“Il Cantore dei Contadini”
Il volume di Antonio Mucciaccio sulle “Terre del Sacramento” e sul sacrificato di chi ha dato la vita per il futuro dei figli
di Luigi Pizzuto
15 novembre 2022
Un appuntamento di rilievo culturale nel silenzio del piccolo comune molisano, Guardialfiera. luogo di nascita dello scrittore Francesco Jovine.
Nel cuore del “borgo della pietra”, un’autentica sentinella sul lago, dove riaffiora la gobba del cosiddetto “Ponte di Annibale” che, per tutto l’anno, resta ingoiato dalle acque, è stato presentato il volume “Il Cantore dei Contadini – Francesco Jovine e le Terre del Sacramento”, scritto da Antonio Mucciaccio, valente storico saggista, simpatico narratore e caratteristico itinerante. Dotato di una vis espressiva di alto profilo culturale, puntualmente capace di coinvolgere, grazia alla sua ironia, anche i non addetti ai lavori.
Un volume di 714 pagine. A tutto campo entra nel mondo di Jovine tirando fuori documenti esemplari e non poche storie inedite che appassionano il lettore. Un lavoro di ricerca, dunque, lungo e faticoso che esplora ogni aspetto della vita familiare dando voce a chi nella vita ha sempre sofferto tanto.
“Il Cantore dei contadini” è stato presentato nella Sala Conedera alla presenza delle autorità locali e di studiosi esperti delle opere dello scrittore di Guardialfiera. Ha moderato gli interventi l’Assessore alla Cultura Itala Trolio. Il Sindaco Vincenzo Tozzi ha portato i saluti di rito, soffermandosi sulle iniziative del Comune per valorizzare una figura di spicco legata al territorio e al modus vivendi di un mondo contadino che nel suo cammino ha segnato buona para della storia italiana. “Con Agnone sono in cantiere diverse iniziative nel contesto del Parco Letterario dedicato appunto a Francesco Jovine. Sarà completata la sistemazione di Palazzo Loreto – ha dichiarato il sindaco – e dirimpetto abbiamo sistemato la panchina artistica dedicata all’autore. A breve verrà sistemato allo svincolo della bifernina di Guardialfiera, un cartello segnaletico con la dicitura “Benvenuti a Guardialfiera, Città di Jovine”.
Lo scrittore Francesco Paolo Tanzj, vice-presidente del Parco Letterario, si è soffermato sulla ricca documentazione del volume, ricordando le pagine più preziose di Jovine. Lo scrittore che, con la sua vena creativa e, tra l’altro in un arco ristretto di tempo, si impose nel campo della letteratura italiana, varcando a pieno titolo i confini nazionali. A primavera, pertanto, sarà al centro di un Convegno Nazionale che vedrà la presenza in Molise di studiosi fra i più importanti nel capo della letteratura contemporanea”. Emozionante e ricco di ricordi piacevoli, tra non pochi momenti di spontanea commozione, l’intervento di Vincenzo di Sabato che, da ragazzo ha conosciuto don Ciccio (così era chiamato lo scrittore nel suo paese). Il profilo biografico tracciato da Di Sabato, umile custode delle liturgie religiose e sociali dell’epoca, ha suscitato in platea tantissime curiosità. Francesco Jovine, così viene descritto da Vincenzo: “uomo elegante dalla corporatura robusta. Portava la giacca con cravatta rigorosamente annodata sotto il colletto bianco, con taglio di capelli simile alla forma del viso. E, quando, conversando in piazza con gli amici, assumeva spesso il tratto tipico maschileggiante, quello cioè della mano in tasca, così da far scendere morbidamente il lembo della giacca sul pantalone, con un guizzo di grazia maliziosa. Anche nel fumare, il gesto era misurato, dignitoso, come per un rito. Insomma un gentiluomo che amava il proprio ambiente di vita, il mondo dei contadini, la sua Guardialfiera. Da Raimondo, il suo barbiere, andava a giorni alterni e, come dopobarba, amava la Leocrema, spalmata dolcemente sul viso appena rasato. Don Ciccio tornava spesso a “Piedicastello”, il primo nucleo abitativo di Guardialfiera, dove dimorava con piacere, per vedere il fumo uscire dal comignolo e salutare cortesemente la gente”. Guardialfiera, dunque, luogo del cuore, dove sono nate le pagine più belle della letteratura italiana, legate al clima neorealista dover si avverte il respiro di un cammino sensibile alle sofferenze del Sud e al riscatto sociale. All’autore Antonio Mucciaccio, la presentazione del volume, dove trova spazio un ricco apparato di fonti, documenti, atti, tabelle, lettere, notizie, articoli, note di approfondimento e storie inedite. “Si tratta di un saggio storico e non letterario – ha dichiarato Antonio Mucciaccio – che, mediante la ricerca documentale, presenta il mondo di Francesco Jovine, molto simile ad un iceberg, di cui conosciamo solo la punta. Per quanto riguarda la produzione sterminata di Jovine giornalista, riporto solo una parte rimasta dormiente per tanti anni nella notte dell’oblio. Questo volume, in effetti, è il frutto della pandemia. I documenti storici dimostrano che era farsa la diceria secondo la quale le Terre del Sacramento si trovassero ad Isernia. Questa ciancia era diffusa ad arte da Jovine e dal suo amico Luigi Russo, Magnifico Rettore della Normale di Pisa. Perché quando Jovine ha scritto le “Terre del Sacramento”, lui le conosceva molto bene e sapeva chi erano stati gli usurpatori e coloro che avevano sottratto le terre ai contadini con l’usura e con l’imbroglio”.
In quarta di copertina viene riportato il lamento funebre per la morte di Luca Marano. E’ un canto struggente, stracolmo di lacrime che le donne, autentiche eroine vestite di nero, nel flusso della storia, versano sul corpo di Luca, ammazzato. Recita così, invece, la dedica che apre il volume: “Ai contadini, del Molise e a tutti i servi della gleba, per studiare, ricordare e non dimenticare, secolari fatiche, vessazioni, soprusi e miserie. E ai tanti Luca Marano, morti ammazzati, per un pugno di terra e un tozzo di pane”.
di Luigi Pizzuto (da Primo Piano del 14.11.22)