RELAZIONE DI CHUKNAGAR ALL’ASSEMBLEA SAVERIANA DI APRILE 2016
Indicazioni per le Relazioni
P. Antonio Germano Das, S. X.
antoniogermano2@gmail.com
Chuknagar, 04.04.2016
A) Breve informazione generale introduttiva sulla tua attività per far sapere ai confratelli quello che stai facendo.
Su quanto ci viene chiesto al punto A, farò solo un piccolo accenno, dal momento che la realtà di Chuknagar e cioè come nacque la missione e con quale intento penso sia nota a tutti noi che abbiamo un’esperienza più o meno lunga di vita bengalese. L’intento iniziale era quello della promozione umana attraverso l’educazione tra i Rishi-Dalit di Chuknagar e dintorni, dove c’è una larga concentrazione di Ontoj(gli ultimi), che in tutta la zona sono identificati come Das (schiavi-servi). L’intento iniziale dell’apertura della missione è rimasto intatto, anzi nel corso degli anni ha trovato una formulazione sempre più precisa ed ha ricevuto ulteriore incremento sia per il numero degli alunni dei 13 villaggi che frequentano il Tuition Program dalla IV alla X e che quest’anno si aggira intorno ai 700 sia per il numero degli insegnanti che sono 43. Questa attività mi coinvolge appassionatamente e ringiovanisce i miei 77 anni. Il modo con cui è portata avanti meriterebbe un capitolo a parte.
Parallela all’attività di promozione umana, ma non in contrapposizione ad essa, c’è la cura pastorale della piccola comunità cristiana, che mi assorbe in maniera non indifferente. Come saprete, approdai a Chuknagar nel Febbraio del 2001, dietro espressa richiesta (ma senza formale appointment letter) dell’allora superiore regionale p. Lorenzo Valoti, che mi chiedeva di iniziare il catecumenato con coloro che avevano chiesto di diventare cristiani. I quasi cinque anni trascorsi con p. Sergio, con la saltuaria presenza del dott. Gildo sono stati il periodo aureo dei miei 15 anni trascorsi a Chuknagar, in quanto il mio unico lavoro era quello di organizzarmi nella gestione dei vari gruppi che venivano per la Bible class e gestivo solo i soldi per il bazar. La comunità cristiana conta attualmente 55 famiglie (recentemente due famiglie battiste del vicino villaggio di Maltia, dopo ripetute richieste, sono state ammesse nella Chiesa Cattolica), 180 battezzati e 50 catecumeni. C’è da dire che essa assorbe molto del mio tempo, sia per la routine pastorale comune alla altre comunità cristiane sia per la importanza che viene data alla catechesi che continua sia per i battezzati sia per i catecumeni, gli uni e gli altri organizzati in gruppi, seguiti da me, dal catechista e da altre due volontarie, che seguono i più piccoli. Le catechesi sono settimanali.
B) Attenendoti a quella che è la tua attività prettamente missionaria, sottolineane: – gli scopi – i metodi – i risultati, se ci sono – il coinvolgimento finanziario (fonti, canali, permessi ecc.).
Venendo al punto B, dove ci si chiede fra l’altro di illustrare gli scopi e i metodi dell’attività prettamente missionaria, penso di averli illustrati in maniera sufficientemente chiara nel punto A, anche se quell’avverbio “prettamente” posto accanto ad attività missionaria mi fa arricciare un pò il naso. Guardando a Gesù, al suo vivere in mezzo alla gente, al suo operare e alla sua parola, dove porremmo la distinzione per dire: “Questo è prettamente missionario e questo non lo è?” La nostra presenza o è prettamente missionaria o missionaria non lo è affatto. Nei luoghi dove passiamo, se lasciamo un segno che richiami la gente a Gesù, allora possiamo dire che il nostro passaggio è stato missionario e basta!
