• 26 Aprile 2017

Riorganizzazione della sanità molisana

Meno sanità per tutti. Il governo parte dal Molise!

di Michele Petraroia (Consigliere Regionale)

5 giugno 2017

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Il blitz del Governo Gentiloni – Alfano a danno dei cittadini molisani si consumerà nel peggiore dei modi nei prossimi giorni al Senato con la richiesta di voto di fiducia sulla manovra di bilancio che farà decadere le richieste di abrogazione dell’emendamento 34/bis che trasforma in legge nazionale il Piano Operativo Sanitario del Commissario ad acta Paolo Di Laura Frattura. 

Solo una crisi di governo potrebbe salvare il Molise facendo venir meno i voti della maggioranza al Senato, ma dopo le dichiarazioni di Alfano a sostegno dell’Esecutivo Gentiloni, un tale epilogo è altamente improbabile. Pur sollecitando i gruppi parlamentari di Sinistra Italiana, dei Democratici e Progressisti, e delle altre forze politiche di opposizione a  battersi con determinazione per far cassare l’emendamento scandaloso sulla sanità molisana, sussiste il rischio che a breve ciò che il Commissario ad acta ha concordato col tavolo tecnico interministeriale nazionale sul rientro dal debito possa diventare legge dello Stato, con tutte le deprecabili conseguenze di cui già si intravedono le tristi avvisaglie con il blocco dei ricoveri oncologici al Cardarelli di Campobasso. Il percorso dei commissariamenti dei sistemi sanitari in deficit venne avviato dal Governo Berlusconi nel 2005-2006, affinato dal Governo Prodi nel 2007 e messo a regime dai Governi successivi presieduti da Berlusconi 2008-2011, Monti 2012, Letta 2013, Renzi 2014-2016 e Gentiloni nel 2017. In realtà il diktat di diminuire la spesa sanitaria italiana in rapporto al Prodotto Interno Lordo arriva dalle politiche di austerità imposte dalla troika europea insieme ai tagli al welfare, al blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e all’innalzamento dell’età pensionabile. Meno stato sociale, meno protezione universalistica e meno diritti di cittadinanza, con obbligo del pareggio del bilancio statale messo in Costituzione e rispetto dei parametri sul rientro del deficit e la riduzione del debito pubblico.

La vera politica economica viene decisa a Bruxelles e a Francoforte da dove partono le direttive per i Governi dell’Eurozona che hanno adottato la moneta unica. A sua volta il Governo Nazionale per rientrare nei vincoli di bilancio esautora il Parlamento a cui di fatto viene negata la potestà legislativa visto che l’80% delle leggi approvate sono la ratifica dei Decreti Legge adottati dal Consiglio dei Ministri convertiti molto spesso in via d’urgenza e ricorrendo al voto di fiducia. Il Governo per controllare l’andamento della spesa pubblica, esautora le Regioni e gli Enti Locali di gran parte delle loro competenze, barcamenandosi tra tagli di trasferimenti, blocco del turn over e adozioni di leggi più restrittive. La Corte Costituzionale dopo l’inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione è sostanzialmente limitata nell’esercizio delle proprie funzioni di salvaguardia dei diritti universali di cittadinanza stante l’obbligo di non aggravare il rapporto tra debito complessivo e prodotto interno lordo annuo. In questa cornice normativa i margini di manovra per tutelare la sanità pubblica regionale erano oggettivamente insussistenti, ma ciò che colpisce è la resa incondizionata alle imposizioni del Governo che prima detta le proprie condizioni nella stesura del Piano Operativo Sanitario 2016-2018 e poi lo trasforma in legge nazionale senza che in nessuna sede istituzionale democratica si sia sviluppato un minimo di confronto di merito. Ad esempio nessun conosce i termini dell’intesa tra il Cardarelli e la Fondazione Giovanni Paolo II° che dovrebbe rappresentare il cardine del riassetto della rete ospedaliera regionale.

Non è chiaro perché il Governo abbia negato la deroga ai parametri del Decreto Balduzzi per garantire almeno un Ospedale di II° livello al Cardarelli con tutte le Unità Operative Complesse previste e due Ospedali di I° livello a Termoli e Isernia, e un Ospedale di area montana ad Agnone. Non si comprende perché al termine del riassetto del sistema sanitario il Molise diventi la prima ed unica regione italiana in cui le strutture private non sono aggiuntive del sistema pubblico bensì sostitutive. Come si vede ciò che è accaduto sul nostro territorio assume le sembianze spettrali di una sperimentazione che sarà estesa anche in altre regioni se è vero come è vero che in queste settimane stanno partendo accordi in Lombardia in cui intere prestazioni vengono demandate a strutture sanitarie del privato accreditato. 

Il  “caso Molise“ è più grave di ciò che si pensi perché priva i molisani di un sistema sanitario pubblico di qualità, e pone le condizioni, a livello nazionale, perché passi il principio che una parte sempre più consistente dei 113 miliardi annui del Fondo Sanitario Nazionale venga veicolato verso operatori privati che agiscono a Budget, coi DRG, a prestazioni e per obiettivi, altro che art.32 della Costituzione che tutela la salute pubblica dei cittadini.

di Michele Petraroia (Consigliere Regionale)

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