Cristo si è fermato a Roccaravindola
La gente è sempre di meno e i costi sempre maggiori
di Franco Valente – fb
24 novembre 2022
Ieri pomeriggio ho tentato di tornare da Campobasso con il treno delle 15,30 per Venafro.
Ovviamente con il pullman sostitutivo che mi ha portato fino a Roccaravindola. Sul piazzale della stazione, in uno squallore di periferia del mondo, il pullman ci ha scaricato ed è subito ripartito.
Pioveva a dirotto e ci siamo riparati sotto il piccolo porticato con i raccoglitori pieni di maleodorante monnezza.
Del treno per Venafro e Napoli via Vairano nessuna indicazione.
Dopo circa mezz’ora un altoparlante ha annunciato ”Il treno per Napoli è stato soppresso”.
Null’altro.
Potete immaginare le maledizioni dei viaggiatori inchiodati a Roccaravindola.
Io ho telefonato a mio figlio che è venuto da Venafro a raccogliermi.
Gli altri forse stanno ancora vagando per le campagne di Roccaravindola (scritto il 23.11.22).
SE AVESSIMO VINTO LA TERZA GUERRA SANNITICA, LA CAPITALE D’ITALIA STAREBBE A ROCCARAVINDOLA
Ieri ho narrato la storia che mi accomuna a migliaia di sfortunati viaggiatori che sono costretti a trasbordare dal treno al pullman per andare da Roma a Campobasso.
Insieme a una sostanziale condivisione da parte di chi mi legge sui vari profili, mi sono arrivate anche tre o quattro commenti piccati di persone che si sono sentite offese perché ho definito “squallore di periferia” la stazione di Roccaravindola.
La cosa mi ha fatto riflettere perché mi rendo conto che il concetto di bellezza e di gradevolezza di un luogo è molto relativo e dipende dalla cultura di chi l’osserva.
Ha ragione Giordano Bruno sulla questione degli infiniti universi. L’universo è uno solo, ma sono infiniti i punti di osservazione dell’universo.
La stazione di Roccaravindola, se chiedete a milioni di persone, fa veramente pena, ma per alcuni abitanti della frazione più celebre delle Ferrovie Italiane, è il posto più bello del mondo.
Ci mancherebbe!
Io sono nato a 15 metri dalla Stazione di Venafro e guai a chi mi tocca quel luogo. Ma la stazione di Venafro è ancora più squallida di quella di Roccaravindola.
Come quella di Roccaravindola fa letteralmente schifo.
Napoli, che è la mia capitale, aiuta a distinguere il concetto della bellezza da quello dell’affetto: “Ogni scarrafone è belle alla mamma soja”.
Il problema di molti Molisani è quello di ritenere che il Molise sia il luogo più bello del mondo.
Anche in questo caso direi: “Ci mancherebbe!”
Ma la stazione di Roccaravindola, per il resto del mondo, fa veramente schifo.
Perché è il simbolo del disagio che devono subire da parecchi anni quelli che sono costretti a viaggiare da Roma a Campobasso o anche per quelli, come me, che vorrebbero andare con il treno da Venafro a Isernia.
Si può ritenere giustamente che Roccaravindola, come ho sostenuto in decine di conferenze, è il centro del Bacino Mediterraneo.
Che è il punto più importante sulla Dorsale Appenninica tra Adriatico e Tirreno.
Che è attraversato dal Volturno, il fiume più importante d’Italia per fatti geografici e circostanze storiche.
Che segna il confine tra le Mainardi e il Matese che sono i massicci dove si è fatta la storia dell’Italia e degli Italici.
Che nella chiesa diruta di S. Michele c’è la più antica rappresentazione molisana di uno zampognaro.
Ma la stazione di Roccaravindola fa veramente pena. Anche dal punto di vista estetico.
Ho spiato nei profili di quelle persone che si sono rizelate perché ho sottolineato “lo squallore di periferia del piazzale della Stazione di Roccaravindola”. Tutte belle persone che fanno una vita normale.
Persone che evidentemente sono anche particolarmente educate. Io, invece, quando mi sento offeso, divento cafone e prendo a parolacce il mio interlocutore. Senza mezzi termini.
Chi passa per Roccaravindola e ha una diversa sensibilità culturale non può esprimere apprezzamento estetico per quel gigantesco bombolone che accoglie i viaggiatori sotto una sgangherata pensilina protetta da una rete degna di un pollaio di Katmandù.
Non può apprezzare l’inverecondo mosaico di infissi di alluminio applicati ignobilmente sui prospetti di un edificio che aveva la dignità di quella piccola stazione di paese. Che rimane nel ricordo di chi, come me, l’ha frequentata oltre mezzo secolo fa.
Non può essere felice di dover trasbordare superando barriere architettoniche e gradini irregolari per passare da un treno a un pullman. Se arrivi a Roccaravindola su una sedia a rotelle e non hai telefonato il giorno prima per prenotare un assistente delle ferrovie, rimani inchiodato sul piazzale, sotto l’acqua battente o sotto il sole infuocato ad aspettare l’arrivo del Padreterno.
Non può rimanere indifferente alla puzza della monnezza lasciata da vari giorni a degradarsi nei cestini a lato del porticato.
Sicuramente i popoli in guerra stanno peggio dei viaggiatori della tratta molisana, ma ciò non giustifica le Ferrovie dello Stato a considerare in questo modo chi, per qualsiasi motivo, è costretto a viaggiare in treno. Anche per il solo piacere di usare i mezzi pubblici.
Le immagini che vedete sono quelle del Treno del Centenario al passaggio per Roccaravindola.
(NdR: Roccaravindola è una frazione del comune di Montaquila (IS))
di Franco Valente – fb