Il Molise e la democrazia partecipata
Superare le divisioni puristiche è indispensabile, fare sintesi di istanze articolate è necessario, ma l’idea di una gestione libera e democratica dei problemi appare indispensabile
di Umberto Berardo
17 maggio 2022
Giovedì 12 maggio nel Consiglio Regionale del Molise è stato votato l’emendamento numero 42 collegato alla legge di bilancio che è passato con tredici voti favorevoli della maggioranza e due contrari del Partito Democratico mentre i consiglieri del Movimento 5 Stelle abbandonavano l’aula; venerdì poi sulla legge di bilancio è caduto il numero legale per contrasti all’interno della coalizione del governo regionale.
Si è modificata così la legge elettorale innalzando la soglia di sbarramento delle liste in coalizione per l’ottenimento dei seggi per le elezioni regionali dal 3% al 5%.
Si tratta di una decisione come al solito notturna che chiaramente riduce il pluralismo facendo strame della democrazia.
È del tutto evidente che anche rispetto a questa nuova involuzione democratica del diritto di rappresentanza nella massima istituzione regionale c’è chi grida al calpestamento delle regole democratiche, ma poi senza alcuna coerenza non esprime il proprio voto di opposizione e non credo pensi ad alcuna mobilitazione per rispondere a questo blitz della maggioranza.
Certamente nulla meraviglia più quanti sanno che da noi a qualsiasi livello amministrativo la democrazia partecipata non è stata mai di casa.
Ogni decisione, a partire dalla formazione delle liste elettorali fino alle decisioni politiche, viene presa a livello verticistico ignorando non solo le audizioni nelle commissioni, evitando le discussioni nelle assemblee, ma soprattutto rimuovendo ogni forma di confronto con l’elettorato.
Il provvedimento approvato in Consiglio Regionale ha la chiara funzione di garantire ai partiti con una maggiore solidità elettorale il potere largo che già hanno impedendo ogni forma di dissenso interno e penalizzando i piccoli partiti e le formazioni civiche.
Fuori a protestare solo pochi aderenti al Partito Comunista del Molise.
Vedremo quale movimento di lotta si riuscirà a costruire in merito, ma le forme di opposizione che davvero appaiono una pura finzione non lasciano spazio all’ottimismo.
Se questo è vero, come crediamo, non resterebbe che una forte azione di contrasto popolare contestuale alla creazione di quella che auspichiamo da tempo come una reale alternativa politica che ancora non riesce a prendere le forme di una democrazia partecipata.
Al riguardo ad esempio leggiamo un comunicato della neonata Coalizione Civica per il Molise che condanna l’innalzamento della soglia di sbarramento solo a decisione avvenuta mentre invece avrebbe potuto e dovuto mobilitarsi per tempo contro l’ipotesi di modifica della legge elettorale annunciata dagli organi d’informazione.
Anche questo non sorprende più di tanto perché, al di là dell’accademismo di taluni incontri programmati in qualche centro regionale su alcuni temi riguardanti aspetti della vita collettiva, ancora non si intravvede chiarezza in ordine ai criteri metodologici, ai principi ispiratori ed alla prassi operativa con cui la Coalizione Civica per il Molise intende muoversi.
Siamo finora davanti ad un comitato promotore che ha unicamente annunciato una tale formazione costituita da nove associazioni, ha pubblicato qualche documento per la discussione, ha nominato tre “saggi” ed avrebbe definito nell’incontro alla Piana dei Mulini con non più di trenta convenuti uno statuto di cui ancora non si conosce il testo.
Francamente credo che i criteri metodologici che hanno dato vita ad una tale rete di realtà di base pongano qualche problema proprio relativo ai principi della democrazia partecipata perché un soggetto politico innovativo e distante dalle vecchie logiche verticistiche non può che nascere da un lavoro politico di confronto allargato con inviti alla costituzione di gruppi di lavoro per definire le bozze di uno statuto fondativo, la struttura del movimento, le finalità, gli obiettivi, la metodologia operativa, i criteri per l’adesione dei singoli, dei comitati e delle associazioni o le possibili forme di alleanza.
Anche sul tema dell’autonomia operativa della Coalizione Civica e sulle norme specifiche di collegamento con le forze politiche esistenti non mi pare fin qui ci siano idee davvero molto chiare.
Superare le divisioni puristiche è indispensabile, fare sintesi di istanze articolate è necessario, ma l’idea di una gestione libera e democratica dei problemi appare indispensabile se si vuole costruire un’alternativa fondata sulla necessità di rappresentare gli interessi della collettività e non più quelli individualistici dei singoli e dei gruppi di potere.
Un’alleanza elettorale finalizzata al governo regionale non può essere indiscriminata, ma funzionale alla realizzazione coerente degli obiettivi politici definiti meticolosamente e condivisi con soggetti che garantiscono nitidezza morale, competenza, responsabilità ed impegno nella difesa dei diritti della popolazione e di ogni cittadino.
Credo che le istanze di democrazia, di eguaglianza e di giustizia sociale vadano delineate con molta chiarezza in un programma che deve vedere una ridefinizione degli assetti istituzionali, delle regole di gestione della partecipazione e di esplicitazione limpida e trasparente di una progettazione degli aspetti della vita collettiva nelle quali fin qui la politica ha mostrato tutte le sue limitazioni o incompetenze.
A questo deve guidare l’unica strada percorribile che è appunto quella della partecipazione democratica che è l’unico paradigma che permette non di proporre, ma di costruire un progetto politico.
Il Molise è stato per decenni devastato da una classe dirigente che ha creato sul territorio un deserto umano, culturale, sociale, sanitario, economico e politico dal quale le persone libere ed oneste sono dovute fuggire o vi sono rimaste a sostenere lotte di giustizia sociale che non hanno ottenuto fin qui alcun risultato contro le logiche della spartizione del potere e della negazione dei tanti diritti di cittadinanza ai deboli ed agli indifesi in una regione in cui il lavoro ad esempio non è un diritto, ma, secondo una concezione di stampo ancora feudale, viene ottenuto spesso per raccomandazione.
Le elezioni regionali del 2023 potrebbero essere l’ultima chiamata per ridare al Molise una prospettiva di futuro senza la quale probabilmente si precipiterà nel baratro.
Lavorare allora per dare ai cittadini una classe dirigente all’altezza della situazione dev’essere un impegno inderogabile
di Umberto Berardo