• 14 Novembre 2022

Un borgo in esposizione

È Casalciprano che mette in mostra gli oggetti della tradizione popolare e l’arte urbana. Quanto è stato realizzato ha una logica complessiva per cui può essere considerato frutto di un progetto unitario 

di Francesco Manfredi Selvaggi

14 novembre 2022

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Il progetto ideato e portato avanti dal Comune si articola in due filoni, quello del museo diffuso e quello dell’arte urbana. I due settori sopraddetti sono strettamente collegati fra di loro in quanto nel primo abbiamo la conservazione di oggetti della tradizione popolare in vani di abitazioni della parte antica dell’abitato e l’allestimento all’esterno di quadri di vita tradizionale attraverso manichini di dimensione umana realizzati in una particolare lega, mentre nel secondo si è intervenuto su diverse facciate del medesimo settore dell’abitato con la creazione di pitture murali, opera di artisti contemporanei, che traggono ispirazione da aspetti della società del passato.

Queste distinte operazioni, legate come si è detto da un filo concettuale comune, sono avvenute in momenti diversi, nell’arco di circa 20 anni, ma nello stesso tempo senza interruzioni significative. Per quanto riguarda gli obiettivi perseguiti essi sono molteplici dalla rivitalizzazione del centro storico al rafforzamento dell’identità comunitaria. Il progetto che si è definito così come si presenta, una volta raggiunta la sua configurazione pressoché finale, nel corso di circa 2 decenni si è posto l’obiettivo ambizioso di dare una nuova vita al centro storico.

Infatti la visita al museo diffuso e il percorso che raggiunge le varie raffigurazioni parietali sono un’occasione per comprendere, attraverso gli spostamenti che il turista deve compiere, la configurazione e le singole peculiarità dell’aggregato insediativo di origine medioevale. Obiettivi non secondari sono quelli di: riqualificazione dell’immagine urbana, in specifico degli spazi pubblici, una sorta di intervento di arredo urbano, e ci si sta riferendo ai dipinti sui fronti dei fabbricati e ai gruppi scultorei posizionati in slarghi abbastanza informi dell’insediamento, rivitalizzazione del patrimonio edilizio, almeno di quei locali posti a piano terra nati per essere stalle o depositi e che oggi hanno perso la ragione d’essere iniziale; recupero della memoria collettiva preservando gli oggetti d’uso comune e gli attrezzi da lavoro, non solo quello agricolo, appartenenti alle famiglie del luogo per i componenti delle quali più anziani costituiscono un ricordo dei propri antenati.

A proposito degli effetti prodotti ci sono varie considerazioni da fare sia sui risvolti «materiali» che su quelli «immateriali». Il senso di orgoglio delle comunità per il proprio paese è stato certamente uno dei maggiori risultati del lavoro svolto. Esso non è misurabile in termini quantitativi essendo un elemento, quello del sentimento di appartenenza, non determinabile con indicatori numerici, ma nel contempo è sensibilmente cresciuta la consapevolezza di vivere in un luogo “importante”, non in un posto degradato. Altro risultato è l’afflusso di visitatori, tra i quali vi sono le scolaresche provenienti da varie zone della regione, che è, nonostante che l’iniziativa condotta non sia più una novità, rimasto costante; visitatori interessati tanto all’antropologia, il museo diffuso, quanto alle espressioni artistiche sui prospetti dei fabbricati.

Inoltre, è sorta un’attività ristorativa che sembra essere il giusto complemento alle attrattive offerte, l’enogastronomia rappresentando un campo fondamentale nelle strategie di sviluppo turistico. Ciò che è stato messo in campo a Casalciprano rientra sicuramente in quello che si chiama sviluppo territoriale sostenibile. Il Molise ha orientato ormai da decenni le sue strategie territoriali sulla valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici. Si tratta di visioni strategiche articolate, avendo puntato, da un alto, che è quello delle emergenze storiche e naturali maggiori (Altilia, Pietrabbondante, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, ecc.) sulla «competitività», quindi su una sorta di sfida con altre località di rinomato valore, e, dall’altro lato, sulla “coesione” cioè sul mantenimento degli attuali livelli demografici ed economici sfruttando le risorse locali che sono non singoli episodi bensì l’insieme che li ricomprende, cioè il paesaggio il quale qui è sufficientemente integro. Per molti versi l’iniziativa di valorizzazione del centro storico di Casalciprano può essere assunta quale esempio per altri piccoli centri.

Il progetto è stato per l’epoca in cui è stato impostato del tutto innovativo ed esso ha rappresentato una novità assoluta nelle politiche di messa in valore dei borghi tipici nel panorama molisano. Successivamente, siamo ai nostri giorni, esso può essere considerato il fatto ispiratore di proposte simili come quella del comune di Roccamandolfi che ha quale tema il brigantaggio e quella di Civitacampomarano centrata sui murales. Ad ogni modo, ciò che si vuole trasmettere non è la ripetitività, ma la ricerca di soluzioni improntate da originalità, calibrate sui diversi contesti.

Forse esso è esemplare, piuttosto che per l’idea, per il suo formarsi gradualmente sulla spinta di un crescente interesse da parte di amministratori e cittadini poiché non è apparso di colpo, frutto di estemporaneità, bensì è venuto a prendere forma in più steps. Il coinvolgimento della comunità locale se non altro per aver messo a disposizione le pareti delle proprie case e l’aver consentito l’utilizzo di una parte di esse per il museo diffuso è il segno di un interesse della popolazione per il patrimonio ambientale.

Il recupero del patrimonio edilizio è un obiettivo primario, seppure non sempre espresso, bensì sottinteso nella programmazione dell’amministrazione regionale. Se si tiene conto, poi, che i piccoli Comuni sono i luoghi di vita di ceti sociali con livelli di reddito non elevato, l’intervento a favore di questi centri può essere considerata una delle forme di sostegno a questo strato di popolazione insieme alle altre politiche socio-economiche dello Stato, dall’inizio degli anni ’70, nelle linee programmatiche regionali vi è l’obiettivo del mantenimento della presenza umana nel circondario rurale in cui ricadono i piccoli borghi in modo da assicurare la manutenzione del territorio attuata con attente pratiche agricole.

Quanto realizzato a Casalciprano deve essere ritenuto il frutto, piuttosto che l’innesco di un processo di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali, in quanto in questa regione è da molto che si dibatte sulla valorizzazione dell’ambiente. Ciò che va ascritto a merito di quanto è stato costruito a Casalciprano è di aver reso concreto, per così dire visibile, ciò di cui si è tanto parlato. L’aver, poi, affrontato la problematica della cultura popolare è qualcosa che ha un respiro europeo perché c’è una sostanziale unità culturale tra le classi minori in giro per il continente, in contrapposizione all’egemonia di tipo culturale delle classi dominanti (vedi G. Galasso «L’altra Europa»).

di Francesco Manfredi Selvaggi

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