Che fine ha fatto il Parco Nazionale del Matese?
Le lungaggini burocratiche, che ne condizionano la definitiva approvazione, potrebbero favorire l’invasione di pale eoliche
di Domenico Rotondi
24 Gennaio 2023
La domanda, direbbe il noto giornalista Antonio Lubrano, sorge spontanea, dal momento che si sono perse le tracce del neonato ente interregionale, fino al punto che qualche malpensante sta ipotizzando la sua agonia fra le cartoffie della burocrazia italiana.
Il Parco Nazionale del Matese è nato nel dicembre del 2017, con l’approvazione parlamentare della Legge di Bilancio, ossia della più importante norma finanziaria dello Stato repubblicano. L’iter è stato seguito da Massimo Caleo, senatore ligure, da sempre vicino sia al gruppo dirigente del Partito Democratico molisano che ai responsabili di Legambiente.
Bene, nonostante le mancate attenzioni campane, l’ente ha trovato l’approvazione convinta dei parlamentari nazionali, ben felici di riconoscere il giusto valore alle terre matesine, ricche di storia, cultura, tradizioni ed affascinanti scorci paesaggistici.
Senonchè, quasi per dispetto, il neonato è stato incredibilmente abbandonato dai genitori adottivi, ossia dalle Giunte regionali campane e molisane, così dimostrando che le crisi economiche vissute dai territori meridionali, resi degradati, non rappresentano un fatto casuale.
Conseguentemente, il Matese è stato attenzionato, in particolare, dagli amanti del vento, i quali, fiutando l’aria frizzante della transizione energetica, hanno insediato decine di impianti industriali lungo le dorsali appenniniche della montagna sacra dei sanniti, in barba, persino, ai vincoli posti dagli organismi europei sui luoghi inseriti nella Rete Natura 2000 (siti di importanza comunitaria e zone speciali di conservazione). A ciò si è aggiunta la resistenza passiva di alcuni amministratori, gelosi come sempre del loro potere. Sta di fatto che i territori matesini continuano a perdere abitanti, tra cui tanti giovani delusi dalla malapolitica. Un esempio positivo, invece, è rappresentato dal Parco Nazionale dell’Alta Murgia, vale a dire del comprensorio in cui, grazie alla buona politica, è stato riconsegnato il giusto futuro alle giovani generazioni, con la valorizzazione sia dei prodotti enogastronomici, sia delle bellezze architettoniche e paesaggistiche.
Concludendo, per superare l’ostruzionismo di coloro che non hanno finora gradito la suindicata legge istitutiva del Parco Nazionale del Matese, molti ambienti dell’associazionismo territoriale stanno caldeggiando, intelligentemente, l’inserimento dell’area matesina, limitatamente alla direttrice Guardia Sanframondi-Morcone-Bojano-Isernia, nello storico Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.
di Domenico Rotondi