La settimana della sposa
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
27 maggio 2022
Due giovani vicini di podere furono indotti a sposarsi dalle rispettive famiglie affinché potessero ereditare, dopo il loro matrimonio, i loro rispettivi terreni.
La donna non potendo esibire nessuna dote perché povera, volle che si festeggiassero comunque le sue nozze.
Pochi parenti stretti assistettero al matrimonio, celebrato di sera, e un sobrio rinfresco con taralli e vino allietò i pochi invitati che, grazie ad un organetto, ballarono sull’aia la tarantella fino a notte.
La loro casa era disadorna,vi era solo il letto, costituito da un “pagliericcio”, un saccone riempito con foglie di mais.
Quel letto per la prima notte fu preparato con cura, fu mostrato ai parenti, che ammirarono una coperta fatta al telaio dalla prosperosa sposa.
Si lanciò riso e fiori sul letto e vi fu lasciata qualche banconota di buon’ augurio per una numerosa figliolanza. Come era consuetudine, un amico dello sposo, un bontempone, infilò qualche spilla e chiodo per fare lo scherzo agli sposi. C’era pure l’usanza di mettere sotto il cuscino un breviario o altri libri religiosi, al fine di scongiurare interventi malefici.
Or avvenne che quell’amico dello sposo fece uno scherzo davvero inopportuno. Invece di infilare sotto al cuscino un normale libro devozionale, vi infilò il libro nero dell’Ufficio dei morti.
Confidente dello sposo, ne conosceva virtù e difetti.
Di quest’ultimi gli era nota l’impotenza dell’amico, fu così che volle rimarcarne l’inconfessabile difetto affinchè la sposa per la sua settimana recitasse su quel letto il “requiem aeternam”.
La sposa novella durante quella settimana successiva alle nozze non osava uscire di casa. Erano i cosiddetti “giorni della zita”. In quei giorni la sposa si dedicava solo al marito.
Delusa per non doversi dedicare abbastanza al marito,
Infranse la regola della “settimana della zita” abbandonando subito quell’ inutile letto per fuggire in un paese lontano dal suo, dove, per ironia della sorte, avrebbe trascorso non una sola settimana sul letto, ma l’intera vita, intrattenendosi allegramente con quegli uomini tanto diversi da suo marito.
di Vincenzo Colledanchise