Riappropriarsi del diritto alla salute
Il Forum per la Sanità Pubblica del Molise ha prodotto incontri allargati, assemblee e moltissimi documenti di analisi sulla grave situazione dei servizi sanitari nella regione cercandone le cause e le responsabilità
di Umberto Berardo
28 novembre 2022
Dopo diverse manifestazioni e incontri di riflessione organizzati sul territorio del Molise da parte di singoli o di associazioni di volontariato, già dal 2013 un gruppo di soggetti operanti nel settore della sanità e dell’informazione ha iniziato a vedersi a Campobasso in confronti abbastanza allargati sul tema della situazione sanitaria in regione.
Questo lavoro ha condotto nel 2016 alla fondazione del Forum per la Sanità Pubblica del Molise che si è avuta con l’approvazione dell’Atto Costitutivo e con l’elezione del Consiglio direttivo, del Presidente e delle altre cariche previste.
Il Forum ha subito prodotto incontri allargati, assemblee e moltissimi documenti di analisi sulla grave situazione dei servizi sanitari nella regione cercandone con meticolosità e con puntuali documentazioni le cause e le responsabilità soprattutto di natura politica che hanno determinato gravi danni per la salute dei cittadini a causa della mancanza di adeguati Livelli Essenziali di Assistenza le cui gravi carenze si sono trascinate per anni grazie ad atteggiamenti omissivi negli impegni o ad errori da parte delle classi dirigenti che hanno prodotto un debito sanitario con il conseguente commissariamento della sanità regionale da parte del governo nazionale.
Contestualmente è iniziato un lavoro di elaborazione e di proposte operative, ma anche un’opera di coscientizzazione dell’opinione pubblica sul tema della sanità e della sua riorganizzazione giungendo a quella grande manifestazione pubblica del 18 maggio 2016 a Campobasso che ha visto alcune migliaia di persone sfilare contro i provvedimenti regionali e nazionali chiedendo il ritorno a una sanità pubblica di qualità con servizi di eccellenza sul territorio nella medicina preventiva e curativa di base come nelle strutture ospedaliere.
Quel pomeriggio l’osservazione di Piazza Municipio stracolma a Campobasso ha convinto tanti che potesse crearsi davvero un movimento largo di lotta in regione per opporsi alla deriva neoliberista che da tempo tentava di orientare i servizi sanitari verso una privatizzazione che continua purtroppo ad essere cercata con una contrazione graduale ma sistematica e sempre più pesante delle strutture e delle prestazioni nel pubblico alcune delle quali vengono cedute in convenzione ai privati ai quali tuttavia non si è mai pensato di affidare anche compiti di emergenza e urgenza.
L’unità di azione del Forum per la Difesa della Sanità Pubblica di Qualità del Molise si è poi rotta per motivazioni di ordine personalistico, metodologico, operativo e politico che hanno generato frizioni e divisioni soprattutto in ordine alle strategie da porre in essere per la difesa del diritto alla salute dei cittadini molisani.
La frammentazione dei comitati che ne è seguita sul territorio è stata deleteria per la causa intrapresa anche perché, nonostante siano stati espletati dei tentativi, non vi è stata la possibilità di ricreare un’unità di intenti e di azione.
A livello nazionale e locale chi di dovere non solo non ha dato ragione del debito sanitario regionale ma neppure delle scelte inconcepibili compiute nell’organizzazione dei servizi di assistenza in particolare durante il periodo della pandemia nel quale si è operato senza riuscire a pensare e porre in essere un piano per la difesa dal Covid che avesse davvero efficienza.
Ancora oggi d’altra parte non esiste in Molise al riguardo un centro attrezzato sebbene di proposte in merito ce ne siano state diverse.
I risultati nel numero delle vittime sono stati pesanti e il Comitato Dignità e Verità Familiari Vittime Covid ancora aspetta chiarimenti sulle cause che hanno determinato un così alto numero di morti.
Ora l’inefficienza e i tempi di attesa per le prestazioni soprattutto in ordine alle malattie tempo dipendenti stanno creando problemi molto seri ai cittadini che ovviamente non si sentono più sicuri nella tutela della propria salute anche perché gli stessi servizi relativi in convenzione, per usare un eufemismo, non sono organizzati attualmente nel migliore dei modi.
Questo ha determinato una mobilità passiva elevatissima come emerge dagli ultimi dati del Ministero relativi al 2020.
Da un’assemblea del 17 novembre 2022 organizzata dall’Associazione Italiana Ospedalità Privata del Molise (Aiop) è stato diramato un documento in cui si esprimono, più sui dati finanziari che sull’efficienza dei servizi, quelle che vengono definite le verità degli operatori della sanita privata in Molise.
Provo ad esprimere in merito delle idee augurandomi che si esca dai toni delle contrapposizioni sterili a distanza e si ricerchi con pacatezza, sia pure nell’affermazione decisa delle proprie convinzioni, la via del confronto a viso aperto affidando le linee programmatiche dei piani sanitari a decisioni che siano capaci di coinvolgere la più ampia partecipazione della popolazione alla quale la Costituzione affida la sovranità nelle decisioni sulla tutela dei diritti.
Sono persuaso che nessuno possa negare la libertà imprenditoriale anche nel settore della sanità purché essa sia esercitata con fondi propri senza toglierne all’assistenza pubblica che deve avere sue strutture efficienti e qualità massima su tutto il territorio nazionale essendo l’unica a coprire interamente i bisogni della collettività con ogni tipo di prestazione.
Sono altrettanto convinto che alle polemiche occorra sostituire, come accade già in tante persone impegnate in tale direzione, il confronto e l’elaborazione di idee per un piano sanitario concreto ed efficiente perché un diritto come quello alla salute sia garantito nel migliore dei modi.
