Il Gallo sacrificale
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
6 Febbraio 2023
Quell’anno era caduta tantissima neve, che aveva seppellito gli usci delle case e reso necessario scavare gallerie. In una povera casa in Via di Sotto, stava nascendo il primogenito di una famiglia di contadini.
La levatrice non c’era: a Natale era tornata al suo paese e vi era rimasta bloccata dalla neve. Fu chiamato il medico condotto, don Nicolino De Sanctis, che arrivò nottetempo con il cappotto su pigiama e vestaglia, come era solito fare. Il parto fu difficile ma grazie al prodigarsi del medico nacque un bel bimbo. Era piccolo, tanto piccolo, che fu messo dentro una scatola di scarpe imbottita di bambagia.
Preoccupato per la respirazione affannosa del neonato, don Nicolino fece il viavai quella notte. Alla fine si decise e chiese al padre del bimbo di andargli a prendere un gallo, grande e forte. L’uomo non capì: ” Dottò, lo ammazziamo per il battesimo…”. Ma il medico, con tono di rimprovero: “Non è per festeggiare il gallo, è per salvare la vita a tuo figlio”.
Il povero uomo continuava a non capire, né poteva capire. Comunque obbedì. Il medico prese il becco fra le mani e lo infilò nell’ano del piccolo.
Per tranquillizzare l’uomo, disse: “Uno dei due dovrà morire!”. “Madonna, non mio figlio!” farfugliò il padre.
Intanto il gallo, cercando disperatamente di respirare, si dimenava tra le mani del medico che, con forza, continuava a tenergli il becco conficcato nell’ano del piccolo.
All’improvviso, strabuzzò gli occhi e morì. Don Nicolino sorrise mentre il respiro del bimbo si fece sereno.
“Dottore, ma il gallo perché è morto?”. Replicò il medico. “Il gallo è morto perché volendo inspirare ha liberato le viscere di tuo figlio, lo capisci, si o no?”
Fu così che grazie ad un gallo fui salvo quel 6 febbraio di tanti anni fa.
(Foto: il protagonista del racconto qualche anno dopo)
di Vincenzo Colledanchise