Come sarebbe una società senza denaro?
Immaginate una società in cui l’economia si basi sul libero accesso e non sull’acquisto di beni e servizi. Un modello dove volontariato e condivisione sostituiscano avidità e competizione. Il thriller solarpunk di Colin R. Turner ci aiuta a capirlo
di Veronica Tarozzi
23 Gennaio 2023
S’intitola F-Day – il risveglio dell’uomo e si tratta di un romanzo fuori dal comune, che ci aiuta a immaginare un mondo altrimenti inimmaginabile per la maggior parte di noi – non più fondato sulle logiche del profitto e della competizione, organizzato in società senza denaro – e lo fa attraverso una storia avvincente, che tiene la lettrice e il lettore col fiato sospeso fino all’ultima pagina. La scommessa è quella di poter arrivare a creare nuovi immaginari collettivi, coinvolgendo anche persone che non si sono mai interessate prima d’ora a temi di questo genere, in quanto si tratta di una lettura appassionante, ricca di scenari inaspettati.
La casa editrice vuole però testare l’interesse del pubblico prima dell’effettiva pubblicazione; in altre parole, si tratta di un libro che verrà stampato e distribuito in tutta Italia, solo se raggiungerà l’obiettivo finale della campagna di crowdfunding: quello di 200 copie pre-ordinate. Ha già superato il 60% , ma restano ancora pochi giorni per permettere a questo progetto ambizioso di raggiungere gli scaffali di una libreria.
Abbiamo intervistato per voi l’autore Colin R. Turner.
Com’è iniziato il percorso che ti ha poi portato a scrivere questo libro?
Ho sempre pensato che potessimo fare di meglio. Quando ero giovane e appresi per la prima volta degli effetti dell’inquinamento sul nostro pianeta, non riuscivo a capire come avessimo potuto permettere che ciò accadesse. Più tardi, crescendo, cominciai a riflettere anche su quanto fosse malsano un sistema lavorativo basato sul ricatto monetario. Come per tutti i creativi, anche per me era difficile guadagnare facendo le cose che amavo, quindi mi risolsi a pensare che per avere successo nella vita, avrei dovuto rinunciare ai miei sogni e alle mie idee e lavorare per qualcun altro. Trovai però il compromesso del lavoro autonomo, in cui potevo almeno fare parte di ciò che amavo, mentre guadagnavo soldi. Nonostante ciò, non riuscii mai a raggiungere la stabilità economica.
Come si evolvette il tuo rapporto con il mondo dell’economia?
Nel 2010, quando sentii parlare per la prima volta di The Venus Project e di un mondo post-monetario, rimasi molto impressionato. Risuonava in me su più livelli, potendo potenzialmente risolvere problemi quali la povertà, l’avidità e la distruzione ambientale. Fu così che la mia vena creativa mi portò a perseguire questo filo di pensiero e anche ad apportare alcune nuove idee. Nel 2011 creai The Free World Charter (o Lo Statuto del Mondo Libero), un documento che delinea alcuni parametri base per questo nuovo tipo di società, diventando virale e attirando molte migliaia di sostenitori da tutto il mondo. Ho anche realizzato numerosi video e scritto molti contenuti sull’argomento, negli anni successivi.
Ma ovviamente l’idea era, ed è tuttora, difficile da comprendere e accettare per la maggior parte delle persone. Sentivo bisogno di esplorare nuovi modi per aiutare le persone a visualizzarla meglio. Dato che stavo già scrivendo molti contenuti online, un giorno un amico che mi seguiva mi suggerì di scrivere un libro: qualcosa che non mi era mai venuto in mente prima di quel momento. E così pensai che non avrei potuto fare di meglio che descrivere una transizione immaginaria da questo mondo a un mondo post-monetario.
Non solo avrei potuto descrivere come potrebbe essere quel mondo, ma avrei anche potuto creare un resoconto plausibile su come arrivarci, qualcosa che quasi tutti continuavano a chiedermi quando venivano introdotti all’idea: “Come si arriva da qui a lì?”. E quindi F-Day è la storia di come potremmo andare da “qui a là” e di come appare quel “là” in un’opera narrativa in stile thriller. Ovviamente non è un modello, ma spero possa essere quel trampolino per fare un salto oltre le proprie convinzioni, mentre ci si intrattiene.
