Prima di dormire
“La mia soglia della Giustizia è molto alta e alcuni fatti di giustizia mi agitano”
di Giuseppe Pittà (fb)
17 novembre 2016
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Le favole hanno tutte una morale e finiscono quasi sempre bene, con un lieto finale. Così stasera ho voglia di favoleggiare, ché mi sento pieno di bontà. Beh, dunque:
“C’ero una volta che me ne stavo sonnecchiando davanti un paio di schermi da tenere d’occhio. Distratto da poche cose, come sempre, che davvero qui, dalle parti nostre, succede poco e niente. Stavo facendo questo lavoro notturno, aspettando l’alba, che l’alba è sempre bella, specialmente dopo una notte di sonnolenza e noia.
Ed è proprio in questo momento così impegnativo, quando la notte sta per finire e sta per arrivare il giorno (tra poco giunge, stai tranquillo) che da quello schermo vedo qualcosa che non vorrei vedere. Sembrano fiamme, cazzo sono fiamme. Brucia il portone. Così capita che siccome c’ero e stavo facendo il mio lavoro di guardiano, mi sono alzato dalla sedia e molto allarmato, mi pare con in mano un estintore, mi sono precipitato verso quelle fiamme, che mi dicevo con il cuore a mille che c’è pericolo. Purtroppo sono uno sfigato nato, il cazzo del mio cuore non ha retto all’ansia e non c’è l’ho fatta.
Non c’è la feci, crollando per terra a pochi metri dall’obiettivo. L’ansia, la concitazione, il momento brutto, la sensazione di tutto quel trambusto di fuoco e fiamme mi ha fregato, mi frego’. Certo poteva succedere in ogni luogo e qualunque roba stessi facendo, ma è successo lì e stavo correndo per spegnere le fiamme di un fuoco acceso da un tizio che aveva voglia di luce e non voleva aspettare l’alba. Cosi mi ha fregato la vita.
Ora dicono che ho fatto male a morire proprio lì, in quel viale che la mattina si riempie di alunni, che sembra tanto splendido, così circondato dagli alberi e dai fiori e che a Natale si riempie di luci magnifiche, che sembra stare alla reggia del Principe e Cenerentola, tanto è così bene illuminato. Quelle fiamme mi sembravano inutili e pure molto pericolose. Ora dicono che sono morto perché mi sono agitato e non dovevo, avendo mal di cuore.
Beh è stato un attimo, lo ammetto, non ci ho pensato, ho visto i bagliori e d’istinto mi sono fondati che sembravo Mennea. Mannaggia a me, tornassi indietro pure se vedo chesso’ che appicciano un Giudice, mi faccio i fatti miei. Avrei ancora la vita e forse troverei la morte mentre sto facendo qualcosa che mi piace, forse circondato dalla mia famiglia o nel mio letto, chissà.
Certo avrei evitato di finirla lì, tentando di correre a spegnere un fuoco stupido,acceso da uno stupido, piccolo, inutile individuo.
Questo chi ha chiuso le indagini lo sa, anche se fa finta di non saperlo. Magari forse pregherò per lui, che non si agiti mai e che viva sempre nel sonno del Giusto. Buonanotte”
di Giuseppe Pittà (fb)