Gli emigrati e la narrazione
L’emigrazione molisana in una molteplicità di pubblicazioni
ogni sua energia al misconosciuto Molise e alla dignità del lavoro siamo coi nostri cuori idealmente lì e in silenzio ne ricordiamo la lealtà, gli insegnamenti, l’umanità e l’altruismo.
di Michele Petraroia
14 Aprile 2023
Innumerevoli le narrazioni sulle vicissitudini degli emigranti molisani, magistralmente descritte in una molteplicità di pubblicazioni. Da ultimo il romanzo “La Promessa” di Gianlivio Fasciano presentato recentemente a Parigi, la meticolosa ricerca di Norberto Lombardi “Altrove” o la biografia curata da Michele Tanno “Tu non sei mio padre” su un emigrante di San Biase a Roma.
Più rari i riferimenti su coloro che hanno raggiunto il Molise negli ultimi lustri, e ne hanno condiviso affanni, lotte, progetti, obiettivi e attività. Valter Goller arrivò a Campodipietra dalla provincia di Trento agli inizi degli anni Ottanta. Aveva studiato medicina all’università di Bologna e trovò lavoro nei cantieri edili per realizzare viadotti sulla Fondovalle del Tappino. Nel 1985 da indipendente fu uno dei tre candidati del Pci e nel 1990 guidò la lista del Quadrifoglio e venne eletto adoperandosi prioritariamente per le fasce meno abbienti e sui temi sociali e culturali.
Fin dai primi giorni di lavoro si iscrisse alla Cgil e da delegato sindacale lottò per far rispettare leggi, contratti e norme sulla sicurezza.
Riservato e di poche parole, in un territorio muto al cospetto dei soprusi, si ritrovò ad essere la voce della dignità del lavoro. Nei periodi di fermo dei cantieri faceva volontariato al sindacato e non gli fu difficile assumere responsabilità sempre più impegnative in Cgil, prima all’Ufficio Vertenze, poi nella Camera del Lavoro e quindi nella Segreteria regionale confederale quale coordinatore dell’area sindacale che faceva riferimento a Fausto Bertinotti.
Col Manifesto in tasca e un borsone colmo di pratiche, Valter arrivava in sede prestissimo, a mezzogiorno gli bastava un panino e la sera era tra coloro che spegnevano le luci e serravano il portone del sindacato. Con garbo si soffermava con lavoratori, delegati e giovani per avvicinarli idealmente ai valori costituzionali dell’antifascismo e alla cultura dei diritti e della dignità del lavoro. Schivo ed essenziale evitava i riflettori e approfondiva meticolosamente le vertenze individuali o collettive che seguiva arrivando al confronto con le controparti con documenti, norme, leggi e direttive che non lasciavano spazio a dubbi o interpretazioni. Queste qualità in aggiunta alla stima e al rispetto di tutti gli hanno consentito anche di svolgere al meglio le funzioni di direttore provinciale del Patronato Inca-Cgil ad Isernia dove ha vissuto negli ultimi 15 anni e dove improvvisamente è scomparso nel giorno di Pasqua.
Da qualche ora il feretro di Valter è arrivato a Besenello, il paese lasciato anni fa, a ridosso delle Alpi tra Rovereto e Trento. Tutti noi che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere questo straordinario compagno del Nord che ha dedicato la propria vita e ogni sua energia al misconosciuto Molise e alla dignità del lavoro siamo coi nostri cuori idealmente lì e in silenzio ne ricordiamo la lealtà, gli insegnamenti, l’umanità e l’altruismo.
di Michele Petraroia