L’Agricoltura e i disastri del neoliberismo
La risposta di “Gambero Rosso” al coltivatore di Palata Giorgio Scarlato
di Pasquale Di Lena
10 Luglio 2023
Giorgio Scarlato il coltivatore di Palata (CB) che vive sulla sua pelle le condizioni dell’agricoltura, quella contadina, torna, dopo un lungo silenzio, con un suo articolo che pubblico, come sempre, con grande piacere su questo blog. Una sentenza inappellabile quella di Giorgio, da me condivisa. Un sistema, il neoliberismo, che ha prodotto e continua a produrre solo disastri. Ancor più con la sua agricoltura industrializzata e l’onnipotenza delle multinazionali. La vogliono azzerare con l’intelligenza artificiale, tant’è che, parlando della carne prodotta in laboratorio, la cura della terra, dei campi, diventa “Agricoltura cellulare”, anche se la terra non c’entra niente, ma serve per confondere le idee del consumatore. In pratica non portarlo a pensare che è solo il modo per separare definitivamente l’uomo dal resto della natura e renderlo schiavo al servizio di un robot.
“Il neoliberismo ormai è stato spiegato in tutte le maniere. Solo adesso, “tanti struzzi” si stanno rendendo conto, sulla loro pelle, di cosa sia stato capace di fare. In sintesi non è altro che il potere in mano ai pochi che, governando in modo avido e spregiudicato il dio danaro, sottomette, manipola e depreda gran parte di Paesi e Popoli. Quindi il neoliberismo ha errato e di guai ne ha combinati tanti ma si è ancora in tempo per porre rimedio. Si ha bisogno di riordinare il pensiero del Genere Umano e comprendere dove lo sta portando. Caso contrario sarà la fine. Come esempio prendo in esame il settore agricolo. Gli attuali sistemi agroalimentari globalizzati stanno perpetuando ed esacerbando la fame globale al punto tale da creare un enorme abisso di disuguaglianza sia tra le nazioni che al loro interno. Si parla spesso di efficienza della produzione agricola (e questo però è sempre da verificare) ma mai della efficienza dell’alimentazione in rapporto alla sua salubrità e di chi la produce, cioè la soluzione alla mancata redditività per chi produce cibo sostenibile inteso come cibo sano, nutriente e rispettoso ambiente. Possono essere accettate tutte le forme di agricoltura tranne quella industriale, si badi bene, per come è oggi strutturata. Bisogna fare in modo che si rivitalizzino i suoli, si tuteli sempre più l’ambiente, la biodiversità invece di distruggerla come finora fatto, lo stesso clima. È nell’interesse dell’Essere Umano. La nostra Agricoltura, quella con la a maiuscola, non deve essere soppiantata dall’agricoltura delle multinazionali, quella dell’agribusiness, per intenderci quella del Roundup Ready, meglio dei semi brevettati, o degli OGM. L’agricoltura di oggi è quella delle multinazionali che stanno affamando i piccoli agricoltori. Sempre più, i tanti “contadini monoreddituali” stanno comprendendo che si sta perpetuando nei loro confronti una grande ingiustizia sociale (ed i politici non se ne accorgono?). Si vedano i prezzi di vendita delle derrate (pomodori da industria, grano duro, etc). Prezzi da fame. Non si riescono a pagare manco le spese sostenute per produrle. Un appunto in merito al mercato dei cereali. Sono quattro, le più potenti del mondo, le multinazionali che lo monopolizzano. L’Archer Daniels Midland Company, la Bunga, la Cargill e la Louis Dreyfus, meglio conosciute con l’acronimo A B C D. Sono loro che decidono chi (nazione o continente), come e quando devono economicamente far vivere o morire.
