Molise in Irlanda grazie a due archeologi molisani
“Siamo piccoli ma ricchi di storia”
di Alessandro Corroppoli
27 aprile 2016
Si è svolta nella caratteristica città di Galway, in Irlanda, la settima edizione di una delle più importanti conferenze internazionali relative all’archeologia italiana, la Seventh Conference of Italian Archaeology. L’incontro tra i massimi esperti del settore si è svolto presso la National Univeristy of Ireland tra il 16 e il 18 aprile scorso. A parteciparvi anche gli archeologi molisani Pasquale Marino, dottorando presso la Seconda Università degli Studi di Napoli, insieme ad un suo collega Andrea Capozzi. La conferenza è stata incentrata sulla tematica funeraria, ossia sui corredi funebri ritrovati nelle tombe. Così facendo, si è dato modo ai ricercatori di poter presentare i loro studi relativi alle caratteristiche cultuali e culturali dell’ambito funerario nell’antichità, comprendendo i periodi: pre-protostorico, pre-classico, classico e medievale. «Trovarsi a presentare una nuova teoria interpretativa dei corredi funerari relativi ad un ambito di ricerca densamente popolato di ricercatori illustri, è stata un’esperienza fantastica. Una cosa emozionante e ricca di esperienze, anche perché questa nuova teoria sembra essere passata in maniera quasi plebiscitaria presso il mondo accademico e della ricerca pre-classica », dichiara Marino.
Data la sua importanza nel campo dell’archeologia, la Seventh Conference of Italian Archaeology, non ha una cadenza prestabilita e viene organizzata quando la comunità scientifica ritiene di poter dare delle novità scientifiche sulla ricerca archeologica effettuata sul territorio italico. Le precedenti conferenze sono state organizzate nel 1977 a Lancaster, nel 1980 a Sheffield, nel 1984 a Cambridge, nel 1990 a Londra, nel 1992 ad Oxford e nel 2003 a Groningen.
I due ricercatori molisani, originari di Santa Croce di Magliano il primo, e di Riccia il secondo, hanno presentato una relazione relativa ad una nuova interpretazione degli oggetti presenti nei contesti funerari compresi tra VII sec. a.C. e III sec. a.C. Lo studio proposto è inserito in un contesto particolarmente complicato, quale è la media valle del fiume Fortore, in cui vi è una ibridazione culturale tra il popolo Sannita e quello Daunio.
«I materiali archeologici su cui è stato effettuato lo studio sono conservati presso la sede comunale di Santa Croce di Magliano, e la possibilità di realizzare lo studio c’è stata data dalla dottoressa Maria Diletta Colombo, ispettrice della Soprintendenza Archeologica del Molise, la quale è stata parte non secondaria alla realizzazione di questa nuova ipotesi interpretativa», continua Marino.
Un’esperienza esaltante e importante sia sul piano prettamente professionale: «La quantità di contatti ricevuti da entrambi è stata la riconferma della presa di coscienza di questa nuova proposta da noi presentata, che aprirà nuovi scenari nella ricerca nel campo dell’archeologia pre-classica»; che sotto quella dell’aspetto personale, «è stato oggetto di orgoglio personale presentare il nostro territorio, il Molise, in uno degli ambienti più importanti a livello internazionale della ricerca archeologica, orgoglio ed emozioni che sono state ancor più accentuate nel momento in cui abbiamo appreso la notizia della diretta mondiale in streaming dell’evento».
di Alessandro Corroppoli (da primonumero.it)