Il suicidio politico del M5s in tre sole mosse
Impossibile ipotizzare che il Movimento possa tornare alle battaglie progressiste delle origini, l’ambiente e l’orario di lavoro, l’anticonsumismo e la critica della finanza globale
di Curzio Maltese
13 giugno 2018
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E’ un grandioso paradosso come il Movimento 5 Stelle, giunto al potere, stia seguendo le orme e perfino lo stile dell’odiato nemico, il Pd di Renzi. Una strategia nota come “suicidio politico in tre sole mosse”. Prima mossa, raccogliere un enorme consenso popolare sbandierando temi sociali, la rottamazione delle classi dirigenti, la giustizia sociale, la lotta alla povertà. Seconda mossa, conquistato il potere ecco la Grande Svolta a Destra, dalla solidarietà al darwinismo sociale: recupero di vecchi arnesi di classe dirigente di destra (Savona, Moavero Milanesi, Tria e così via), un premier che pare la versione provinciale di Mario Monti, politiche securitarie, la riverenza per i nuovi oligarchi, da Trump a Macron, la lotta alla povertà riconvertita in guerra ai poveri. Il tutto benedetto e rivendicato con orgoglio da un giovane leader affamato di potere, Luigi Di Maio, per il quale l’importante è andare a comandare, presto, comunque e con chiunque, rinunciando da subito a qualsiasi velleità progressista. Poi si potrà sempre rivendersi come cambiamento uno spregiudicato e famelico spoil system. Anche qui, ci ricorda qualcuno?
La terza mossa sarà il suicidio elettorale, che s’intravvede già ora, in piena luna di miele con l’elettorato, nel tracollo di voti a destra in favore dell’originale (Salvini) e a sinistra verso l’astensionismo, almeno per ora.
Quello che colpisce i commentatori di Huffington, da Lucia Annunziata e Tomaso Montanari, è il silenzio improvviso e assoluto dell’area movimentista. “Il 5 Stelle è come un’automobile con una carrozzeria di destra populista e un motore di sinistra ecologista”, ha scritto Marco Morosini, ghostwrighter di Beppe Grillo dal 1992 e autore delle principali campagne grilline per un quarto di secolo, prima di allontanarsi. Senza il motore di sinistra il Movimento può continuare a governare, ma da fermo, destinato a contare sempre meno.
Il potere è un collante formidabile e pare difficile, per non dire impossibile, ipotizzare oggi che il Movimento possa tornare alle battaglie progressiste delle origini, l’ambiente e l’orario di lavoro, l’anticonsumismo e la critica della finanza globale. La resa culturale al nazional liberismo della Lega è stata immediata e totale. Quasi che i vertici non vedessero l’ora di sbarazzarsi della zavorra della questione sociale, utile soltanto ad abbindolare un largo elettorato di giovani precari, operai sindacalizzati e ceti medi impoveriti delusi dalla finta sinistra, per poter entrare finalmente nel salotto ricco delle nuove oligarchie, dove poi è di rigore l’abito scuro. Il Movimento che non era “né di sinistra né di destra” ha agito da progressista all’opposizione e ora che è al potere identifica, come il Pd di Renzi, l’ideologia di destra con la cultura di governo. Se anche volesse tornare alle origini ribelli, il grillismo non potrebbe più. Di Maio l’ha ficcato in una trappola. Qualunque cosa chieda o imponga Salvini, l’altro deve accettare. Pena la caduta del governo e nuove elezioni, dove il Movimento uscirebbe a pezzi. La governabilità è l’unico valore.
L’alleanza fra 5 Stelle e Lega, con guida a destra, è così destinata a durare nel tempo. Di Maio non potrà mai sottrarsi all’egemonia leghista. Salvini invece potrebbe rompere l’alleanza in qualsiasi momento, ma per ora non gli conviene.
Si è formato così un nuovo centrodestra. Al momento, senza alcuna opposizione in Parlamento. L’inutile Pd vedovo Renzi ha come unico tema la nostalgia per un’immaginaria era felice che il popolo stupido e ingrato non ha saputo meritare e comprendere, ma prima o poi rimpiangerà. Un discorso demenziale che ricorda le fantasie di rinascita della DC e del Psi nel biennio ’93-’94 o di Forza Italia dopo il 2011.
La Terza Repubblica, come la Seconda, è nata prima a destra. Con un’alleanza inedita e all’apparenza fragile, esattamente come fu considerata al principio l’asse Berlusconi-Fini-Bossi, ma destinata a diventare permanente. Abbiamo un governo autenticamente reazionario, dove la componente progressista dei 5 Stelle è stata già tacitata e sarà a breve espulsa. Si formerà un’opposizione sociale autentica anche in Italia, come già accaduto in Francia, Spagna e Portogallo. Il vuoto in politica non dura a lungo.
di Curzio Maltese (da huffingtonpost.it/)