Il libro aiuta il lettore a immaginare un sistema socio-economico radicalmente diverso, basato su un’ “economia del libero accesso”: come spiegheresti in poche parole questo nuovo paradigma?
L’economia del libero accesso è basata su una società che ha accesso libero a beni e servizi. Non ci sono cartellini del prezzo, nessun mercato, nessuna occupazione e nessuna bolletta. Tutto è fornito senza precondizioni, la condivisione delle risorse e il volontariato sostituiscono il commercio nella consapevolezza che quando tutti contribuiscono, tutti ne traggono beneficio. Si tratta di insegnare alle persone modi ottimali di comportarsi in un ambiente e in una comunità condivisi con gli altri esseri viventi, cosa che attualmente non facciamo perché la nostra società capitalista è, per impostazione predefinita, basata sull’individualismo e sulla massimizzazione del vantaggio personale.
Se un’economia del libero accesso potesse dimostrare di migliorare la vita di tutti gli esseri viventi e del pianeta, una volta sperimentata e applicata nella pratica, sarebbe difficile giustificare il perché una comunità o Paese non dovrebbe adottarla
Tuttavia, con la giusta educazione e una cultura che la supporti, il volontariato potrebbe diventare il nuovo “lavoro” che ci permette di realizzare i progetti, ma senza il ricatto o l’avidità intrinsecamente legati al sistema monetario. Una società basata sul volontariato diventa automaticamente più efficiente, perché incentiva un impegno condiviso e quindi meno gravoso per tutti, diversamente da come avviene nel nostro modello attuale. Inoltre, una società basata sulla condivisione delle risorse riduce di default l’estrazione, il consumo delle risorse e l’inquinamento. Quindi un’economia ad accesso aperto, per definizione, utilizza meno risorse, richiede meno lavoro e promuove una sana cooperazione tra le persone, piuttosto che la competizione.
Nel libro viene individuato un posto nel mondo in cui, sia per le caratteristiche morfologiche del luogo, che per la tempra della popolazione che lo abita, si potrebbe avviare la prima economia del libero accesso.
Proprio così: nel libro inizia tutto da un Paese – una piccola isola che ha alcuni vantaggi – ma che nel tempo si estende anche ad altri Paesi. Con questo si vorrebbe suggerire che una volta che si dimostrasse che funziona in un posto, potrebbe ispirare altri luoghi nel mondo a replicare, imparando dagli errori commessi da chi ha sperimentato per primo questo nuovo tipo di economia.
Come molte cose nella vita, è facile immaginare qualcosa quando è già successa. La maggior parte delle persone probabilmente non avrebbe potuto immaginare il crollo bancario del 2008 o la pandemia di Covid-19 prima che accadessero, eppure ora sono parte della nostra storia e della nostra cultura. Il punto è che siamo molto più flessibili e adattabili di quanto crediamo e, sebbene una società post-monetaria possa sembrare assurda oggi, un giorno potrebbe essere l’opposto: magari una società basata sulla condivisione e sul volontariato sarà la normalità e un’economia monetaria fondata sull’avidità e sulla competizione verrà percepita come primitiva e assurda.
Secondo te, quali possibilità avrebbe l’Italia?
In un Paese grande e complesso come l’Italia, forse dovrebbe succedere quanto accaduto nel libro: dovrebbe essere prima sperimentato su piccola scala, affinché le persone e il Governo prendano in considerazione l’adozione di un sistema del genere su larga scala. E questo non è poi così impensabile, viste le tante realtà virtuose e collaborative di cui voi stessi di Italia Che Cambia siete testimoni e promotori. Dopotutto non dimentichiamoci che le buone idee sono solo idee finché non vengono messe alla prova dei fatti dimostrando che funzionano.
Se un’economia del libero accesso potesse dimostrare di migliorare la vita di tutti gli esseri viventi e del pianeta, una volta sperimentata e applicata nella pratica, sarebbe difficile giustificare il perché una comunità o Paese non dovrebbe adottarla. Ciò di cui abbiamo bisogno è un prototipo. Un altro progetto su cui sto lavorando, Sharebay, persegue proprio il tentativo di creare quel prototipo, per vedere se riusciamo a farlo funzionare prima in una comunità ristretta, nella fattispecie organizzata attraverso un sito. Finora sta andando molto bene con oltre 2000 m.
di Veronica Tarozzi (da italiachecambia.org)