Sicuramente gli imprenditori privati creano circuiti di sviluppo economico e di conseguente occupazione che nessuno può e deve ignorare.
Fondi per l’assistenza convenzionata possono a mio avviso essere erogati solo dopo aver garantito il servizio pubblico di assistenza per assicurare una tutela generalizzata della salute a tutti controllando che non avvenga alcuno sforamento del budget sanitario in favore delle strutture private.
Credo non si possa disconoscere che sul piano della ricerca e dell’assistenza le strutture private talora offrano servizi importanti che tuttavia servono bacini territoriali limitati obbligando cittadini di altre aree a una mobilità talora davvero difficile e costosa.
Insistere allora per una sanità pubblica di qualità diffusa in Italia su tutto il territorio nazionale con le stesse prestazioni per una tutela della salute significa assicurare a tutti lo stesso diritto senza la necessità dei viaggi della speranza.
Dovrebbe risultare del tutto evidente che in tale ragionamento non vi è nulla di ideologico, ma solo il buonsenso realistico di chi è vicino alle esigenze sacrosante della popolazione e in particolare di quella meno abbiente.
È mia convinzione profonda che un tale diritto alla salute debba avere una prevalenza assoluta rispetto a qualunque altra esigenza.
Penso si tratti di un concetto elementare che non nega nella maniera più assoluta il diritto ad esistere delle strutture private, ma dà prevalenza assoluta alla creazione di una rete di assistenza che assicuri i L.E.A. in maniera diffusa soprattutto per quanto riguarda le prestazioni dell’emergenza-urgenza.
La modalità fondamentale per raggiungere un tale obiettivo è quella di rivedere radicalmente il Decreto Balduzzi e di riportare allo Stato la gestione del servizio sanitario che con l’attuale conduzione di livello regionale presenta in tutto il Paese, ma soprattutto nell’intero Mezzogiorno e particolarmente in Molise, fattori di criticità tali che ci hanno visto nel 2021 al penultimo posto per le performance raggiunte.
I Piani Sanitari Operativi posti in essere ormai da un ventennio, il fallimento degli stessi commissari ad acta, le recenti posizioni dell’Aiop Molise e i contrasti tra i vari Comitati di base nascono sicuramente dai disegni verticistici delle classi dirigenti, ma anche dalla mancata volontà di confrontarsi positivamente e di creare una commissione paritetica costituita da esperti di ogni componente sanitaria, politica e sociale per tentare di studiare i problemi più urgenti della sanità regionale e avanzare per essi delle proposte di soluzione condivise portandole all’attenzione dell’opinione pubblica.
Le tantissime assenze del Commissario ad Acta, della dirigenza Asrem, dei vertici delle strutture private, delle categorie interessate, di politici, sindaci e cittadini regolarmente invitati alla seduta monotematica in adunanza pubblica sulla sanità convocata qualche giorno fa dal sindaco di Isernia è l’ennesima dimostrazione di questa assenza di interesse e impegno per riappropriarsi di uno dei diritti fondamentali.
Le questioni urgenti e ancora irrisolte sono l’azzeramento del debito sanitario e la riorganizzazione della sanità pubblica nelle strutture, nei servizi, nel potenziamento del personale e nella conduzione manageriale, tutti aspetti che andrebbero affrontati con la massima urgenza.
Su questo occorre chiamare in causa le classi dirigenti nazionali, regionali e i sindaci perché indirizzino la loro attenzione su taluni aspetti urgenti dei servizi sanitari che sono davvero in una difficoltà paurosa.
Ancora oggi come in passato non ho fiducia sull’efficacia delle sole azioni legali o sull’impegno dei partiti che in tale direzione sono stati tutti una delusione davvero cocente.
D’altronde quale affidamento puoi dare alla politica quando nel Programma di Stabilità di un governo di unità nazionale come quello di Draghi il Fondo Sanitario Nazionale prevede progressivamente nei prossimi tre anni un decremento crescente di milioni di euro e nella nuova legge di bilancio alquanto iniqua del nuovo governo Meloni comprendi che per il 2023 dei due miliardi stanziati tre quarti copriranno le spese del caro energia per le bollette degli ospedali e il resto non sarà sufficiente neppure per gli aumenti dei costi dovuti all’inflazione?
Ancora una volta la sanità viene dimenticata perché non si vogliono reperire le risorse cercandole nell’evasione fiscale che dagli ultimi dati relativi al 2019 ammonta a ben 86,6 miliardi che nessuno vuole davvero recuperare.
Di fronte a tali regressi nella disponibilità di risorse per la sanità nella Legge Finanziaria è chiaro che il fantomatico “Decreto Molise” rischia di essere l’ennesimo specchietto per le allodole.
Chi deve attivarsi allora a mio avviso sono i cittadini che hanno la necessità di acquisire coscienza sulla desertificazione demografica del Molise e sul ritorno dei suoi giovani all’emigrazione dovuti entrambi certo alla mancanza di lavoro, ma anche a un’assenza di servizi che impediscono a molti di continuare a vivere dove vorrebbero.
Alcuni comitati e associazioni stanno organizzando delle assemblee pubbliche sul tema in diversi Comuni, ma quello che occorre fare è portare avanti un’azione di studio e analisi con proposte aggiornate da avanzare sui servizi sanitari in regione contestualmente a una mobilitazione permanente sulla rivendicazione della garanzia concreta del diritto alla salute al quale davvero nessuno deve poter rinunciare.
Solo con un tale impegno di cittadinanza attiva, costruito sul lavoro razionale, efficace e lontano dalle azioni istintive o indirizzate a una platealità da vetrina si potranno ottenere risultati per una qualità di vita decente dei cittadini che dia speranza di futuro sulla nostra terra.
di Umberto Berardo