“Tracce di luce”
A Castelnuovo al Volturno dal 4 al 10 Settembre Festival di eventi dedicati a Charles Moulin, l’artista solitario che abbandonò la ‘belle vie’ per la genuinità del Molise
di colibrimagazine.it
5 Settembre 2023
Un’esperienza di puro benessere mentale ed intellettuale volta allo sviluppo del territorio. Un percorso da vivere raccogliendo, passo dopo passo, i sassolini luminosi lasciati da Charles Moulin, grande artista e grande uomo che in Molise, sulle Mainarde, aveva trovato nei primi decenni del ‘900 il luogo per esprimersi al meglio. E per condividere valori genuini tipici di questa terra. Si chiama “Tracce di luce” l’evento che dal 4 al 10 settembre 2023 trasformerà l’Alta Valle del Volturno in un teatro di stimoli creativi e di attività. Ai momenti di approfondimento con convegni, spettacoli e confronti, si uniranno proposte di massima espressione artistica e attività coinvolgenti come spettacoli o escursioni. Proposte ludico educative anche per i bambini con laboratori ed intrattenimenti tematici.
Il programma è vasto, gli sponsor e gli enti coinvolti notevoli e numerosi. La portata è internazionale: a Castelnuovo al Volturno, paese di riferimento per questo emozionante rendez-vous, giungeranno sei artisti di diverse discipline dall’Italia e anche da Lille, la città di Moulin. Qui realizzeranno opere sulla sua vita trascorsa in questi luoghi ameni ed affascinanti. In più l’approfondimento finale con un imponente convegno composto da tre panel per tre approcci: etno-antropologico, filosofico-naturalistico e ed artistico-culturale. E mostra finale ad Isernia delle opere originali di Moulin, prima esposizione dopo l’unica sua personale, nel 1969, all’indomani della scomparsa.
Ma chi era Charles Moulin? E perché ha segnato la storia di questo territorio di confine tra Molise, Abruzzo e Lazio? Contemporaneo e connazionale dei massimi impressionisti come Van Gogh, Chagall, Degas, Cezanne ed altri, Moulin nacque a Lille nel 1869. In Italia, sull’Appennino centro meridionale, arrivò quasi trentenne grazie all’incontro casuale con due zampognari giramondo che lo incuriosirono nel parlare della loro terra e ad un premio di studio dell’Accademia di Francia, alla quale apparteneva. Fu la profonda semplicità della silenziosa landa molisana a rapirlo e portarlo ad una scelta di vita radicale: abbandonare la ricchezza e le luci dei fasti per l’essenzialità e la semplicità dei luoghi ameni sulle Mainarde. E vivere da eremita nei pressi del Monte Marrone, vicino Castelnuovo, tra il suo rifugio estivo e quello invernale, due casupole di pietra e legno da lui stesso realizzate e dalle quali godeva di panorami mozzafiato fortemente ispiratori.
Nonostante il suo approccio solitario alla comunità, così come era accaduto con i due zampognari in Francia Mulin venne inevitabilmente avvolto dal calore e dall’immediatezza della gente del Molise, diventando per tutti “M’ssiu Mulà“. Era considerato un pensatore anticonvenzionale, un solitario che amava dipingere nel suo rifugio sui monti, ma era anche ben voluto e per lui c’era sempre un pasto caldo, ripagato con ritratti e piccole o grandi opere. Nel suo silenzio trasmise goccia a goccia l’amore per la pittura incidendo sui costumi e sui modelli culturali della piccola frazione rurale che lo aveva accolto. In questo articolo di Gianni Palumbo, uno dei più appassionati organizzatori dell’iniziativa, un ritratto molto interessante del personaggio e del suo pensiero.
Ed è con lo stesso clima accogliente ed inclusivo che si rivolgono oggi al pubblico gli organizzatori di “Tracce di luce”, un gruppo di giovani e meno giovani, studiosi e appassionati di aree interne impegnati all’interno del CISAV (Centro Indipendente Studi Alta Valle del Volturno) che da qualche anno lavora al progetto con grande passione e perfezione. Cultori della tradizione e studiosi di storia e natura che sul profilo Fb dell’associazione scrivono: “Tracce di Luce è un percorso da fare insieme per valorizzare un artista che ancora oggi fa quasi paura per un motivo semplice: è stato libero. E di questa stessa libertà vogliamo nutrirci noi, per vivere sette giorni di festival all’insegna della cultura dell’arte e della bellezza della condivisione. Perché è questo che il Molise merita!”.
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