Diritti ed altro
Pareri sulla legge Cirinnà
di Umberto Berardo
15 febbraio 2016
Sulle questioni che attengono al dibattito sulle disposizioni contenute nella cosiddetta legge Cirinnà abbiamo finora espresso solo la seguente considerazione su Facebook datata 25 gennaio 2016.
“Le confusioni antropologiche e giuridiche originate da un dibattito davvero poco lucido sulle definizioni di unioni civili, coppie di fatto e matrimonio e sui conseguenti diritti e doveri di chi li contrae generano in molti semplificazioni precipitose, mistificazioni o preoccupazioni.
Se non definiamo anzitutto con chiarezza, come fa la Costituzione della Repubblica Italiana nell’art. 29, i diversi tipi di gruppi sociali ai quali pensiamo, i diritti di tutti i componenti, le loro funzioni ed i doveri verso la collettività, rischiamo di creare norme in cui si focalizzano le analisi sulle sacrosante esigenze relazionali, sentimentali, psicologiche, affettive ed anche patrimoniali di taluni soggetti, quali gli adulti, che hanno ovviamente completa facoltà ad un rapporto pienamente legittimato, dimenticando che altri, come i bambini, hanno eguali diritti ad una genitorialità di un papà e di una mamma che non possono avere surrogati alternativi se non rinunciando, per chi nasce, al diritto ad una identità genetica e “naturale”, come sottolinea ancora con chiarezza la Costituzione.
Le manifestazioni di contrapposizione plateale di questi giorni rischiano di essere il frutto di un’isteria difficilmente comprensibile, mentre occorre procedere sulla via della ricerca e del confronto rispettoso e razionale lungo gli aspetti dirimenti sul piano scientifico, culturale, giuridico e sociale.”.
Nel dibattito che ne è scaturito precisavamo.
“Crediamo che nessuno debba partire da illazioni pregiudiziali, ma da convinzioni maturate da studi di carattere scientifico e giuridico. Abbiamo solo il dovere di essere aperti alla ricerca di tutti i diritti e di ciò che rappresenta il bene comune, stando attenti a non rincorrere egoismi.”
In un post successivo abbiamo invitato caldamente a leggere nella sua stesura definitiva il DDL 1231 che secondo noi ha molte ombre, trattandosi in più di un caso di “un’intromissione ideologica dentro la natura biologica” come sottolinea giustamente Giulietto Chiesa; è difficile, infatti, immaginare un’adozione “altra” per un nato con due genitori biologici già esistenti e non deceduti, ma è anche assurdo e capzioso pensare ad un’adozione specifica per le coppie dello stesso sesso, quando una tale fattispecie è già normata giuridicamente in generale.
D’altronde se, come sembra, la stragrande maggioranza del popolo italiano sarebbe contraria alle adozioni per coppie dello stesso sesso, possiamo pensare che su un tema così divisivo per l’opinione pubblica un parlamento di nominati possa decidere in merito?
Se torniamo sull’argomento è solo perché nei giorni successivi nelle piazze, sui mass-media e soprattutto in televisione assistiamo non ad un confronto corretto e rispettoso a livello culturale e sociale ma a scontri beceri ed inqualificabili che cercano solo la denigrazione della diversità di idee e mirano ad un vero e proprio lavaggio di cervelli fatto tra l’altro da soggetti che spesso non hanno alcuna competenza in merito e s’improvvisano tuttologi ad ogni occasione.
Gli assunti da cui partire per definire l’espressione della sessualità della persona nelle sue funzioni psicologiche, affettive, edonistiche e generative sono le certezze che le diverse branche della scienza hanno fin qui raggiunto.
I “gender studies” hanno ormai una tradizione di mezzo secolo e sembra pacifico che la sessualità abbia un ancoraggio allo stesso tempo biologico e legato al processo socio-culturale, mentre appare di difficile accettazione per la costruzione di gruppi sociali la tesi della ” teoria queer ” che sostiene di abolire l’alterità dei sessi con la pretesa per l’essere umano di autodefinirsi sessualmente cambiando sesso e partner a proprio piacimento.
Se il genere non ha le proprie basi nell’ordine dell’essere, ma solo in quello del fare e dissolviamo l’evidenza del genere, ci troveremo, come opportunamente suggerisce Susy Zanardo, docente di filosofia morale all’Università Europea di Roma, di fronte all’ambiguità come ideale di vita che lascia grandi perplessità nella distinzione tra esigenze reali di espressione della sessualità e forme di trasgressione che rischiano di portare seri problemi alla vita relazionale.
La questione, allora, per la sessuazione è trovare i criteri più validi in grado di garantire i diritti individuali a tutti, ma anche il sistema della generazione e la configurazione di un assetto istituzionale in grado di dare ai bambini entrambe le figure che concorrono alla nascita ed alla crescita ed una identità personale e familiare lontana dagli equivoci, dalle ombre e dalle tutele rispetto a cui talune scienze oggi ancora non riescono a dire parole chiare.
Escludere chi non rientra nel binario sessuale classico sarebbe da razzisti ed irresponsabili e dunque abbiamo il dovere di garantire a ciascuno il diritto di esprimere la propria sessualità in piena libertà se non lede quello alla dignità ed al rispetto dell’altro e non tende a mercificarne l’espressione.
Altra cosa è rivendicare il diritto alla genitorialità attraverso artifici tecnologici e con lo sfruttamento del corpo delle donne ridotte a strumento mercificato del capriccio di chi è disposto per questo a servirsi degli altri per raggiungere un desiderio che probabilmente serve solo a soddisfare l’individualismo personale dimenticando i diritti altrui.
Parlare poi in proposito, come ha fatto Umberto Galimberti in un’intervista, di una “tecnologia come soggetto della storia” (sic) e’ davvero per noi culturalmente sconcertante!
Nella corso della vita abbiamo imparato dalla nostra formazione cristiana, culturale, sociale e politica a stare dalla parte dei più deboli ed allora con chiarezza in questa disputa sulla difesa dei diritti della persona noi stiamo chiaramente con chiunque voglia esprimere serenamente la propria sessualità, ma soprattutto con chi nasce perché abbia certezze genetiche e chiara identità e sia liberato da un processo del neoliberismo economico e culturale che dopo la mercificazione del sesso sta costruendo quella della natalità surrogata che ancora Giulietto Chiesa ha definito ” una cosa mostruosa che non ha proporzioni nella vita e nella storia del genere umano”.
Possibile che la cosiddetta “sinistra” non riesca a penetrare politicamente sul piano analitico un fenomeno così borghese che sta minando fortemente la dignità della donna e dei bambini, ma anche la costruzione degli assetti fondamentali della società?
di Umberto Berardo