E i risultati? Sono qualcosa che si può misurare? Sul Calvario non sembrava tutto finito? Parlando della nostra gente, in altra occasione, forse quando ero ancora a Borodol, una volta ebbi a dire che gli scatti, se ci sono, avvengono una volta ogni 50 anni e 50 anni non sono ancora passati per la missione di Chuknagar. Avvolte accadono dei fatti che ti fanno tornare indietro di cento anni. Comunque, lo accennavo nella relazione dello scorso anno, il frutto più appariscente della nostra presenza è il movimento di liberazione suscitato tra i Rishi, che, iniziato a Chuknagar, si è esteso un po’ a macchia d’olio e vede coinvolte, anche se non sempre motivate dagli stessi ideali , tante NGO, che cercano di portare avanti il medesimo discorso.
Parlando del Tuition Program, devo accennare ad uno smacco, che si è verificato nel corso dell’anno e che mi ha fatto soffrire non poco. Si tratta di un personaggio della missione, noto, penso, alla maggioranza di voi. Si chiama Dilip Das, supervisor del T.P., che io incontrai la prima volta 15 anni fa, quando approdai a Chuknagar. Lo scorso mese di novembre mi ha imbrogliato macroscopicamente sul lavoro e così, d’accordo col superiore regionale, sono stato costretto a licenziarlo. Il lavoro è passato nelle mani del catechista, già in precedenza coinvolto in questa attività e devo dire che adesso tutto procede meglio di prima.
Anche la comunità cristiana ha subito uno smacco, che mi ha fatto dire: “Ma allora a che cosa è servito il battesimo con le migliaia di ore trascorse a leggere, pregare e commentare la Parola di Dio?” C’è da dire che a Chuknagar tra i due somaj (=comunità), quello Hindu e quello Cristiano non c’è una linea di demarcazione. Nella stessa famiglia o nello stesso gusti (=gruppo famigliare) possono vivere assieme hindu e cristiani e se tu dai una direttiva che fa appello alla doya (=misericordia) evangelica, devi aspettarti che nessuno ti ascolti. Così è accaduto lo scorso venerdì 13 novembre quasi in concomitanza con l’increscioso episodio del Dilip. Per via di un pezzo di terreno contestato da anni da due gruppi, per il quale tante volte ci si era seduti per arrivare ad una mimangsha (=accordo), è scoppiato il finimondo. Avevo appena terminato la mia ora di Bible class, quando dalla strada di fronte mi giungono all’orecchio strida e urla e agli occhi mi si presenta uno spettacolo raccapricciante: un correre, un rincorrersi e accapigliarsi. Erano soprattutto le donne, che sembravano le Erinni scatenate. Non avevo visto uno spettacolo del genere neppure a Borodol. Qualche ora dopo vengono da me rappresentanti dei due gruppi, che vogliono il bichar (=giudizio), perché in tutti e due i gruppi ci sono esponenti cristiani. Cerco di calmarli dicendo che ci saremmo seduti il giorno dopo. La mia proposta sembra accettata dai due gruppi. Invece, appena fuori del compound della missione, la miccia si riaccende e questa volta scoppia in mezzo al bazar di Chuknagar, dove vengono coinvolti anche i musulmani. Epilogo della mischia: uno, sbattuto a terra, si trova con la gamba rotta e viene trasportato d’urgenza a Khulna all’Araisho bed (ospedale chiamato così perché ha 250 posti letto) e in concomitanza la parte lesa inizia il caso in corte. In questa atmosfera iniziamo l’Avvento con la prospettiva di un Natale veramente insolito. Infatti cancelliamo tutte le manifestazioni esterne e celebriamo il Natale solo liturgicamente. Nel mese di gennaio, con l’aiuto dei morol ( sono i capi-villaggio) della para (=villaggio), per evitare che dal caso si arrivasse ad un contro caso e quindi ad una situazione di perenne lotta e disagio nella para ci si è adoperati per togliere il caso. La parte lesa esigeva un lac (quasi mille euro) per i danni subiti. Alla fine si è arrivati ad un compromesso: i maggiori responsabili hanno pagato 30 mila take (=300 euro) alla parte lesa. Il caso è stato tolto e la pace sembra ritornata. Se non altro abbiamo potuto celebrare serenamente la Pasqua.
