Il vino è figlio della terra
Se è facile stabilire gli eccessi non è altrettanto facile stabilire le “modiche” quantità
di Nicola Picchione
6 Febbraio 2023
Negli effetti dell’alcol sulla salute il vino è inserito nell’elenco e classificato solo come contenitore di alcol. Capita agli uomini di fare di ogni erba un fascio, è prassi comune (pensa che papa Ratzinger – persona di grande cultura e di intelletto – trattando di castità metteva nel medesimo elenco di peccati la masturbazione l’adulterio e la pedofilia).
La scienza si sforza di essere oggettiva ma sa che è sempre parziale: della verità (che cosa è la verità?) mostra sempre una parte mai tutta soprattutto quando si propone un tema specifico: finisce con dare un giudizio totalizzante pur considerando solo dati parziali. La scienza, inoltre, suscita sempre più perplessità e dubbi: in un mondo dominato dal danaro è difficile mantenersi puri soprattutto quando si ha bisogno di danaro per andare avanti. Per tentare di aprire la cassaforte della Verità – non ci si riuscirà mai – occorrono più chiavi e la scienza non ne dispone di tutte. Essa è anche soggetta alla cultura del tempo che condiziona che cosa cercare e come cercare. A volte parte sapendo già che cosa troverà. Perché questo preambolo? Per dirti che quell’articolo severo con l’alcol metteva in evidenza solo i pericoli del bere vino: contiene alcol dunque attenzione. Il vino, lo so anche io, non contiene solo alcol ma tante altre sostanze non tutte conosciute che aiutano a star bene. Bisogna intendersi sul significato di stare bene. Il vino è soprattutto un prodotto culturale elaborato da millenni e a lungo guidato da una scienza empirica, l’esperienza. E’ finanche un importante simbolo della divinità ad indicare quanto è connesso con il senso della vita nella nostra cultura. Mettere insieme superalcolici e vino è come mettere insieme la masturbazione l’adulterio e la pedofilia. Il vino è figlio della terra: anche per questo non esiste un solo vino ma una infinità di vini ognuno con la sua personalità, il suo odore il suo sapore la sua storia. La vite assorbe ciò di cui si alimenta dalla terra, dal sole, dal clima e anche dall’opera dell’uomo esperto. L’uomo elabora quel succo con la sapienza. Oggi anche con la scienza. Naturalmente non voglio dire a te ciò che tu conosci molto meglio di me e sei non solo esperto (finanche sommelier ad honorem) ma anche storico del vino. E lo ami al punto di usarlo senza abusarne. Parlo da uomo della strada, cerco di capire. Un po’ anche come medico.
Certo: il vino va alla testa e va al fegato. Nessun amante del vino consiglia grande consumo. Che significa “modiche quantità?”. Se è facile stabilire gli eccessi non è altrettanto facile stabilire le “modiche” quantità. Interviene la scienza ma sino ad un certo punto. La scienza medica si affida ancora alle statistiche. Forse un giorno si arriverà alla Medicina personalizzata. Ognuno ha il suo fegato con la personale capacità di lavoro. Un bicchiere di vino aiuta, è alimento. Credo che aiuti anche la mente, in “modica” quantità. Del resto sappiamo che ogni sostanza- e dunque ogni alimento, anche il più necessario- in eccesso diventa nocivo. Possiamo avvelenarci finanche con l’acqua o con l’ossigeno. Perciò affidiamoci alla scienza che ci dà tanto (come potrei non affidarmi ad essa visto il mio mestiere?). Non dobbiamo confondere Scienza con uomini di scienza: possono anche prendere cantonate. Prima di parlare e di scrivere dovrebbero pensare e ponderare. Antonella Viola- divenuta personaggio anche televisivo durante il Covid- ha affermato che anche un solo bicchiere di vino fa male. Non credo che abbia fatto studi al proposito. Non è facile dimostrare che anche un bicchiere di vino fa male: forse bisognerebbe precisare che è un’opinione personale (di una che si dichiara astemia). Bisognerebbe non essere partigiani quando si sfornano notizie scientifiche. Non mi risulta (ma non sono uno studioso della materia) che siano stati fatti studi su grandi numeri e protratti nel tempo delle conseguenze di un solo bicchiere di vino al giorno escludendo l’uso – come fece un contadino al quale il medico consigliò non più di due bicchieri al giorno- di un bicchiere da un litro.
