“Giornata Mondiale del Rifugiato”
Migliorare il sistema di accoglienza in Molise
di Michele Petraroia
20 giugno 2016
“Mettersi nei panni del rifugiato, di chi ha visto assassinare i propri familiari, ha perso casa e lavoro, e scappa dalla guerra alla ricerca di una nuova vita.” Con queste parole oggi Papa Francesco ha ammonito l’Unione Europea a non smarrire i tratti di una civiltà millenaria,e a riflettere nella Giornata Mondiale del Rifugiato sui limiti del sistema di accoglienza umanitaria per tendere la mano a chi arriva, soccorrerlo, ed aiutarlo ad inserirsi nella nostra società.
L’Italia è il paese che più di altri si è distinto nel salvare vite umane, aprire le porte ai profughi e sostenere le loro necessità, battendosi in sede europea per cambiare le regole comunitarie con un nuovo approccio al tema dell’immigrazione. Il Molise è stato al passo e ha risposto bene alle sollecitazioni nazionali, approntando da zero, e in soli due anni, un sistema di accoglienza umanitario che oggi vede impegnati sul territorio poco meno di 500 operatori, assistenti sociali, interpreti e mediatori culturali, che seguono 1.900 profughi e rifugiati.
Si è strutturata una rete di solidarietà tra associazioni di volontariato, amministrazioni comunali, ordini professionali e forze sociali, che fa onore al Molise, risponde ad un impellenza internazionale e offre lavoro a centinaia di addetti, esperti e giovani molisani. In questo quadro positivo, è necessario collocare una riflessione sulla prospettiva da assicurare ai migranti al termine del triennio di permanenza nei progetti SPRAR. Sul punto, prima la legge quadro regionale sulle politiche sociali n.6/2014, e poi il piano sociale regionale 2016-2018, hanno costruito una cornice normativa innovativa che affronta organicamente il tema dell’immigrazione all’interno di un disegno generale di carattere sociale.
Spetta ai sette comuni capofila degli Ambiti Territoriali di Zona attenersi alle norme vigenti e inserire nella pianificazione sociale dei propri territori i percorsi di formazione, inclusione e integrazione, tesi a trasformare la prima accoglienza in un sostegno all’inserimento definitivo dei rifugiati sul nostro territorio. La Regione Molise con i responsabili istituzionali, tecnici ed amministrativi ha il dovere di coordinare gli interventi in raccordo con le Prefetture, l’Ufficio Scolastico Regionale, l’Asrem, gli Ordini Professionali, le Forze Sociali e le Associazioni di Volontariato. Il punto debole del sistema di accoglienza umanitaria attivato in Italia e in Molise, è per l’appunto il passaggio dai progetti SPRAR all’inclusione vera e propria nelle comunità locali coinvolte.
E’ dovere di tutti, ed in primis delle istituzioni nazionali, regionali e comunali, predisporre ogni iniziativa di supporto all’attività degli operatori privati che gestiscono i centri di accoglienza, per costruire nel triennio della permanenza prevista dallo SPRAR percorsi di apprendimento professionale, inclusione sociale e inserimento lavorativo. Senza questo sforzo si corre il rischio di vanificare l’impostazione positiva dell’accoglienza umanitaria in Molise. La soluzione al problema non è semplice ma lasciare il problema solo nelle mani degli operatori, dei volontari e delle comunità locali più responsabili, non rappresenta una soluzione saggia.
di Michele Petraroia