Vilipendio di cadaveri
10 Ottobre 881 – 10 Ottobre 2023
di Franco Valente – fb
11 ottobre 2023
Mi è capitato di leggere una scheda elaborata da un archeologo che spiega cosa ha capito di una epigrafe trovata nel 1994 nell’ambito degli scavi di S. Vincenzo al Volturno.
A quell’epoca ero responsabile di un grandioso progetto che inquadrava l’iniziativa dell’abate Bernardo D’Onorio, sostenuta dalla Regione Molise presieduta da Gino Di Bartolomeo, nella prospettiva di lavoro per il nuovo Millennio recependo il messaggio cristiano di Ambrogio Autperto che, formatosi alle sorgenti del Volturno, è considerato uno dei più importanti teologi della Cristianità.
La limitazione culturale di coloro che si sono appropriati dello scavo archeologico e la loro totale incapacità a capire il danno che stavano facendo alla storia dell’Umanità ha determinato un disastro di proporzioni apocalittiche per il futuro di S. Vincenzo al Volturno. A ciò si aggiunge una condizione di penoso immobilismo di fronte alla necessità di dare un indirizzo alla gestione del complesso.
Alla incapacità della missione archeologica fa da controaltare l’assenza di una continuità con le origini della cultura benedettina.
Detto in termini comprensibili S. Vincenzo è morto e la Resurrezione, teologicamente parlando, è rinviata a data sempre più lontana dalla sua morte.
L’imbecillità culturale degli archeologi è uno dei due aspetti preoccupanti della situazione. L’altro problema è la dichiarazione di resa della comunità benedettina di fronte alla difficoltà di avere una visione escatologica dinamica del proprio esistere.
Mille anni fa se un monaco avesse messo in dubbio la prospettiva del ricongiungimento del proprio corpo con l’anima al momento del giudizio Universale, sarebbe stato cacciato a calci nel sedere dal monastero.
A S. Vincenzo, invece, oggi si fa un’operazione archeologica che tecnicamente si definisce “vilipendio di cadavere”.
E non solo!
Il maltrattamento dei corpi è ancora più grave se è vero che la Chiesa ogni anno, il 10 ottobre, celebra il martirio di novecento monaci: “nungentorum monachorum decollatorum…”.
Le anime dei novecento monaci a cui fu tagliata la testa gridano la maledizione nei confronti degli archeologi che ritengono che quella morte non sia servita a niente.
Dove sono finiti le migliaia di corpi che gli archeologi hanno dissotterrato per il piacere di mostrare al mondo che S. Vincenzo è uno dei luoghi più importanti della Cristianità?
Qui il sangue dei Martiri non ha avuto neanche il privilegio di finire, dopo lo scavo, in una fossa comune.
Qui la terra è stata tolta e le ossa sono state disperse nelle discariche a cielo aperto.
di Franco Valente – fb