Angelo Maria Paventi
Insigne figura di Campodipietra
di Michele Petraroia
7 novembre 2022
Tra gli ultimi testimoni di un Molise temprato al dovere, al lavoro e alla lealtà, Angelo Maria Paventi è deceduto nella sua casa di Campobasso portando con sè la sobrietà, il garbo e un’innata eleganza che l’ha sempre contraddistinto anche nelle ore più difficili.
Preferiva guardare al futuro anziché soffermarsi sul passato, ma se sollecitato raccontava della sua infanzia a Campodipietra, della guerra, degli studi magistrali e delle prime esperienze di Maestro nell’immediato dopoguerra a Tufara e altre località. Fatte, rimanendo per lunghi periodi lontano dalla propria famiglia.
Cresciuto in una comunità rurale, coesa e solidale, vide chiudere sotto i suoi occhi decine di case a Campodipietra con amici e familiari che emigrarono per le Americhe, l’Australia, Venezuela, Argentina, Canada ma soprattutto Stati Uniti dove i primi campopetresi arrivarono a fine ottocento tant’è vero che diversi tra loro vennero a combattere e morire con l’esercito americano già nella prima Guerra Mondiale.
Non si perse d’animo e restò in contatto con parte dei suoi coetanei condividendo l’idea di una modernizzazione regionale, dell’affrancamento da atavici retaggi feudali e di una realizzazione di opere infrastrutturali essenziali tese a frenare il flusso migratorio e creare le condizioni per sviluppare il Molise.
Adolfo Colagiovanni era scampato ai fascisti scappando da un camino e nel dopoguerra organizzò il movimento socialista a Campodipietra prima di transitare nelle fila della DC il partito del potere con cui venne eletto per più legislature fino ad assumere la Presidenza della Regione.
Diversi i giovani che si avvicinarono e restarono nel partito socialista. Tra questi lo stesso Angelo Maria, Domenicangelo Di Girolamo severo e brillante docente del liceo classico nonchè consigliere comunale a Campobasso, il ginecologo Michele Ricciardi prematuramente scomparso, il Maestro Matteo D’Avirro ed altri. Da questo nucleo dopo una prima sconfitta nel 1970 partì la spinta per portare col simbolo del ramoscello d’ulivo Angelo Maria Paventi ad essere eletto Sindaco nel 1975 riconfermato nelle successive votazioni del 1980. Innovò le pratiche amministrative e avviò una stagione di diritti di cittadinanza, partecipazione popolare e iniziative di promozione come la Mostra dei Vini.
Rappresentò con straordinaria dignità, autonomia e competenza la comunità ad ogni livello e non si lasciò irretire dalle molteplici pressioni esercitate dai parlamentari potentissimi di quel periodo. Il solo recarsi a Riccia in una Comunità Montana che su 54 componenti di 17 comuni ancora nel 1990 ne contava 48 iscritti alla DC trasmette il senso di cosa significasse amministrare in Molise e nel Fortore dal dopoguerra in poi.
Nel 1985 dopo essere stato sfiduciato l’anno precedente mi coinvolse giovanissimo nella tornata elettorale che perdemmo per 3 voti (vinse la DC con 9 consiglieri, i repubblicani elessero 1 e noi 5 consiglieri). Nonostante la ruvidità, la spigolosità e l’asprezza dello scontro politico Angelo Maria fu per me esempio di educazione, competenza, rispetto delle istituzioni e correttezza amministrativa. Non alzò mai la voce nè perse mai il controllo. Questo suo comportamento esemplare ha rappresentato per me un riferimento ideale e ogni qualvolta mi sono trovato in situazioni critiche mi aiutava il ricordo di questa figura garbata, misurata, competente e leale. Maestro per professione e Maestro per tanti di noi.
A 92 anni aveva una lucidità, una curiosità e una rara freschezza. E’ stato bello salutarlo a San Michele in estate tra emigranti che tornavano e qualche libertà in più dopo due anni di Covid. L’inaspettata scomparsa dopo solo qualche mese non può che rattristarci ma il suo esempio di vita continuerà a vivere nei cuori di chi l’ha conosciuto, stimato e avuto come amico.
di Michele Petraroia