• 14 Novembre 2022

Venafro e l’urbanistica borbonica

Se dovessi scegliere una città molisana degna di entrare a far parte della storia dell’urbanistica, non esiterei a indicare Venafro.  I pochi a non averlo capito probabilmente sono solo gli amministratori della città

di Franco Valente – fb

14 novembre 2022

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Venafro ha una serie di peculiarità che la rendono particolarmente interessante.
A cominciare dal suo impianto cardo-decumanico di epoca repubblicana.

Se all’alba del 21 giugno ci mettiamo con le spalle alla chiesa del Carmine, vediamo il sole sorgere sulla Torre del Mercato.
Se al tramonto dello stesso giorno ci mettiamo con le spalle allo spigolo della Torre del Mercato, vediamo tramontare il sole sulla Chiesa del Carmine.
In che giorno e in che anno fu tracciata la prima linea della città di Venafro?
Il giorno presumibilmente fu il 21 giugno, solstizio d’estate.
L’anno potremmo stabilirlo intorno al 270 prima di Cristo. Qualche anno prima che venisse fondata Isernia dalla Colonia Latina del 263 a.C..
Circa 20 secoli dopo furono gli architetti di Fernando di Borbone che intorno al 1771, sull’impianto romano, di assoluta perfezione astronomica, operarono una trasgressione formale che costituisce un unicum nel panorama urbanistico regnicolo. 
Ferdinando di Borbone era nato a Napoli il 12 gennaio 1751. Morì a Napoli il 4 gennaio 1825.
È stato re di Napoli dal 1759 al 1799, dal 1799 al 1806 e dal 1815 al 1816 con il nome di Ferdinando IV, nonché re di Sicilia dal 1759 al 1816 con il nome di Ferdinando III.
Durante il suo regno rivolse particolare attenzione alla città di Venafro. 

I campanili di Cristo e dell’Annunziata
Il campanile di Cristo è solo in apparenza estraneo alla chiesa dell’Annunziata. In realtà vi è legato in maniera inscindibile formando un complesso intreccio di episodi visuali che costituiscono quell’elemento che determina poi il carattere di tutto il centro antico in cui intervengono i due campanili, ora isolatamente, ora insieme, rimandando l’osservatore dall’uno all’altro, perché si pongono sempre come elementi di riferimento su tutto l’abitato.
La particolare e casuale posizione fortemente condizionata dal preesistente impianto urbanistico romano, offrì così lo spunto nel XVIII secolo per operare una ricucitura formale a scala urbana. Una vera e propria riunificazione simbolica di funzioni liturgiche legate alla distribuzione dei Sacramenti che in origine si tenevano tutte nella Cattedrale.
Per ottenere un quadro prospettico di grande effetto fu privilegiato l’asse proveniente da Roma, esterno alla città, che avrebbe permesso di utilizzare il particolare posizionamento delle due chiese rispetto all’asse visivo naturale.
Infatti, per chi percorre tale via, per un buon tratto i due campanili sembrano appartenere alla stessa chiesa apparendo come elementi laterali alla facciata dell’Annunziata e formando con essa un complesso unitario emergente, quasi in opposizione dell’emergenza del castello che sovrasta con la sua mole tutto l’abitato.
Questo accadeva nella seconda metà del Settecento.

di Franco Valente – fb

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