I veri falsi
Tanti bei discorsi, ma nessuna parola a difesa del bene comune primario, il territorio
di Pasquale Di Lena
22 novembre 2023
1. Sono quelli che parlano e straparlano dei successi dell’agroalimentare italiano in quanto a fatturato di produzione e commercializzazione; della crescente attenzione sui più importanti mercati del mondo e dei successi della sua esportazione. Ancor più quelli che parlano dei primati dei nostri prodotti a indicazione geografica, Dop, Igp e Stg, che devono la loro qualità all’origine, cioè ai territori dei quali sono fedeli e fondamentali testimoni. Tanti bei discorsi, ma nessuna parola a difesa del bene comune primario, il territorio, che, in mancanza di una legge e di iniziative che portano ad una proposta e sua approvazione, continua ad essere depredato e distrutto da nuovo cemento e asfalto, torri eoliche e pannelli solari a terra, per prostrarsi di fronte al dio denaro e dimostrare devozione assoluta. Non sanno o, meglio, fanno finta di non sapere che la prima vittima del furto di territorio è proprio l’agroalimentare italiano di cui si fanno vanto. In pratica il cibo e, con esso, quale atto agricolo, un mondo, quello dei coltivatori, che va riducendosi sempre più. Il cibo, non il solo, se si pensa al paesaggio, all’ambiente, alla storia, alla cultura e alle tradizioni ad esso legate, compresa la tavola della quotidianità che, insieme con quella della festa, esprime il convivio, l’espressione alta della civiltà di un popolo.
2. Sono anche quelli che, sempre parlando di cibo, hanno dichiarato un “atto di civiltà” l’approvazione di un decreto legge che vieta il cibo artificiale, non rendendosi conto delle conseguenze di questo loro atto nel momento in cui il processo in atto della produzione di cibo, definito “coltivato”, è sostenuto a suon di miliardi di dollari da multinazionali, le stesse che stanno decidendo il futuro del pianeta con un clima malato dalle loro azioni tutte e solo finalizzate ad accumulare denaro, il più delle volte virtuale (perforazioni, miniere, agricoltura industriale e allevamenti superintensivi, non senso del limite e del finito, ed altro ancora). Un atto di pura propaganda che isola il Paese e lo rende ancor più servile sotto ogni aspetto, non solo economico, ma, anche politico e culturale, che, in mancanza di una visione critica, alternativa, rafforzerà l’impronta di una destra destinata a far danni e a rendere difficile la vita delle future generazioni. Poteva aver senso un atto contro l’intelligenza artificiale che sta segnando il presente e, ancor più, segnerà il futuro del pianeta, fino a definire e determinare la sua estinzione. 3. Falsi veri, non da oggi, sono quelli strumentalizzano i nostri bravi produttori di cibo con uno sciopero che ha il solo significato, come tutti quelli di una storia precedente, di sostegno, supporto al governo di turno. Il senso di un continuo tradimento che i dati riguardanti il mondo agricolo stanno solo a dimostrare e sottolineare.
4. Veri falsi sono i parlamentari europei italiani che prima hanno votato per il prolungamento dell’uso del glifosato, non a caso noto come “secca tutto”, e poi, in una seconda votazione, si sono astenuti. Una non certezza dovuta a più di una ragione: ignoranza; sottomissione alle lobby della Bayer. Monsanto; scarsa attenzione per una questione che riguarda la salute della terra e dei suoi abitanti, visti i danni procurati da questo prodotto chimico, che è tanta parte delle cause che Hanno ridotto nel tempo la biodiversità, cioè la vita delle piante e degli animali, dalla quale dipende la nostra vita. La decisione finale di rimettere agli stati membri la concessione per altri dieci all’uso di questo veleno è la dimostrazione che non sempre il denaro è la politica vincente e che tra tanti veri falsi ci sono anche persone vere, la sole che lasciano sperare in un possibile diverso futuro.
di Pasquale Di Lena