• 9 Gennaio 2018

I dilemmi elettorali del Molise

Rinnovare la politica nella concezione, nell’etica, nelle regole, nei principi ispiratori, nei programmi, ma soprattutto nelle persone

di Umberto Berardo

09 gennaio 2018

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Si è chiuso il governo della regione a guida Paolo Di Laura Frattura. che in conferenza stampa il 30 dicembre 2017 ha rivendicato il raggiungimento degli obiettivi prefissati.

Il suo isolamento sempre più allargato nell’orizzonte politico molisano, e sembra anche nazionale, dice che il giudizio dei molisani sul suo operato probabilmente è diverso da quello che lui continua ad immaginare.

Frattura per molte forze politiche dovrebbe essere il capro espiatorio della situazione disastrosa che attraversa l’intera regione.

Il presidente in questione, dal nostro punto di vista, ha presieduto una giunta che ha amministrato il Molise secondo le logiche neoliberiste delle forze che lo hanno sostenuto in Consiglio Regionale ed ha seguito un percorso di soluzione dei problemi della collettività che è stato l’esatta prosecuzione delle politiche portate avanti in questa regione da oltre quarant’anni.

La situazione occupazionale, culturale, sanitaria, sociale è sotto gli occhi di tutti e noi ce ne siamo occupati spesso al punto che ulteriori analisi descrittive sarebbero superflue, ma le critiche, pure condivisibili, all’operato del presidente uscente non possono e non devono essere uno specchietto per le allodole capaci di nascondere altre responsabilità.

A quanti oggi chiedono solo che Frattura rinunci alla candidatura noi poniamo qualche domanda con grande franchezza.

Ma davvero si pensa che sia una sola persona a rappresentare la causa del momento così difficile che la regione vive?  

Dov’erano in questi anni quelli che sugli scranni  della maggioranza o dell’opposizione non hanno mai neppure provato seriamente a fare argine rispetto alle decisioni che venivano prese ad esempio sul tema dell’occupazione, sulla sanità o sulla gestione dell’acqua facendosi perfino banalmente esautorare come Consiglio Regionale da decisioni prese altrove come nel caso del POS approvato con legge nazionale?

E che spazi di coerenza ha avuto chi ha scelto ed appoggiato il governo Frattura e solo dopo tre anni è passato ad un’opposizione così blanda della quale nessuno si è accorto?

Di fronte alla situazione economica del Molise qual è stato il ruolo del sindacato?

Non possiamo dimenticare che molti che oggi si smarcano da Frattura sono gli stessi che lo hanno scelto, che ne conoscevano gli orientamenti politici e che hanno avallato le alleanze con gran parte di quella destra che poi ha finito per condurre le danze ed oggi riprende il cammino su versanti più affidabili rispetto agli interessi dei gruppi politici che la sostengono. 

Le forze politiche che hanno prevalso elettoralmente in Molise sono, come dicevamo,  neoliberiste ed ispirate ad una visione della società che ha sempre cercato di edulcorare con le briciole la povertà, anche se le disuguaglianze sono aumentate e l’occupazione ed il welfare si stanno riducendo sempre di più per opera di politiche economiche come il Job Act e la riforma pensionistica.

Nel panorama elettorale a nostro avviso regnano sovrane posizioni magmatiche, incapaci finora perfino di definire disegni, aggregazioni e confini chiari.

C’è il tentativo di un ritorno scomposto e conflittuale di molti soggetti a destra.

Si assiste all’esperimento fumoso di creare un’alternativa di centrosinistra con il cosiddetto Ulivo 2.0 dove molti rimangono nel vago pronti forse a riprendere intese con il PD.

C’è il purismo del M5S per ora indeterminato e sulla cui visione della società come sull’operato in Consiglio Regionale restano davvero grandi perplessità.

In diverse assemblee pubbliche a Campobasso si sta provando a definire anche il programma e le liste del movimento “Potere al Popolo”.

Negli ultimi giorni si sono rincorse voci sull’intenzione di Aldo Patriciello di virare ancora verso un’alleanza con gli attuali membri della giunta regionale dopo aver annunciato il suo sostegno in campagna elettorale ad aggregazioni di centro-destra.

Nulla più meraviglia in scelte reali o ipotetiche nell’attuale panorama di una politica perturbata, disgregata, frammentata e resa strumento di potere.