Bisogna svegliarsi. È ora di fare in modo che questo mondo non vada in tilt e si operi affinché la vera alimentazione non venga surrogata da quella “Frankestein”. L’Agricoltura vera non deve e non può diventare schiava di quella industriale. A supporto di quanto su scritto, concludo con l’Enciclica di Papa Giovanni Paolo II, la ” Sollecitudo Rei Socialis” (La sollecitudine del fatto sociale), pubblicata il 30 dicembre 1987. Premetto che non sono un assiduo frequentatore della Chiesa. Una Enciclica illuminante, lungimirante e straordinaria nella sua attualità. ” L’Uomo di questo secolo sta investendo tutte le sue risorse, le sue attenzioni, le sue capacità in tecniche, tecnologia, in scienza, in finanza ma non altrettanto in Sapienza. Cosa succederà? Verrà il momento in cui questi strumenti sofisticati scapperanno di mano ad un uomo immaturo.” Ecco che cosa è successo e sta succedendo ai tanti settori, agribusiness compreso. E, l’uomo di questo secolo, il nostro, visti i risultati avutisi, non è maturo a gestire niente. Si fa turlupinare da un mercato che gli impone acquisti di prodotti di poca importanza e di scarsa qualità, facendoli passare per indispensabili, qualunque sia il genere. Il problema è nella nostra incapacità di dare senso all’uso degli strumenti che abbiamo.—Riflettiamoci.”
Giorgio Scarlato
Ed ecco pronta la risposta a Giorgio da parte del neoliberismo e di chi da sempre lo asseconda e sostiene Dall’Ue via libera alle nuove tecniche genomiche: “Non sono Ogm” da Gambero Rosso – 7 Lug 2023, 18:12 | a cura di Gianluca Atzeni
BRUXELLES PRESENTA IL REGOLAMENTO CHE DISTINGUE LE TEA DAGLI OGM. COSÌ SI POTRANNO UTILIZZARE PIANTE RESISTENTI AI CAMBIAMENTI CLIMATICI
L’Unione europea apre ufficialmente la strada alle nuove tecniche genomiche (Ngt, dette anche Tea, tecniche di evoluzione assistita) e lo fa inserendole in una proposta di regolamento che le separa dalle colture Ogm. Un via libera lungamente atteso sia dal mondo delle imprese sia dalla ricerca. Bruxelles riconosce che agricoltori e allevatori “hanno bisogno di avere accesso a innovazioni all’avanguardia. Le nuove tecnologie” scrive la Commissione “possono contribuire a rafforzare la resilienza sia per l’agricoltura sia per le foreste e proteggere i raccolti dagli effetti del cambiamento climatico, della perdita di biodiversità e del degrado ambientale”.
La differenza tra Ogm e Tea Il nucleo della proposta è rappresentato dalla separazione tra le categorie di piante ottenute con le Tea e da quelle ottenute con metodi Ogm. Le prime Ngt (categoria 1: sotto le 20 mutazioni), ricavate dall’uso di moderne tecniche (mutagenesi e cisgenesi) che intervengono sul Dna senza materiali genetici esterni alle specie da modificare, saranno considerate come le piante convenzionali ed etichettate come tali sul mercato, con una distinzione da inserire tra le sementi. Le seconde Ngt (categoria 2: sopra 20 mutazioni) sono assimilabili agli organismi Ogm e per ottenere l’autorizzazione dovranno superare diversi livelli di controllo sui rischi per la salute, secondo la direttiva Ogm in vigore in Ue e risalente al 2001. Su queste ultime gli Stati membri non potranno, tuttavia, mettere il veto. I risvolti sull’agricoltura Per le imprese (il settore bio è escluso dall’uso delle Tea), ci sarà la possibilità di disporre di piante più resistenti ai cambiamenti climatici e alle malattie, più produttive, meno legate ai fitofarmaci in agricoltura. Per i consumatori, la possibilità di scegliere tra un maggior numero di prodotti, con migliori proprietà nutrizionali e gustative, e con livelli di allergeni inferiori rispetto al passato.
Per fare un esempio, nei mercati extra-Ue, come gli Stati Uniti, è già presente una tipologia di senape verde meno amara, oppure nelle Filippine è stato dato il via libera a banane modificate con tecniche Ngt che non scuriscono. PUBBLICITÀ Italia soddisfatta L’uso delle Ngt, secondo la proposta di regolamento della Commissione, contribuirà a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità contenuti nel Green deal. Un plauso alla posizione dell’esecutivo europeo è stato espresso dalle associazioni agricole Coldiretti, Confagricoltura e Cia agricoltori italiani. La proposta di regolamento dovrà passare in Consiglio e Parlamento europei e concludersi entro il 2024. di “Olio Evo Molisano”.
Gianluca Atzeni
di Pasquale Di Lena