• 11 Febbraio 2016

Fotovoltaico

Con migliaia di km di autostrade non serve occupare suolo fertile!

di Luca D’Achille 

11 febbraio 2016

Da più parti si sottolinea la necessità di un futuro energetico fondato sulle fonti rinnovabili come il fotovoltaico. Per risolvere un problema non se ne deve però creare un altro: quello del consumo di suolo agricolo. Questo è possibile come ci dimostra l’esempio virtuoso di una barriera autostradale fotovoltaica.

Colpisce senza dubbio l’attenzione degli automobilisti che transitano sull’Autostrada del Brennero la barriera antirumore fotovoltaica lunga più di un km realizzata in località Marano nel comune di Isera (TN).

Un’innovativa soluzione, la prima nel nostro Paese, che trasforma le necessarie ma spesso brutte barriere antirumore che costeggiano le numerose autostrade italiane in generatori di energia pulita: il rivestimento anteriore con pannelli fotovoltaici, verticali in basso e inclinati nella parte superiore per sfruttare l’irraggiamento migliore, può infatti garantire una produttività annuale di energia elettrica stimata in quasi 700.000 kWh.

Una risposta efficace al complicato problema delle dipendenze e dell’insostenibilità dei consumi: per ragioni ambientali ed economiche dobbiamo riuscire a liberarci dalla dipendenza dalle fonti energetiche fossili senza però creare un deficit di produzione agricola. Altrimenti avremmo ben due problemi: il degrado del territorio e la creazione di un’altra pericolosa dipendenza, quella alimentare.

Con soluzioni come quella sopra descritta invece questo si può evitare, così come scegliendo di preferire alle istallazioni di pannelli fotovoltaici al suolo l’impiego degli stessi sulle pareti o sulle coperture che garantiscono un ampio spazio di diffusione non ancora sfruttato.

La rete autostradale italiana è vasta e ancora in espansione a continuo discapito del suolo. <<Tutte le autostrade dovrebbero essere dotate per legge di queste barriere antirumore fotovoltaiche>> ci dice l’Ing. Mario Zamboni – presidente Comitato WWF Bergamo che ha segnalato questo interessante progetto. Così si potrebbe mitigarne l’impatto e al tempo stesso consentire di coprire buona parte delle necessità energetiche, senza sprecare i preziosi terreni agricoli.

di Luca D’Achille (da salviamoilpaesaggio.it)