L’inno alla vita del Molise che non si arrende
È di vitale importanza unire tutte le associazioni e i cittadini per difendere il nostro territorio
di Diego Florio
22 febbraio 2016
È stata una magnifica giornata quella di ieri per la democrazia partecipata. Forse una delle migliori che il bell’addormentato Molise ha registrato negli ultimi anni.
Termoli, ore 15. Associazioni, liberi cittadini, studenti, movimenti politici, sigle sindacali, si riuniscono per dar vita a un corteo pacifico che si snoderà lungo le principali strade del centro cittadino. Presenti anche i rappresentanti delle associazioni contro le trivelle di Abruzzo e Puglia.
Il tema della manifestazione: ribadire un secco no alle politiche di devastazione del territorio messe in campo dal governo nazionale (vedi Decreto Sblocca Italia) e dall’offensiva, in tal senso, delle multinazionali e delle aziende ad alto impatto ambientale presenti sul territorio.
Trivelle nell’Adriatico, espansione del polo chimico, nuovo acquedotto ancora inattivo, sforamento delle polveri, acqua gialla dai rubinetti, stoccaggio di gas al Sinarca. Queste le questioni che affliggono la città di Termoli e non solo.
Il numero di partecipanti dà speranza. Da Piazza Donatori di sangue a Piazza Monumento, dove si sono susseguiti gli interventi degli organizzatori, dei rappresentanti delle associazioni, dei cittadini, il corteo si è riempito spontaneamente di tante altre persone che hanno fatto salire a circa mille il numero dei manifestanti.
Il corteo ha un’anima bella, che puoi sentire e toccare.
Il bene comune non può generare la cultura del sospetto, cosa di cui noi molisani, purtroppo, siamo intrisi.
Ci guardiamo negli occhi, siamo in tanti, e siamo felici di esserci.
È un buon dato, ma prendiamolo solo come un buon punto di partenza. Ancora tanto è il lavoro da fare.
Manca un coordinamento a livello regionale e su questo si può fare davvero molto, superare piccoli campanilismi e divisioni.
Abbiamo tante sfide di fronte a noi:
L’area industriale di Pozzilli- Venafro con la ex Fonderghisa, con vari terreni “a riposo”, con la ex centrale a biomasse Energonut trasformata in inceneritore e gestita da Hera Ambiente che brucia già da anni circa 100000 tonnellate di rifiuti l’anno, senza foglio di VIA provenienti da chissà dove, il cementificio di Sesto Campano. Il tutto in una piccola area a grande tradizione enogastronomica.
Poi c’è la questione delle cave, della discarica di Isernia, di quella di Montagano, i pozzi di Cercemaggiore sui quali è sceso un silenzio spaventoso, Guglionesi 2 (inserito dal ministero dell’ambiente tra le aree più inquinate d’Italia, in compagnia di realtà quali Casale Monferrato, Piombino, la Resit di Giugliano, giusto per rendere l’idea);
E ancora, il Cosib, la centrale Turbogas di Larino, i fiumi Biferno e Trigno dove la vita ormai è quasi solo un lontano ricordo a causa di scarichi industriali privi di qualunque senso minimo della decenza, depuratori fasulli, scarichi civili e mille altre porcherie scaricate a più non posso.
Per non contare gli altri interramenti e sversamenti di centinaia di tonnellate di scarti industriali e materie altamente tossiche su ettari e ettari di terreni tra Campomarino e Termoli.
Sembra un bollettino di guerra. Anzi lo è.
E lo dimostrano le inchieste che negli ultimi venti anni descrivono una situazione inquietante di silenzi, connivenze e omissioni.
È di vitale importanza unire tutte le associazioni e i cittadini del territorio. La battaglia di Termoli è una battaglia di tutti. La battaglia delle mamme di Venafro è una battaglia di tutti. Così come lo sono tutte le altre che ho appena citato.
Le criticità ambientali del Molise ormai sono un fatto importante e già da tempo si fa la conta delle vittime nella popolazione inerme. Ma il nesso evidente, a detta anche di molti medici e oncologi molisani, tra devastazione ambientale e aumento delle patologie tumorali non possiamo ufficializzarlo perché ancora è inattivo il registro tumori.
Cosa diavolo stiamo aspettando?
È dal 2000 che va avanti questa storia.
È stato finanziato due volte ma risulta non pervenuto!
Cosa fanno con i nostri soldi?
Forse la devastazione dei territori è decisa in base ai bacini demografici?
Per cui una regione con una densità abitativa bassissima la si può sacrificare a pattumiera d’Italia?
Sversamenti e altre porcherie procedono indisturbati da anni e le forze preposte alla tutela del territorio non sono in grado, anche per insufficienza di personale, di controllare il continuo via vai di mezzi e materiale che arrivano da tutta Italia e chissà ancora da dove. Senza considerare le leggi a maglie larghe sulle questioni ambientali.
È vero, dallo scorso anno c’è stato un inasprimento delle pene su questo tipo di reati.
Ma le pene ancora non sono tali da scoraggiare completamente certe folli e criminali abitudini.
Qual è la situazione degli uffici regionali, pagati con i nostri soldi, preposti a tutela della salute pubblica, cioè l’Arpa Molise?
Hanno gli strumenti per fare le indagini?
E quelle che fanno e pubblicano sono sufficienti per capire il reale stato delle cose?
Domande alle quali desidererei che qualcuno rispondesse.
I cittadini, lentamente, iniziano a capire l’importanza della partecipazione, dello stare insieme, del confrontarsi per risolvere i problemi e tracciare la strada più giusta per il bene comune e per la difesa del territorio e degli esseri viventi più deboli, cioè i nostri bambini, che subiscono per primi le conseguenze di certe scelte scellerate e prive di qualunque fondamento di rispetto della vita.
di Diego Florio (da ilbenecomune.it)