• 13 Aprile 2023

Il sole d’Aprile

Mano a mano che ci si allontana la memoria si attenua e allora c’è la storia a ricordarci i fatti e il senso di un periodo tra i più drammatici e fecondi della storia italiana

di Rossano Pazzagli (da La Fonte, aprile 2023)

13 Aprile 2023

Back

Quest’anno il 25 aprile è un’occasione significativa non solo per riaffermare i valori dell’Italia nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, ma anche per riaffermare il forte richiamo alla pace. Ci ricorda l’insegnamento dei valori di libertà e democrazia per i quali combatterono gli italiani sconfiggendo l’oppressione e l’intolleranza del fascismo che per vent’anni aveva dominato l’Italia portandola in guerra al fianco della Germania nazista. Tutte le coscienze democratiche celebrano la Liberazione. Questo è anche il dovere delle istituzioni: dallo Stato agli enti locali, alla scuola e all’intera società civile.
È la festa più importante. Quel giorno del 1945, sotto il sole d’aprile la liberazione dell’Italia metteva fine alla notte più buia: quella della guerra e del nazifascismo. Per due lunghi decenni gli antifascisti erano stati messi a tacere, perseguitati e incarcerati; non c’era libertà, né democrazia. La resistenza ha restituito la libertà e la pace agli italiani, valori da rinnovare e custodire con cura.
Ricordare la Resistenza non vuol dire solo parlare di un fatto storico, ma anche rimandare a significati attuali, mescolando passato e presente. Mano a mano che ci si allontana – sono già quasi 80 anni – la memoria si attenua e allora c’è la storia a ricordarci i fatti e il senso di un periodo tra i più drammatici e fecondi della storia italiana. È importante raccontare e insegnare la storia di quei giorni fondamentali per la liberazione del Paese, il ruolo che in questa ebbero le forze politiche democratiche, le lotte dei lavoratori e l’impegno di tanti cittadini italiani, il rapporto che lega il processo di liberazione con quello della nascita della nostra Repubblica. Ricordare queste cose è uno stimolo a riflettere sull’oggi, su dove sta andando questa nostra Italia, sulla politica e sull’impegno civile di ciascuno.
Nella primavera del ’45 l’Italia tornava ad essere un Paese libero, unito, indipendente e democratico, un Paese che ha avuto bisogno di nascere due volte: nel 1861 con l’unificazione politica e nel 1945 con la liberazione. Sempre è stata una lotta dura, che ha avuto bisogno di una guerra di popolo. La resistenza armata iniziò l’8 settembre 1943, con l’occupazione tedesca, e terminò il 25 aprile 1945, con l’insurrezione dell’Italia settentrionale. Vi confluirono due componenti principali: l’antifascismo storico, che aveva condotto l’opposizione durante il ventennio e che fornì alla resistenza parte dei quadri e le linee programmatiche, e l’antifascismo nuovo dei più giovani. Operarono nella Resistenza, coordinati nei Comitati di Liberazione Nazionale, il Partito d’azione, il Partito comunista, la Democrazia cristiana, il Partito liberale, il Partito socialista, il Partito repubblicano e altre formazioni di sinistra. Cominciata nel Sud Italia subito dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e subito dopo con le Quattro giornate di Napoli, la lotta risalì la penisola. Militarmente la Resistenza operò nelle città e nelle campagne, nei boschi e in montagna, attraverso le formazioni partigiane.
Il movimento partigiano coinvolse uomini e donne di tutta Italia e nuovi soggetti sociali come i giovani, i ceti medi urbani, le donne, gli intellettuali (maestri e allievi); con una forte spinta anticapitalistica della classe operaia e dei contadini. Tra morti in battaglia, deportati e vittime delle stragi, le cifre dei caduti furono rilevanti. L’inverno 1944-1945 fu particolarmente duro: la guerra si fece molto aspra per i rastrellamenti tedeschi, le stragi in massa (come a Marzabotto) o le rappresaglie (come alle Fosse ardeatine), fino all’insurrezione del 25 aprile, la fucilazione di Mussolini, gli scioperi e l’occupazione delle fabbriche.
Nel ’43 era caduta la dittatura fascista, ora nel ’45 si apriva un periodo di rilevanti novità: la fine della monarchia, la Costituente, la riconquista delle libertà politiche e civili. Finalmente la patria non era più oppressa dai fascisti e invasa dai nazisti e l’Italia poteva incamminarsi su una strada nuova. L’incontro fra Resistenza e partiti di massa dopo il ’45 offrì la possibilità di dare alle istituzioni unitarie quell’adesione popolare che era mancata agli esordi: il referendum che il 2 giugno 1946 scelse la Repubblica, l’elezione dell’Assemblea Costituente e la Costituzione del 1947 furono i frutti principali della lotta di Liberazione, la casa comune di tutti gli italiani realizzata con lo sforzo concorde di tutte le forze antifasciste. I valori maturati in quegli anni resteranno a fondamento della storia futura: l’antifascismo su tutti, ma anche l’uguaglianza, la partecipazione, il pluralismo, il valore del lavoro e della dignità umana, la pace. La Resistenza fu allo stesso tempo lotta di liberazione e guerra civile, ma fu soprattutto un movimento popolare in cui gli italiani si unirono e scoprirono il senso e l’importanza della partecipazione ad un comune ideale di giustizia e di libertà. Non fu lotta politica in una stanza o in un palazzo, ma lotta di popolo nelle campagne, nei boschi, nelle città, guidata da idee universali che percorrevano il territorio di questo bello e disgraziato Paese che nel momento del bisogno seppe prendere in mano il proprio destino. L’antifascismo che guidò gli uomini e le donne della Resistenza era un sentimento unitario, significava ‘mai più fascismo’ e mai più guerra, e assunse un valore fondativo e permanente, alla base dell’Italia che in quel mese d’aprile rinasceva libera e nuova, come i fiori nei prati. Una primavera con tante indicazioni anche per il tempo nostro e per quello che verrà. 

di Rossano Pazzagli (da La Fonte, aprile 2023)

Back