NO TTIP
Si agricoltura e ambiente di qualità
di Giorgio Scarlato
04 maggio 2016
Il TTIP non è altro, per il settore agricolo, la sommatoria del: capitalismo, neoliberismo e globalizzazione.
L’economia che ne deriva da questi tre componenti è da fallimento per i contadini e nel contempo, di vittoria per le multinazionali del biotech e dell’agribusiness.
Come la vittoria è stata all’Expo’ a Milano per le multinazionali, non per la vera e sana agricoltura e per i produttori-contadini.
Così come “lo vogliono” non farebbe altro che:
– danneggiare gravemente l’ambiente;
– le piccole e medie aziende agricole scomparirebbero;
– verrebbero “esaltati” alcuni OGM (ad es. il RR), glifosato compreso;
– salute e cibo sarebbero abbassati di livelli a causa delle norme “annacquate” a causa di quelle meno restrittive d’Oltreoceano;
– occupazione e quindi retribuzioni relative a prezzi da fame.
Stiamo facendo un’assurda guerra a noi stessi e chi dovrebbe vederla, politici nazionali ed europei, funzionari, responsabili, manager, non la vede o meglio, finge di non vederla e, peggio, non ci rende partecipi di ciò che altri stanno macchinando.
Questo operare, da neoliberismo, non farà altro che generare distanze sempre più ampie tra il potere economico e chi lo subisce.
L’agricoltura europea, ancor di più quella nazionale, ne uscirà bastonata rispetto a quella USA, in modo concorrenziale s’intende, visti i parametri di confronto quali la vastità delle aziende agricole, l’uso dell’ingegneria genetica, gli standard di produzione.
Un esempio potrebbe essere il livello di pesticidi ammessi negli USA che sono ben più alti di quelli autorizzati in Europa; o gli ormoni di crescita consentiti negli allevamenti USA ma non in Europa, ed altro ancora.
Si aggiungono, quindi, anche il fallimento dei consumatori, schiavi del marketing e della pubblicità che hanno l’obiettivo di “creare” bisogni al prezzo più basso possibile.
La globalizzazione, estremizzando la concorrenza e la libertà del mercato delle merci, diventa devastante.
Perché? In cambio di prezzi sempre più bassi, da dumping, ci si ritrova che il lavoro manuale avrà, paghe sempre più basse (Idem per quello intellettuale).
E non potrà che portare nei Paesi Occidentali, in modo particolare l’Italia, alla distruzione del tessuto agricolo nell’ottica di rapporto lavoro-qualità-prezzo. Una concorrenza spietata non sopportabile.
E così il TTIP arriva a diventare quel mostro incontrollabile ed il libero scambio è il protezionismo di chi depreda e che, si ripete, potrebbe avere riflessi negativi sia sui consumi alimentari sia sulla sicurezza degli alimenti.
“Viene aiutato” il lupo per uccidere gli agnelli; la faina “fatta accomodare” in un pollaio (…di “polli”).
L’ “armonizzazione” degli standard dell’agroalimentare tra UE ed USA che vorrebbero, potrebbe portare subito ad una débacle di alcuni settori dell’agricoltura europea quali quello dei cereali, del latte, della carne.
Il negoziato non può e non deve abbassare gli standard di tutela europei. Deve rimanere fuori dal tavolo delle trattative. Non possono essere solo e sempre scaricate sulle spalle dei contadini scelte scellerate della mala politica, nazionale o europea che sia. Il settore è alla fame!!!
Il no al TTIP non è un no anti Europa o anti governi. E’ solamente….anti-deficienti. Gli altri ci stanno sottomettendo e noi, impassibili, accettiamo che ciò accada. Per caso siamo ingabbiati dalla Sindrome di Stoccolma?
In conclusione, questa guerra anche contro la Natura ci vedrà, a breve o a medio termine, soccombenti.
E’ solo questione di tempo. E questo lo capiremo fin quando non succederà.
Questo modo di vivere “imposto” ha distrutto, poco alla volta, il tessuto sociale.
L’uomo ha ridimensionato la Natura “funzionalizzandola” alle sue finalità, spesso distruttive. E di disastri ne ha combinati.
Fermiamo questa crisi agricola-ambientale prima che sia troppo tardi.
Termino con una frase di Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose: “Ama la tua terra come te stesso”.
di Giorgio Scarlato (giorgio.scarlato@hotmail.it)