La Scienza- anche quando riesce a dimostrare- dà sapere ma non dà sapore. Noi abbiamo bisogno di entrambi. Il sapere senza sapore impoverisce la vita. Ti scrivo tutte queste chiacchiere perché ho il sospetto che l’uomo stia accelerando quella tentazione (essa sì distruttiva) di consegnarsi sempre più al danaro che da servo diventa sempre più padrone (e non c’è di peggio di un servo che diventa padrone). Il danaro è come quei politici conniventi con la mafia che sbraitano di continuo contro la mafia. Ti sorride, ti porge la mano, ti affascina alla fine ti stritola. E le vittime maggiori sono i top manager stretti al laccio del loro compito di accumulare profitti per non essere buttati giù dal grattacielo. Dall’altra parte esistono i puristi che considerano tutto peccato e tutto nocivo. Est modus in rebus. I puritani sono sempre esistiti. Sono decisi a tutto come tutti gli estremisti. A volte sembrano vincere ma poi vengono riassorbiti (qualcuno finisce sul rogo come Savonarola): se i singoli saggi non abbondano, di solito la collettività umana è saggia anche se a volte si lascia trascinare.
Mettere insieme tanti popoli può essere vantaggioso: l’Europa ne trarrebbe grande profitto. Non si possono, tuttavia, trascurare le storie e le culture dei vari popoli. Non solo non sarebbe saggio ma nemmeno scientifico: sappiamo che certi popoli hanno sviluppato nel tempo alcuni enzimi che altri non hanno e non tollerano alcuni alimenti. Mettere il vino insieme con i superacolici è come paragonare una passeggiata con una maratona. Certo, se la passeggiata dura decine di km… Il vino è come le persone: le devi abbracciare ma non strangolare.
È lui che ti abbraccia, sei tu a non farti strangolare. Termino questa troppo lunga chiacchierata che ha lo scopo di correggere il terrorismo degli astemi e le conclusioni di quell’articolo con una storiella appresa da mio padre (la inserii nel mio primo racconto che piacque molto a Letizia e credo non sia piaciuto a Flora: i racconti sono come il vino, a qualcuno piacciono ad altri no.
È del tutto normale). Dunque, un contadino andò a mietere nel campo di un agricoltore. Il campo era molto lungo. Il padrone era seduto all’ombra di un albero. I mietitori andavano avanti sino a diventare dei puntini. Quando tornavano un contadino chiese al padrone un bicchiere di vino. Continuò a mietere diventò un puntino lontano. Quando tornò gli chiese un altro bicchiere di vino. ”Guarda che ti fa male”, disse il padrone. Il contadino lo guardò: “Ti posso chiedere un piacere?” “Senz’altro”. Il contadino prese un pugno di terra, versò un po’ d’acqua dalla giara e ne fece una palla. “Per piacere te le metti sotto la camicia?” Il padrone, sorpreso, accettò. Il mietitore continuò il suo lavoro, diventò un puntino lontano. Quando tornò, sempre mietendo, chiese al padrone: ”Mi dai quella palla di terra?”.
Il padrone la prese da sotto la camicia e gliela mostrò intatta. Il mietitore si sbottonò la camicia: la sua palla si era del tutto sciolta col sudore. “Ecco perché ogni tanto ti chiedo un bicchiere di vino”. Ma quel mietitore non era uno scienziato. Non sapeva forse nemmeno di avere un fegato che deve assimilare il vino. Sapeva che un bicchiere ogni tanto lo aiutava nella fatica.
di Nicola Picchione