• 3 Luglio 2018

“Le mani nella marmellata”

Quando i migranti fanno il lavoro che i molisani snobbano

di Alessandro Corroppoli

3 luglio 2018

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Ospiti dell’azienda agricola “Il Parco dei buoi”, l’Ecomuseo Itinerari Frentani ha organizzato una giornata per chi ama la campagna e rispetta l’umanità. Sabato 30 giugno, «insieme a dei migranti, abbiamo raccolto delle albicocche, preparato marmellata, frutta sciroppata, sentito i loro racconti, la storia del loro viaggio» afferma un raggiante Marcello Pastorini voce, anima e corpo dell’Ecomuseo. Soumaila, Manuel e Ornella hanno raccontato la loro storia. Hanno narrato del loro percorso per arrivare in Italia e delle sofferenze dalle quali son fuggiti. 

“Il Parco dei buoi” è una delle aziende agricole più floride del basso Molise. Gestita sapientemente da Francesco Travaglini, sabato scorso 30 giugno è stata la location di una delle iniziative dell’associazione Ecomuseo Itinerari Frentani di Marcello Pastorini. Il professore di Larino, con la passione e la solita umanità che lo contraddistingue, ha organizzato una giornata a stretto contatto con i lavoratori migranti impegnati in agricoltura: «con loro abbiamo raccolto le albicocche, abbiamo fatto una dimostrazione pratica di come si possa fare una buona marmellata» e al termine «abbiamo ascoltato le loro storie disperate: sempre in fuga e in cerca di un futuro migliore». 

L’azienda dà lavoro a bulgari, africani e indiani e solo ad un giovane italiano. «Questo perchè – spiega Travaglini – dopo gli ultimi pensionamenti, poco dopo la metà degli anni ’90, è venuta a mancare l’interesse della manodopera italiana per i lavori nei campi, chiaramente tranne rare eccezioni». Così, dopo la presentazione dell’azienda e dei partecipanti, con cesti, cassette, buona volontà e allegria, la carovana dell’Ecomuseo si è recata nei campi a raccogliere delle profumatissime e dolcissime albicocche della cultivar “Portici”: mani nere e bianche, incrociate tra i rami, hanno raccolto i frutti poi trasformati nella piccola attività dimostrativa.

Dopo la raccolta si è passati alla seconda fase: la preparazione della marmellata di albicocche e delle deliziose sciroppate. Soumaila, lavoratore maliano dell’azienda, mentre osservava il lavoro di trasformazione ha chiesto: «Che dite potrò fare lo stesso con il mango?». La domanda lascerebbe pensare alla volontà, forse un giorno, di far ritorno nella propria terra natia con una formazione professionale che lo possa mettere in grado di aprire una attività imprenditoriale. «La vera speranza per un loro sviluppo è formare imprenditori, professionisti, mediante un percorso scolastico, professionale e tramite la scuola della vita – ha commentato Pastorini -. Solo così, probabilmente, un giorno torneranno al proprio paese, come hanno fatto alcuni italiani, con idee,ambizioni e la voglia di costruire un futuro alla propria terra».

Al termine della dimostrazione trasformazione delle albicocche, Francesco Travaglini ha intrattenuto gli ospiti in quello che è stato subito ridefinito il “salotto dell’umanità”. L’imprenditore basso molisano ha raccontato l’esperienza di un suo ex dipendete proveniente dal Togo il quale «dopo essersi laureato brillantemente è rientrato nel suo paese dove è diventato un professore universitario e ha avviato un’attività imprenditoriale per la produzione di passata di pomodoro». Cosa davvero carina, il professore togolese, per ricordare il suo percorso, il suo passato «nell’etichetta del prodotto ha lasciato, come segno di riconoscenza, un ricordo dedicato alla “sua” cara Italia».

A questo punto ha preso la parola Soumaila, del Mali, che ha narrato ai presenti la sua avventura per giungere in Italia. Partendo dalle difficoltà nel paese natio, ha descritto l’attraversamento nel deserto, la guerra in Libia, il suo lavoro temporaneo a Tripoli. «Ero di fronte a un bivio: tornare indietro verso il Mali e andare incontro a morte sicura, per via di campi minati, deserto, bande di criminali; o imbarcarmi per l’Italia, con maggiori speranze di sopravvivenza». Soumaila ha scelto la seconda via, e oggi fresco sposo, sta costruendosi il futuro. 

Poi tocca a Manuel, un giovane proveniente dal Camerun. In Africa frequentava l’Università, aveva avviato un percorso di studi per diventare insegnante di liceo.

Il suo racconto è macchiato dal sangue, il sangue di vittime innocenti colpite dalle mani di violenti gruppi terroristi. Narra delle difficoltà familiari che l’hanno portato alla scelta di andare via a cercare pace in altri luoghi. Questo il suo viaggio: «dopo il Sahara mi son fermato provvisoriamente in Algeria dove ho imparato un mestiere». Si è occupato della realizzazione del “cappotto isolante delle case” e ha lavorato nel Paese nord africano per otto mesi. Poi è stato rapito «da criminali che cercano un riscatto dalla sua famiglia» . Successivamente è stato venduto «a un’altra banda di criminali»,ha rischiato una fine atroce, ma alla fine è riuscito a fuggire fino ad «arrivare in Italia». Adesso spesso non dorme la notte, i ricordi delle violenze subite sono terribili. Manuel parla italiano, appreso in 9 mesi, oltre a francese, inglese, tedesco e la lingua del suo Paese.

Infine Ornella. Nata in Belgio da emigranti italiani, ha raccontato dei trattamenti razzisti subiti dai nostri connazionali all’Estero. «Gli italiani venivano discriminati, trattati male, sia a scuola che a lavoro: eravamo considerati gli ultimi». Una buona formazione e preparazione professionale ha permesso ad Ornella di vincere queste difficoltà e avere grandi soddisfazioni lavorative nel Paese straniero. La storia di Ornella è un segnale di speranza per tutti: «Se ti impegni, studi, ti comporti civilmente, apprendi con passione un mestiere, hai volontà, riesci a superare le situazioni difficili e ad avere soddisfazioni professionali».

Un pomeriggio di sole, di lavoro e di speranza dove tutti i presenti si son «portati a casa il vero sapore della vita, un po’ aspra, ma anche dolce se lavorata bene, un sapore che, indipendentemente dal colore della pelle, condivide l’umanità intera», ha concluso Pastorini. 

di Alessandro Corroppoli (da primonumero.it)

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