano di Puglia, dove è possibile vedere le più diverse livree tutte abitate da facce di circostanza. Si sono succedute quattro legislature regionali più una interrotta e tre presidenti della giunta, in quanto uno reiterò il mandato, fu dilapidato molto denaro, furono fatte diverse cattedrali nel deserto, non si diede futuro agli abitanti dei 14 comuni particolarmente colpiti. La speranza indignata sta diventando lucignolo fumigante.

Perché il Molise non abbia il colpo di grazia finale con le prossime elezioni regionali – c’è sempre chi ventila macro-regioni o annessioni di territori o capitolazioni per cambiare la geografia politica – noi ci stiamo attivando per creare un’alternativa credibile perché continuiamo a credere in un futuro possibile, rispettoso dell’ambiente e delle potenzialità che la nostra regione può ancora esprimere. Chiediamo però discontinuità col passato perché quanti sono stati corresponsabili di questo fallimento a livello di ricostruzione, di sviluppo, di malasanità, non tornino, sotto mentite spoglie, atteggiandosi a salvatori della patria, con ricette preconfezionate. Chi ha sbagliato strategia, per incapacità o per calcoli opportunistici, deve tornare a casa e fare altro. Una buona volta. Questo sarà possibile se tutti noi smetteremo di essere parte del loro pacchetto di voti, sempre pronti a seguirli allo schioccare delle dita, al fischio di richiamo, alle vacue promesse clientelari. Un progetto nuovo esige persone nuove! Una sfida certo non facile perché bisogna andare controvento. Dopo il cappotto a livello nazionale che ha visto eleggere nel Molise quattro su quattro parlamentari di destra bisogna mettere da parte gli interessi di bottega, coalizzarsi intorno ad un progetto e trovare una persona capace di guidare una coalizione che si presenta non per vincere ma per governare una regione che ha ancora tante potenzialità inespresse.

A livello nazionale emerge già la pochezza di una destra incapace di rinnovarsi, a corto di idee e di persone, tanto che ha dovuto riesumare ben 11 ministri già partecipi di precedenti fallimenti. Hanno vinto, più che per merito loro, per demerito di una pletora di sigle di sinistra, o sedicente tale, spocchiosa e incapace di un progetto unitario volto al bene del Paese. Se la destra procede all’insegna di “Dio, patria e cognati”, nella presunta sinistra i gruppi sono così ristretti che i maschi non hanno trovato di meglio che proclamare: “proletari di tutto il mondo votate le nostre signore” per il giusto ricongiungimento delle famiglie in parlamento! E così anche una donna originaria di Bonefro si ritrova deputata per essere moglie di… un capobastone. Non è perlomeno strano il fatto che le destre, affette da machismo, abbiano una leader donna, che però pretende di essere chiamata al maschile, e che le sinistre, che predicano la parità, non diano spazio alle donne nei centri di potere?

Ci attende una lotta a oltranza perché nel Molise finalmente qualcosa cambi; perché, a livello nazionale, i diritti acquisiti con anni di impegno non vadano cancellati dalla logica integralista e bigotta dei nuovi governanti che vorrebbero tornare ad imporre in pubblico quello che loro rinnegano in privato; perché cessi la guerra in Ucraina al più presto. Non saranno le armi a decretare ragioni e torti e chiunque non chiede l’immediata fine della guerra è connivente con i commercianti di armi che ingrassano con il sangue dei poveri. Riusciremo a pretendere dagli Stati Uniti, perennemente guerrafondai per lo sviluppo della loro economia, che abbandonino la colonia Europa giacché siamo in grado di gestirci da soli?

Seminiamo in autunno per raccogliere in primavera!

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

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