• 15 Dicembre 2022

Le rinnovabili rischiano di divenire nemiche del paesaggio

Occorre capire se la bellezza del paesaggio, ma anche potenziali problemi ambientali come lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici, sono prezzi accettabili da pagare in nome del progresso

di Pasquale Di Lena (da TEATRO NATURALE)

15 dicembre 2022

Le energie rinnovabili, da tempo lontano punti di rifermento per noi, ma che da qualche tempo sono sempre più fonte di preoccupazioni, e non poche, nel momento in cui i governi ai vari livelli – approfittando della scellerata guerra dichiarata da Putin e dall’ancor più scellerata risposta dell’Europa con l’invio delle armi imposta dalla Nato – promuovono e sostengono torri giganti e pannelli solari a terra non rendendosi conto che rubano la bellezza, il paesaggio. 

Un valore inestimabile, quest’ultimo, tanto più per il nostro bel Paese, e, con esso, la sola energia davvero rinnovabile e la sola vitale, il cibo. Il paesaggio e il cibo, due beni primari del territorio strettamente legati ai due aspetti più preoccupanti per la situazione che vive la Terra e, con essa, gli esseri viventi, a partire da noi e il resto dell’umanità che la stiamo riducendo a poca cosa. Stiamo parlando dell’agricoltura, dei boschi e delle foreste, ovvero della biodiversità e del rischio di estinzione per un altro milione di specie viventi; della perdita sempre più preoccupante – grazie all’uso e abuso di mezzi meccanici e prodotti chimici e farmaceutici – della fertilità del terreno e, non ultima, della situazione tragica del clima. Tre aspetti che mettono in crisi il presente e in dubbio il futuro di vita su questa Terra martoriata con una velocità impressionante negli ultimi 50 anni, quelli che coincidono con l’avvento del neoliberismo. Il sistema delle banche e delle multinazionali, che, non avendo il senso del limite e del finito, depreda e distrugge e tutto per il denaro. Il consumo di ogni cosa, risorse e valori insieme, è la logica propria del neoliberismo e, insieme, la sua capacità, in mancanza di oppositori, di coinvolgere tutti, nel momento in cui impera con la manipolazione dell’informazione e l’appropriazione della politica, che, forte del dio denaro, non usa. Usa solo quelli – un tempo considerati politici – che, ai vari livelli, credono di esserne ancora i rappresentanti, non rendendosi conto che sono solo pedine nelle mani di giocatori di scacchi, i ricchi potenti o potenti ricchi, senza scrupoli. 

Tutto questo è parte dei nostri recenti dubbi sull’utilità delle rinnovabili sopra citate, nelle mani di chi, con quattro euro, ha la possibilità di mettere su un’impresa e, con gli spiccioli, distruggere bellezza e bontà, quali sono, è bene ripeterlo, il paesaggio e il cibo. Ci sono altri due aspetti che completano questa nostra riflessione/preoccupazione/negazione: 

1. La corsa all’energia rinnovabile per non rallentare e mettere in discussione lo spreco di energie e il consumismo quale filosofia di vita, che vuol dire continuare sulla stessa strada che ha già prodotto crisi economiche, guerre, disastri; 

2. L’eredità dell’ingente smaltimento dei materiali obsoleti lasciata alle nuove generazioni e i pericoli enormi per i territori che sono oggetto di discariche. 

Un aspetto, quest’ultimo, che, per ora, non è parte della discussione in atto, come a voler dimostrare che la sola cosa che conta è il presente. Un presente senza passato – memoria piena di valori – è il segno più evidente di mancanza di attenzione per il futuro. La pazzia propria di un sistema senza scrupoli che privilegia il denaro agli affetti, anche e soprattutto quelli dei propri figli; che diffonde sempre più il virus dell’indifferenza per renderci sempre più complici dei suoi misfatti.

di Pasquale Di Lena (da TEATRO NATURALE)

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