Oggi festa di Sant’Antonio Abate
Anche Sant’Antonio si innamorò del porco. Nel Molise in suo onore ce lo mangiamo. A Campobasso, sabato 21, si parlerà dei miracoli di S. Antonio
di Franco Valente – fb
17 Gennaio 2023
IN OCCASIONE DELLA FESTA DI S. ANTONIO ABATE SIETE TUTTI INVITATI
nella chiesa più bella di Campobasso per rivedere con altri occhi e sentire con altre orecchie storie poco conosciute di uno dei santi più amati nel Bacino Mediterraneo.
SABATO 21 GENNAIO 2023, ALLE ORE 11 DELLA MATTINA
Parleremo dei miracoli di S. Antonio, dei capolavori custoditi nella chiesa, dei significati della sua architettura.
È una iniziativa della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali del Molise, presidente Isabella Astorri.
Da noi, quando ci si innamora di una cosa brutta, ci si giustifica dicendo: “Anche sant’Antonio si innamorò del porco”
Qui, nel Molise come in ogni parte del mondo, il porco ce lo mangiamo.
Qualcuno ringrazia S. Antonio.
Sant’Antonio è uno dei santi più importanti del Mediterraneo e attorno a lui le leggende si sono sommate alla sua storia vera.
La prima vita di S. Antonio è scritta da Atanasio, vescovo di Alessandria d’Egitto, suo contemporaneo (IV secolo).
La vita viene tradotta in latino da Evagrio nel 374 e si diffonde la sua fama.
LA STORIA
Antonio nato intorno al 250 d.C., muore all’età di 105 anni.
Di famiglia copta, nobile e ricca è rispettoso verso i genitori. Vende tutto per i poveri. Fa vita solitaria nel deserto. Tormentato dal diavolo che gli appare sotto varie forme. Molti monaci lo seguono presso il monte Pispir. Si diffonde la fama di taumaturgo. Finisce la sua vita nella Tebaide, deserto verso il mar Rosso.
Suo contemporaneo è S. Paolo eremita (vita scritta da S. Girolamo nel 375). Vivono anche insieme e un corvo porta loro da mangiare. Prima di morire Paolo dona ad Antonio il suo mantello fatto di foglie di palma.
Antonio, avvolto nel mantello, viene sepolto dai monaci in luogo che rimane sconosciuto.
LA LEGGENDA
Ritrovamento e traslazione delle reliquie.
Teofilo, vescovo di Costantinopoli, sogna l’arcangelo Gabriele che rivela la regione dove è sepolto Antonio. Parte la spedizione che passa per Gerusalemme, Betlemme, Alessandria fino al deserto egiziano.
I monaci non sanno il luogo esatto della sepoltura.
Appare di nuovo l’arcangelo Gabriele che rivela il luogo. S. Antonio appare nelle nuvole. Due leopardi scavano e trovano le ossa. Le riconoscono perché avvolte nel mantello di foglie di palma.
Durante il viaggio di ritorno cinque lebbrosi vengono guariti, tre uomini dilaniati sono resuscitati, Daniel viene esorcizzato. Effron, figlio del signore di una città, ingiustamente impiccato, viene salvato. Teofilo viene bloccato ad Alessandria da quaranta soldati che non riescono a trattenerlo. Arriva a Costantinopoli e le reliquie, messe in una cassa di avorio, vengono custodite dai due leopardi. La leggenda di Teofilo è del XII-XIII secolo.
La fama si diffonde in Occidente e le reliquie vengono trasferite nel Delfinato nel sud della Francia nel 1083 ad opera di Jocelino, nel monastero benedettino di Montmajour (Arles). Nel XII secolo nasce la comunità laica degli “Ospedalieri” di S. Antonio che accolgono i pellegrini che vengono per i miracoli. Otto compagni sono raccolti dal nobile Gastone il cui figlio è guarito da Antonio che gli appare.
IL TAU
Gli Ospedalieri hanno come simbolo il TAU, il bastone della potenza (S. Antonio aveva resuscitato un morto che credeva addormentato presso la porta della sua cella).
Costruiscono una propria chiesa nel 1181. Si oppongono i benedettini. Il movimento degli Ospedalieri si diffonde rapidamente in tutta Europa. Benedettini e antoniani litigano per la spartizione delle offerte a Montmajour.
Bonifacio VIII li autorizza a costituirsi in congregazione agostiniana. È la vittoria degli Antoniani che diventano potentissimi anche economicamente e si prendono le reliquie previo esborso di grandi somme. I benedettini mettono in dubbio di aver consegnato il corpo di S. Antonio.
Finalmente si scopre che il sepolcro degli Antoniani era vuoto. Il papa obbliga i benedettini a trasferire il corpo di S. Antonio in un’altra chiesa di Arles. Per chiudere tutto il papa Alessandro VI nel 1495 scioglie il monastero benedettino.
Nel privilegio di Bonifacio VIII del 1297 si fa riferimento all’antica consuetudine di allevare maiali.
LA SCROFA
La leggenda della scrofa dai maialini ciechi e senza gambe.lfonso Buenhombre, domenicano, nel XIV secolo racconta che Antonio fu traslato miracolosamente a Barcellona davanti al palazzo del re arabo. Si presenta davanti a lui una scrofa con un maialino in bocca che come gli altri maialini partoriti era cieco e senza le gambe anteriori. Antonio guarisce i maialini. Il re lo viene a sapere e chiama Antonio per guarirlo dalla sua malattia. Il re viene guarito e si converte con la sua città al cristianesimo.
IL TINTINNABULUS (Campanello)
E l’elemento di riconoscimento dei maiali di S. Antonio che non possono essere toccati anche se in libertà.
LA FIAMMA
L’ignis sacer (il fuoco della pelle) viene guarito da S. Antonio. L’ignis sacer viene assimilato al fuoco dell’inferno.
di Franco Valente – fb