Manca l’accenno al coinvolgimento finanziario. Dico subito che non ho nessun conto in banca e dipendo perciò in tutto e per tutto dalla Regione, a cui sottometto annualmente il budget annuale con relativo resoconto ogni 6 mesi. Il budget di quest’anno è di 22 lac ( sui 23 mila euro), di cui 18 vengono dalla Regione e gli altri 4 provengono dai contributi degli alunni del T. P., dai proventi del compound della missione dalle local donations. All’inizio di ogni anno scolastico presento alla Regione anche una richiesta per far fronte alle piccole strutture scolastiche che abbiamo nei villaggi e che richiedono manutenzione o riparazione. C’è da dire che quando arrivai a Chuknagar, i dipendenti stipendiati dalla missione erano 5: la cuoca, il contadino con l’aiutante, il guardiano notturno e il supervisor. Attualmente i dipendenti sono 3: il cuoco, il catechista che svolge anche il ruolo di supervisor e il contadino. Parlando di budget va sottolineato che quasi i ¾ di esso va per il T. P.
C) Considerando il calo delle forze saveriane, come prevedi e stai costruendo il futuro della tua attività?
– Rischio di estinzione, lasciando tutto nelle mani di Dio?
– Possibile collaborazione con Laici (anche saveriani), Volontari ed N.G.Os?
– Collaborazione con i saveriani vicini o coinvolti in attivita` simile?
– Cessione ad Altri (Istituzioni ecclesiali e non, N.G.O. ecc.)?
Venendo al punto C, come premessa, bisogna tenere presente che insieme al terreno di Chuknagar anche il terreno di Khampur, dove nel 2008 abbiamo costruita una scuola, che attualmente ospita 120 alunni, appartiene alla Diocesi e quindi queste due realtà meritano un’attenzione diversa. Khampur, tra l’altro è un piccolo capitolo a parte della storia saveriana in Bangladesh ed è anche un esempio di come una realtà, iniziata da un padre, possa essere portata avanti, anche se in maniera un po’ diversa, senza pericolo di estinzione e p. Lupi ha lasciato Khampur 30 anni or sono. Per le altre scuolette non ci sarebbe nessun trauma, perché non sono costruite sul terreno della missione, ma su terreno concesso dalla gente per la gestione del T. P. Lo scorso Febbraio, secondo una tradizione iniziata dal sottoscritto, insieme al catechista ho fatto il giro dei 13 villaggi per l’incontro di inizio d’anno con i genitori dei ragazzi, a cui ho dato sempre molta importanza. In ogni villaggio, quando è arrivato il mio turno di parlare alla gente, che di solito ascolta con molta attenzione, ho esordito così: “Guardatemi in faccia, porto sulle spalle 77 anni, non c’è in mezzo a voi uno vecchio come me. Quest’anno son venuto e non so se l’anno prossimo mi rivedrete e non pensate che un’altra faccia bianca possa venire al mio posto. Però sono contento, perché il sogno che avevamo quando siamo venuti in mezzo a voi si è realizzato: i vostri occhi si sono aperti. Prima eravamo soltanto noi a parlare. Nell’incontro di oggi tanti di voi hanno parlato ed hanno detto cose molto meglio di quello che possa fare io, che sono bideshi (=straniero). Sono convinto quindi che se noi non verremo più in mezzo a voi, i vostri figli continueranno ad andare a scuola e nessuno potrà arrestare la vostra marcia di liberazione dalla schiavitù”.
Nessun rischio di estinzione quindi, quello che è stato seminato continuerà a crescere anche quando noi saremo sotterra. Per quel che riguarda il Tuition Program, via noi ci sono tante NGO pronte a subentrare anche se le motivazioni sono diverse da quelle che hanno mosso ciascuno di noi. Senza dire che il mio catechista con l’appoggio finanziario potrebbe portare avanti il progetto senza problemi. Nella relazione dell’anno scorso, per quel che riguarda la comunità cristiana, suggerivo di sganciarci dalla parrocchia di St. Joseph, che vive della problematica della città di Khulna e aggregarci a Satkhira, che è formata dallo stesso gruppo di gente con la medesima problematica. Ma nessun passo è stato fatto a riguardo, salvo qualche accenno saltuario al Vescovo.
Per quel che riguarda ipotetici Laici Saveriani, penso sia un discorso futuribile con poche fondamenta sul reale.
p. Antonio Germano, Das fino alla fine ed anche oltre.