Il futuro del Molise
La nascita di incontri sul territorio dev’essere il lievito capace di togliere il potere alla delega per ridarlo come sovranità al popolo
di Umberto Berardo
06 aprile 2017
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Più volte abbiamo scritto delle carenze che attraversano la qualità della vita nel Molise e non crediamo sia il caso di tornare a farlo senza il rischio di diventare pedanti; siccome però ora la situazione è diventata pesante ed ha portato ad una costante diminuzione demografica con un forte ritorno del fenomeno dell’emigrazione soprattutto a livello giovanile, noi tutti abbiamo il dovere civico di interrogarci sul possibile futuro della terra sulla quale abitiamo e tentare di delinearne prospettive realizzabili.
Poiché abbiamo la sensazione che i molisani siano più orientati alla sopravvivenza che alla costruzione di orizzonti sereni per se stessi e per le future generazioni, il primo obiettivo da porsi è quello di creare una forte coscientizzazione collettiva sulla necessità di una presenza attiva di tutti nella ricerca di soluzioni valide rispetto al disegno della società da raffigurare.
Esiste poi la necessità d’immaginare la creazione di un gruppo di soggetti capaci d’impegnarsi in un serio lavoro di programmazione culturale, economica e sociale con l’obiettivo di suggerire un percorso di sviluppo razionale e percorribile.
Chi attualmente governa la regione ci pare non stia ancora riuscendo neppure a tamponare le falle occupazionali create dalla chiusura di aziende un tempo attive; è difficile immaginare che riesca a tratteggiare un’espansione dell’occupazione in linea con le vocazioni del territorio.
Sono in molti a sostenere ormai che da noi una programmazione economica razionale deve ricostruire nei giovani una forte cultura del lavoro che guardi ai settori dell’agricoltura, della forestazione, della zootecnia e del turismo provando a stimolare una capacità imprenditoriale autoctona.
In questa direzione devono muoversi la preparazione professionale, agevolazioni fiscali, prestiti bancari a tasso agevolato e miglioramento delle infrastrutture.
Per fare questo abbiamo bisogno di una classe dirigente che faccia politica unicamente come servizio alla popolazione, pagata per vivere decentemente come ogni lavoratore, ma senza i tanti privilegi di sorta che vedono sperperare denaro pubblico in retribuzioni scandalose ad amministratori, dirigenti, tecnici, esperti in incarichi vari e quant’altro.
Ci sono poi altri due elementi che devono caratterizzare la figura di amministratore e sono costituiti dall’eticità e dalla competenza.
Entrambi possono essere previsti dagli statuti delle forze politiche che occorre al più presto definiscano l’incompatibilità della candidatura con eventuali problemi di natura penale o con conflitti d’interesse palesi, ma anche un codice di comportamento e di efficienza controllabile da probiviri.
Oggi in Molise si parla di proposte per la legge elettorale relativa al consiglio regionale, come a livello nazionale per il parlamento.
Tre elementi in questa direzione occorre mettere in cantiere, anche se richiedono la necessità di modifiche costituzionali: la definizione di collegi che garantiscano l’assoluta libertà nell’espressione del voto, il limite per tutti di due mandati sul piano istituzionale e la possibilità della revoca popolare degli stessi per gravi motivi d’inadempienza o di carattere penale.
Nella nostra regione abbiamo già avuto esperienze di scuole di formazione politica con lo scopo di avvicinare i cittadini all’esercizio del servizio amministrativo.
Forse queste sperimentazioni andrebbero migliorate con percorsi collegati all’università.
Siamo a pochi mesi dal rinnovo di alcuni consigli comunali e di quello regionale.
Quanto si muove purtroppo a noi sembra relativo alla collocazione o ricollocazione spesso trasformistica dei soliti noti ai fini di possibili candidature, mentre davvero nulla si intravvede nel dibattito allargato sui temi appunto delle regole della politica e della programmazione relativa al futuro del Molise.
I mass-media non forniscono alcun aiuto in merito ripiegati come sono nelle idee dei consueti personaggi che spopolano ed impazzano ogni giorno come opinionisti o tuttologi, mentre alcuno spazio viene riservato all’intervento diretto dei cittadini.
Noi pensiamo siano proprio questi ultimi a doversi riappropriare di presenza, impegno, proposte ed attività in grado di ridare alla politica il senso ed il valore della partecipazione democratica.
Far nascere, allora, incontri sul territorio dev’essere il lievito capace di togliere il potere alla delega per ridarlo come sovranità al popolo.
La politica ha ovviamente bisogno anche di un rinnovamento generazionale.
Ci sono giovani nella regione che si stanno sforzando di muovere qualcosa in questa direzione per un rinnovamento della classe dirigente, ma occorre che si sforzino di aprire un confronto che esca dal chiuso di circuiti troppo angusti.
Aiutarli è un dovere di tutte le persone libere e di quanti hanno a cuore le sorti del Molise.
di Umberto Berardo