Caro Molise, mi hai “cacciato” ma io ti perdono
Lettera di un giovane che, come tanti, è stato costretto a lasciare la sua terra in cerca di fortune altrove
di Luca Angelone (da quotidianomolise.com)
13 Febbraio 2023
Caro Molise, mi hai “cacciato” perché non ho “santi in paradiso”, ma io ti perdono
Nel 1983 Isernia è provincia da circa 13 anni. Nel frattempo Liliana è in dolce attesa e, insieme al marito Fernando, discutono del nome del futuro nascituro. Fabio oppure Luca? Le discussioni vanno avanti per settimane fin quando nel nosocomio pentro, vengo alla luce, proprio il 18 ottobre, San Luca. “Era destino, doveva chiamarsi Luca!” esclama papà con occhi pieni di gioia.
Fernando, carpentiere dalle umili origini, ha iniziato a lavorare all’età di 14 anni per provvedere al sostentamento degli altri fratelli minori e non ha potuto continuare a studiare.
Liliana, sarta, medesima sorte, famiglia numerosa che non poteva permettersi di mandare tutti i figli a scuola. Tutti ad apprendere un mestiere e, dunque, a lavorare. I miei genitori non hanno voluto per me ciò che a loro era stato destinato. Con tanti sacrifici economici mi hanno permesso di studiare e, dopo un brillante percorso accademico, arrivare alla tanto agognata laurea in Scienze Politiche. Votazione 110/110 e lode. Successivamente arrivano le esperienze all’estero, con il conseguimento di un Master di II livello e tirocini nelle più importanti istituzioni nazionali ed internazionali (Parlamento Europeo, Unioncamere, Istituto per il Commercio Estero, Ministero Affari Esteri etc.).
Dopo tanto girovagare in giro per l’Europa decido che era ora di tornare a casa, nel mio amato Molise, credendo che con tutti gli skills ed esperienze accumulate ai più alti livelli, trovare un’occupazione sarebbe stato un gioco da ragazzi. Nulla di più sbagliato. Non avendo i cosiddetti “santi in paradiso” avevo come l’impressione che la terra che mi aveva dato i natali mi stesse espellendo, rinnegando. A quelli come me, che non appartenevano ad una determinata corrente politica e non si piegavano alle logiche mafiose e clientelari, le porte erano sbarrate. A quelli come me, che non avevano il papà da cui ereditare uno studio professionale, la strada era solo una: preparare la valigia ed emigrare.
Alcuni mesi dopo e svariati curriculum inviati, ricevo una proposta allettante in un paese non proprio dietro l’angolo, il Brasile. Avevo il viaggio pagato e portai quelle poche cose che avevo. Ricordo ancora le lacrime di mia madre all’aeroporto e la voce strozzata di mio padre. Sapevo giá che non sarei più tornato. Era il Brasile di Lula che cresceva con un PIL a doppia cifra, giovane, dinamico, con alti stipendi e interessanti opportunità di carriera. Il boom delle materie prime di inizio secolo ne aveva fatto il simbolo degli emergenti, la B dei Brics, garantendogli un posto tra le grandi potenze globali. Dopo il primo anno come Trade Analyst vinco il concorso presso il Maeci ed inizio a lavorare come collaboratore commerciale presso l’Ambasciata d’Italia, svolgendo spesso mansioni importanti e delicate.
Ma la nostalgia é tanta.
Mio caro Molise, mi hai lasciato andar via, facendomi riempire una valigia piena di paure, timori ed incertezze. Ma io ho sempre vantato le tue beltà e ti ho difeso verso tutti coloro i quali affermavano addirittura che non esistessi! Ho pianto mille volte pensando al modo in cui la classe politica ti ha ridotto nel corso degli anni. Mi sei mancato da morire. Ma non sono arrabbiato con te, sono pronto a perdonarti. Saprai mai accogliermi di nuovo e accogliere tutti quei giovani che hai mandato via? Ma devi dimostrare che sei in grado di cambiare. Svegliati, scuoti i tuoi cittadini! io sono pronto a dare il mio supporto perché profondamente legato a te. Spero che un giorno tu mi possa dare la possibilità di ritornare da te.
di Luca Angelone (da quotidianomolise.com)