Esiste infine il tentativo di un’aggregazione trasversale messa già in campo qualche tempo fa da diversi esponenti politici di destra, di centro e di sinistra, sollecitata da alcuni cosiddetti movimenti civici ed oggi ripresa in un messaggio  del 30 dicembre 2017 da Enzo Di Giacomo, presidente del tribunale di Isernia, sollecitato a candidarsi quale leader della giunta regionale.

Estrapoliamo dalla stessa nota i passaggi essenziali in cui Di Giacomo definisce il progetto e gli obiettivi.

Si tratta di  “una grande Coalizione unitaria, trasversale ed inclusiva … governata da un terzo garante super partes …e che sia volta alla formazione di un governo di emergenza e/o di solidarietà regionale al fine di far fronte all’attuale fase di gravissima criticità, al fine di combattere i nostri veri nemici, che si chiamano crisi economica, disoccupazione, emigrazione, desertificazione e povertà.”

Pur apprezzando il tentativo del magistrato, la sua idea di riportare la politica al suo significato di servizio alla collettività liberandola da ogni forma deteriorata, pur ammirando la responsabilità di farsi carico della soluzione degli enormi problemi che vive la regione, non possiamo nascondere quelle che a nostro avviso costituiscono le difficoltà ed i rischi della metodologia e dell’impianto di una tale operazione, seppure limitata nel tempo ad una sola legislatura.

 Intanto un’alleanza tra forze politiche è pensabile e possibile a nostro avviso solo se in via prioritaria esistono condizioni di base ineludibili quali una visione omogenea della società e della sua strutturazione, la possibilità e la volontà di realizzare alcune finalità fondamentali quali la piena libertà individuale delle persone, il loro diritto al lavoro e ad una remunerazione dignitosa, la costruzione della giustizia sociale quale equità di vita per tutti e l’eliminazione conseguente di privilegi. 

Occorre politicamente in tal caso fare davvero pulizia di quanti hanno dimostrato fino a stancarci che tali intenti non sono stati parte del loro operare amministrativo né del loro stile di vita.

Per invertire la tendenza in Molise occorre a nostro avviso davvero rinnovare la politica nella concezione, nell’etica, nelle regole, nei principi ispiratori, nei programmi, ma soprattutto nelle persone, ripartendo, come abbiamo già sottolineato, dal mondo associativo e dai movimenti che già operano a livello di elaborazione di idee e d’impegno sociale a diversi livelli e provando in tal modo a rifondare in molti un voto di opinione piuttosto che mandare avanti espressioni di sudditanza.

Continuare con i nomi che parlano del vecchio che avanza non ha senso.

È opportuno pertanto immaginare un soggetto politico davvero nuovo ed originale intorno a persone, prive anzitutto di conflitto d’interessi, in grado almeno di portare in consiglio regionale, ma anche in parlamento, le istanze e i diritti dei cittadini con un programma condiviso e capace di costruire finalmente una società fondata sull’equità con il superamento immediato delle diseguaglianze e della povertà in atto.

Per tale scopo serve ovviamente un contenitore elettorale autonomo e libero dalle vecchie logiche di formazioni stantie e di personaggi che continuano ad attraversare senza meta e coerenza gli scenari politici per puri scopi di affermazione individuale o per garantire sponde ad obiettivi economici altrui. 

Senza tale volontà non ci sono garanti super partes che tengano perché i gruppi di potere ne farebbero un sol boccone, magari accettandoli in fase elettorale, ma scaricandoli di fronte a decisioni tendenti a far prevalere il bene collettivo rispetto agli interessi di parte.

Patti trasversali, ma anche alleanze apparentemente omogenee, se servono al riposizionamento dei soliti noti o di soggetti ad essi legati, con l’aggiunta di alcuni che credono di essere coscienza critica mentre potrebbero solo portare acqua ai feudi elettorali di sempre, rischiano ancora una volta di essere operazioni trasformistiche come quella di cinque anni fa. 

Noi crediamo che in taluni ispiratori delle proposte in campo ci sia autentica buona fede, onestà e competenze.

Alcuni tra essi li conosciamo bene e godiamo della loro amicizia.

È proprio allora per il rispetto che abbiamo per loro che ci permettiamo ostinatamente con umiltà, ma con lealtà di porre le riflessioni di cui sopra all’attenzione comune nella speranza che si possano creare circuiti di sinergia operativa con bacini elettorali accettabili tra persone in grado di dare con onestà e preparazione prospettive concrete nella direzione indicata per il nostro Molise coscienti che non sono sufficienti i leader a muovere la storia, ma soprattutto la partecipazione responsabile, reale e democratica dei cittadini.

di Umberto Berardo

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